L’aggregazione come atto politico ha da sempre caratterizzato i
‘party’ dei centri sociali. Anche gli stessi
‘rave’, si configurano come
‘baccanali urbani’, capaci di creare nuove possibilità di incontro e condivisione. L’evento
‘Questa è Roma Fest’, che si è tenuto
venerdì 12 gennaio, dalle
19 alle
3 del mattino presso il centro sociale
'Intifada', in via di Casal Bruciato 15, sono stati
due giorni di caos, punk e
hardcore fino allo sfinimento, con
ventotto band provenienti da tutta Italia. Una celebrazione del
punk: un’isola di protesta contro ogni forma di repressione. Eventi e persone che hanno il coraggio di trasformare i
linguaggi, di sovvertire
spazi fisici e
culturali, in cui si coltiva il
coraggio di ribellarsi, uscendo da quella
‘zona grigia’ in cui tutto è abitudine e rassegnazione. I
‘Technobus Italia’, per esempio, hanno comprato un
vecchio bus, lo hanno
ridipinto di nero, rivestito di led, dotato di
impianti e
amplificazione, per farci delle
feste ‘techno’ e coinvolgere migliaia di persone in un luogo e una data ancora da precisare. Dopo aver reso le
fabbriche migliori, danzando sulle
macerie dell'era industriale come l'antropologo
Massimo Canevacci ci insegna, i
‘ravers’ si stanno riappropriando dei
mezzi di trasporto rendendoli davvero
pubblici (dal latino
'publicus', affine a populus, ossia
‘popolo’, ndr). Dal
Csoa di
Forte Prenestino, in
via Federico Delpino 187, c’è invece grande attesa per il
26 gennaio, in occasione dell’evento:
‘Witches are back!’ (letteralmente:
‘Le streghe son tornate’, ndr). Un collettivo nato nel
2010 e composto da
artist* queer e
transfemministe, che si definisce sganciato totalmente dalle logiche
mainstream di mercificazione del panorama artistico e culturale. Del resto, la vera
avanguardia è quella a cui non importa di essere riconosciuta come tale. Tra le realtà più interessanti, si segnala anche
‘Cieloterra’: uno spazio di eventi a
via di Portonaccio, con proposte sempre di rottura.
Ernst Junger affermava, infatti, che
“il ribelle non si lascia imporre la legge da nessuna forma di potere superiore, né con i mezzi della propaganda, né con la forza”. Se il
mainstream è tutto ciò che viene creato per le grandi masse rispondendo a logiche commerciali,
l’underground è indipendente, fedele alla linea
‘Diy’ (Do it Yourself = fallo da te, ndr), secondo
un’etica anticonsumista che promuove la
collaborazione collettiva. Perché la
condivisione unisce e, di conseguenza, ci rende più
civili e
umani.