La fonte che permette il sostentamento di tutti gli esseri viventi sulla
Terra è il
carbonio. Più specificamente,
l’anidride carbonica (CO2) che si trova nella nostra atmosfera. La produzione delle biomolecole ha inizio con i processi innescati dal
Sole, il più grande generatore di energia rinnovabile del pianeta. La grande
stella luminosa irradia con le sue onde elettromagnetiche l’atmosfera, ma una piccola parte di questa energia raggiunge gli
organismi ‘fotoautotrofi’, i quali attraverso la
fotosintesi elaborano sostanze per il loro sostentamento e quello degli
'eterotrofi'. Il
processo fotosintetico, nella prima fase luminosa permette alla pianta di intercettare, attraverso l’ausilio del
pigmento clorofilla, una certa lunghezza d’onda specifica dei raggi solari, denominata
Par (Radiazione attiva fotosintetica, ndr), che attiva la produzione di energia
‘eccitando’ gli elettroni, che si muovono per poi tornare al loro posto. Questo movimento dell’elettrone provoca un
rilascio di energia, che la pianta trasforma in
energia chimica (molecole di Atp e Nadhp) da impiegare nella seconda fase al
buio. Durante la fase buia, la
CO2 entra nella pianta grazie ad aperture sulle foglie chiamati
‘stomi’ e viene trasformata, attraverso una serie di reazioni chimiche, in ossigeno e zuccheri semplici, come il
glucosio, utilizzando le molecole ad alto rendimento energetico create nel corso della prima fase. La seguente
formula ne riassume il processo:
CO2 (Anidride carbonica) + 6 H2O (Acqua) + Luce → C6H12O6 (Glucosio) + 6 O2 (Ossigeno). Una volta ottenuta la reazione, la pianta distribuisce le risorse
(carbonio) indirizzandole alla respirazione cellulare e alla produzione dei differenti organi che la compongono
(foglie, fusto e radici), secondo le necessità che ha nell’ambiente in cui si trova, mentre le restanti eccedenze vengono rilasciate nel terreno per dare nutrimento alle
forme ‘eterotrofe’ che abitano il suolo. I
batteri che si trovano nel terreno svolgono una serie di attività essenziali nel mantenimento delle caratteristiche del suolo, indispensabile alla crescita della pianta insieme ad altri fattori fisici. Perciò, hanno un ruolo molto importante non solo
nell’ambito ecosistemico del
microambiente della pianta presa in analisi, ma anche nello sviluppo di
un’idea rivoluzionaria, che cambierà definitivamente il nostro
sostentamento energetico, se adeguatamente applicato: la produzione di
energia elettrica attraverso l’ausilio della
fotosintesi. Tale ipotesi sembra erompere da un libro di fantascienza di
Asimov, il quale tra l’altro aveva immaginato moltissimi eventi che poi si sono effettivamente verificati. Ricavare
energia dalla
fotosintesi non è più frutto dell’immaginazione, poiché le ricerche, la sperimentazione e lo sviluppo di prototipi lo hanno
reso realtà. Tutte le fonti si basano sullo stesso principio: la pianta elabora la
fotosintesi e
l’eccesso di glucosio viene assimilato dai batteri. Un passaggio, quest’ultimo, che genera un
potenziale elettrochimico nel
metabolismo microbico, dove gli
elettroni si muovono producendo energia. Questa può essere, in seguito,
captata da strutture inserite nel terreno, che funzionano da
elettrodi. I primi
modelli sperimentali erano semplici
progetti scolastici, iniziati in alcune scuole superiori del
sud America, con un basso grado di
rendimento energetico. Il passo successivo è stato fatto
dall’Utec (Università di Ingegneria e Tecnologia di
Lima, in
Perù), dove un gruppo di studenti e ricercatori hanno creato
‘Plantalámparas’: una lampada alimentata con l’energia delle piante. Attraverso questo procedimento, gli studiosi sono stati in grado di fornire
luce alle popolazioni delle aree più remote
dell’Amazzonia, migliorandone tempestivamente la
qualità di vita. Un altro progetto è
‘Plant-e’: si tratta di una
‘spin-off’ che collabora con la
‘Environmental Technology of Wageningen University’, in
Olanda, che prevede
l’autoassemblaggio di moduli disegnati per produrre elettricità attraverso la
fotosintesi. Tale metodo, purtroppo, ha avuto prestazioni ancora insufficienti, mentre il modello più all’avanguardia, in questo momento, è quello di
‘Bioo-Lite’: una collaborazione nata fra la
'Arkyne Technologies' e tre universitari spagnoli:
Rafael Rebollo, Pablo M. Vidarte e
Javier Rodríguez. Attraverso una
raccolta fondi on line, questi studiosi sono riusciti a ottenere le risorse necessarie per il successivo sviluppo del progetto. Nel corso di questo
‘crowdfunding’ sono stati messi in vendita i primi esempi di
piante in vaso, le quali hanno permesso di
ricaricare un cellulare con l’ausilio di un
cavo Usb fino a
3 volte al giorno, con una potenza di
3.5 volt: l’equivalente di una
porta Usb del
computer. Le premesse future sono promettenti e si prevede che si potranno creare
pannelli 1 metro x 1 metro in grado di generare energia dai
3 ai
40 watt (28 KWh – 280 KWh per anno), per cui
100 metri quadrati di superficie, dipendendo dalle specie vegetali impiegate, saranno sufficienti a fornire l’energia necessaria
all’abitazione di una ipotetica
famiglia media. Un gran numero di studenti, professori e dottorandi stanno mettendo in atto altre
ricerche di questo tipo in
Italia, Spagna, India, America, Cina, Francia e
Germania. Tutti dominati dalla curiosità e dal desiderio di creare una
soluzione economica ed
ecosostenibile, per attingere a
nuove forme di energia rinnovabili. Chiudete gli occhi per un attimo e immaginate le
città del futuro: luoghi dove vivere in
armonia con la natura, come
all’origine della nostra
condizione umana. Sta soltanto a noi decidere di ritornare
nell’Eden.