Se proprio si vuole la
guerra, i nostri
politici avranno la
guerra. Vietare
‘di vietare’ il
presepe negli
istituti scolastici significa dover rispondere a una
violazione amministrativa di natura
civilista, non
penale. E se anche si prevedesse di
licenziare il preside che non ha fatto il
presepio, egli può fare
vertenza, perché gli viene impedita una
scelta che rientra nelle sue
competenze dirigenziali. In
Italia, infatti, vige il principio del
‘policentrismo decisionale’: non è possibile affidare la
direzione di un giornale, per esempio, a un
direttore di cui
non si condivide la linea editoriale, perché allora sarebbe meglio
non assumerlo. Ma è
l'editore a dover compiere questa
scelta, la cui
responsabilità non può ricadere sul
direttore, se non riconoscendogli una
liquidazione versando, altresì, una
penale per
l'annullamento anticipato del contratto. Allo stesso modo, anche nel mondo della
scuola c'è un
contratto che configura il ruolo di
dirigente scolastico, riconoscendo ai
presidi una piena
autonomia dirigenziale. Può essere prevista una
multa, che il
preside può comunque
impugnare per chiedere
danni e
risarcimento. Il nostro modello è
liberale, non
confessionale. E lo
Stato finisce col dover
spendere anche di più, per
risarcire il preside e pagare la
penale di rescissione. Tutto questo significa
non conoscere nulla di diritto amministrativo, che prevede un
controllo anche verticale e non solamente
orizzontale, delle varie forme di
demagogia e di
dirigismo politico. Un
amministratore qualsiasi ha
voce in capitolo su queste cose, poiché non siamo in un
regime militare. E
nemmeno i regimi militari hanno mai previsto una cosa del genere. La nostra attuale
classe politica, purtroppo, è composta da
gente arretrata e
inattuale: anche il
diritto è andato avanti, sentenza dopo sentenza e se la
Cassazione o la
Corte costituzionale dovessero esprimersi in merito, essi faranno
l’ennesima 'figurella'. Anche
costosa, tra l’altro, perché se un
preside si sentirà
danneggiato nella carriera e nel proprio
ruolo professionale, potrà chiedere
molti soldi in più e non limitarsi al
reintegro. E' come
mandare in galera un
poliziotto innocente, accusandolo di un delitto qualsiasi: allo Stato non basta il
reintegro occupazionale, bensì
paga anche i danni. Persino i registi dei
telefilm americani, tanto odiati da qualche ministro
goffamente fiero del proprio
provincialismo, sono a conoscenza di tali
meccanismi. C'è addirittura una
serie televisiva, intitolata
'Life' del
2009, che fa riferimento a una vicenda capitata realmente e imperniata esattamente su tale principio: il
policentrismo decisionale. Anche un semplice
poliziotto ha la propria
autonomia d'indagine, perché
non è una recluta, ha superato un
concorso per diventare
‘effettivo’ e possiede un
contratto di assunzione.
Direttore responsabile di www.laici.it