Vittorio LussanaSe proprio si vuole la guerra, i nostri politici avranno la guerra. Vietare ‘di vietare’ il presepe negli istituti scolastici significa dover rispondere a una violazione amministrativa di natura civilista, non penale. E se anche si prevedesse di licenziare il preside che non ha fatto il presepio, egli può fare vertenza, perché gli viene impedita una scelta che rientra nelle sue competenze dirigenziali. In Italia, infatti, vige il principio del ‘policentrismo decisionale’: non è possibile affidare la direzione di un giornale, per esempio, a un direttore di cui non si condivide la linea editoriale, perché allora sarebbe meglio non assumerlo. Ma è l'editore a dover compiere questa scelta, la cui responsabilità non può ricadere sul direttore, se non riconoscendogli una liquidazione versando, altresì, una penale per l'annullamento anticipato del contratto. Allo stesso modo, anche nel mondo della scuola c'è un contratto che configura il ruolo di dirigente scolastico, riconoscendo ai presidi una piena autonomia dirigenziale. Può essere prevista una multa, che il preside può comunque impugnare per chiedere danni e risarcimento. Il nostro modello è liberale, non confessionale. E lo Stato finisce col dover spendere anche di più, per risarcire il preside e pagare la penale di rescissione. Tutto questo significa non conoscere nulla di diritto amministrativo, che prevede un controllo anche verticale e non solamente orizzontale, delle varie forme di demagogia e di dirigismo politico. Un amministratore qualsiasi ha voce in capitolo su queste cose, poiché non siamo in un regime militare. E nemmeno i regimi militari hanno mai previsto una cosa del genere. La nostra attuale classe politica, purtroppo, è composta da gente arretrata e inattuale: anche il diritto è andato avanti, sentenza dopo sentenza e se la Cassazione o la Corte costituzionale dovessero esprimersi in merito, essi faranno l’ennesima 'figurella'. Anche costosa, tra l’altro, perché se un preside si sentirà danneggiato nella carriera e nel proprio ruolo professionale, potrà chiedere molti soldi in più e non limitarsi al reintegro. E' come mandare in galera un poliziotto innocente, accusandolo di un delitto qualsiasi: allo Stato non basta il reintegro occupazionale, bensì paga anche i danni. Persino i registi dei telefilm americani, tanto odiati da qualche ministro goffamente fiero del proprio provincialismo, sono a conoscenza di tali meccanismi. C'è addirittura una serie televisiva, intitolata 'Life' del 2009, che fa riferimento a una vicenda capitata realmente e imperniata esattamente su tale principio: il policentrismo decisionale. Anche un semplice poliziotto ha la propria autonomia d'indagine, perché non è una recluta, ha superato un concorso per diventare ‘effettivo’ e possiede un contratto di assunzione.




Direttore responsabile di www.laici.it

Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio