Michela DiamantiTaylor Swift è il nuovo fenomeno che si staglia all'orizzonte. E infatti, la rivista 'Time' l’ha eletta persona dell’anno 2023, dedicandole la classica cover dell’omonimo magazine. Si tratta della fondatrice della ‘stan culture’, le community che su Twitter comunicano e diffondono opinioni musicali, artistiche e culturali, producendo contenuti. In particolare, quelli relativi alla corrente del ‘femminismo performativo’. Ma Taylor Swift è soprattuto una musicista e cantante che ha già venduto più di 200 milioni di dischi ed è l’artista più ascoltata su Spotify. Le sue ‘performances’ non sono seguite dai classici ‘fans’, ma da veri e propri adepti, rivitalizzando quel fenomeno tipicamente americano delle ‘megachurch’ - anticamente legate, quasi esclusivamente, al genere ‘Gospel’ - che offrono ai fedeli, oltre alla musica, anche attività parallele come educazione e intrattenimento: scuole, spettacoli, centri commerciali adiacenti alla chiesa. Un rapporto paritario con i suoi ascoltatori, che non sono dei semplici fruitori passivi della sua musica. Eppoi, ci sono i suoi concerti, che non prendono la forma delle ritualità mistico-religiose, poco amate da noi laici in base alla critica di José Ortega y Gasset, ma dell’esatto contrario: concerti che sembrano funzioni religiose. Il fenomeno si è nutrito della diffusione sui social e, più in generale, della rete internet, con ‘community on line’ le quali, a loro volta, rappresentano l’evoluzione collettiva dei classici gruppi di 'aficionados'. Insomma, al contrario del ‘Gospel’, non si tratta di alcuni elementi musicali ‘innestati’ nelle funzioni religiose, ma di ‘pop culture’ trasformatasi in religione. La compositrice e musicista Taylor Swift è una 35enne proveniente dallo Stato americano della Pennsylvania, con una passione autentica per la musica. Sin da bambina, passava diverse ore al giorno a suonare la sua chitarra e a cantare. La famiglia decise allora di trasferirsi a Nashville, dove incontrarono il presidente della ‘Big Machine Records’, il geniale Scott Borchetta, che le permise di firmare il suo primo contratto. A soli 16 anni, la ragazza si ritrovò a riscuotere un successo clamoroso, da autentica “profeta in patria”. Già con il suo secondo lavoro del 2008, intitolato ‘Fearless’, ha vinto il ‘Grammy Award’ come "album dell'anno": un riconoscimento che non era mai stato assegnato a un'artista così giovane. Da allora, il fenomeno è diventato un crescendo tumultuoso, con una serie di tour che hanno infranto ogni record. Oggi, i suoi album sono diventati 10. E tutti di successo, con milioni di fedelissimi che conoscono a memoria i testi delle sue 144 canzoni. Una nuova icona delle giovani generazioni, insomma, divenuta una influencer di ‘peso’ assai più della nostra Chiara Ferragni. Un vero e proprio fenomeno commerciale o la classica ‘amerikanata’ studiata ‘a tavolino’, come dicono i ‘boomers’? Ai posteri l’ardua sentenza.





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