E’ finalmente nelle sale il
Napoleon di
Ridley Scott. Un regista
geniale, che ultimamente risulta
bersagliato dalla critica. Non sempre
a ragione per la verità, perché la sua
esperienza professionale ormai si vede tutta. Si tratta di
un’opera d’arte brillante, anche se il grande regista britannico si è preso molte
licenze storiche. A cominciare dall’età dell’attrice scelta per interpretare
Giuseppina, il grande amore dell’imperatore francese, ruolo affidato all’ammaliante
Vanessa Kirby. La
Beauharnais, infatti, era più grande di circa
sei anni rispetto a
Bonaparte, ma era dotata di un
fascino particolare, che le ha permesso di apparire con pieno merito sul
quadrante della Storia. Una di quelle donne in grado di
'stamparsi' nella testa, spesso vuota, di molti
uomini, per il suo
sguardo magnetico e gli
atteggiamenti provocanti, al limite
dell’erotismo spregiudicato. Caratteristiche che la resero
una delle donne più desiderate del suo tempo, nonostante tutti sapessero che non fosse affatto una
‘santa’. Tornando a
Napoleone, dopo
Giulio Cesare, incontrato da bambino sui
primi sussidiari di
Storia, la sua figura è stata una di quelle che, sin da ragazzo, ha indirizzato i miei
interessi storici, svolgendo una funzione di
'vettore' temporale o di
collegamento storiografico. Perché la connotazione principale di
Bonaparte è esattamente questa: con la sua ascesa,
nulla fu più come prima. L’imperatore francese ha dei
meriti culturali importanti, poiché ha trasmesso e diffuso le prime idee di
laicità in tutta
Europa, a prescindere dalle sue
vittorie in battaglia, anch’esse
notevoli. Egli fu il
genio della guerra in persona, ma la sua eredità più autentica rimane quella di aver cambiato la
mentalità di
interi popoli, diffondendo i
princìpi della
rivoluzione francese dopo i secoli di oscurantismo delle
monarchie assolute o di
discendenza divina. Dopo di lui, le
monarchie superstiti hanno dovuto tutte
scendere a patti con la
volontà popolare, concedendo
Costituzioni o cedendo potere alla
prima borghesia industriale. Bonaparte è stato il vero
‘spartiacque’ tra la
Storia moderna e quella
contemporanea. Per questo motivo, reputo
perdonabili le
inesattezze storiche di
Ridley Scott, il quale ha semplicemente voluto portare nel dibattito degli
elementi ‘altri’, di vera e propria
riflessione sociologica. A cominciare da una
Giuseppina terribilmente attraente per la sua
sensualità devastante, dimostrando l’esistenza di un preciso
‘moralismo maschilista’ con cui ancora oggi facciamo i conti. E’ vero: la battaglia
ai piedi delle Piramidi non è mai avvenuta;
Bonaparte non fu mai presente all'esecuzione di
Maria Antonietta, poiché in quei mesi era impegnato
nell’assedio di Tolone, quando represse una
rivolta realista; e la scena del
lago ghiacciato di Satschan, nei pressi di
Austerlitz, avvenuta durante la battaglia del
1805 - quando attirò in trappola gli eserciti di
Austria e di
Russia affogandoli letteralmente - proviene dalle narrazioni dello stesso
Napoleone, mentre si tratta di un
episodio marginale, avvenuto quando l’aggiramento della
cavalleria francese era ormai in
pieno dispiegamento e le truppe della
coalizione austro-russa erano
già in fuga. Si tratta, dunque, di un
autogoal dello stesso
Bonaparte, che per
deridere la
rigidità mentale di
slavi e
tedeschi, finì con
l’evidenziare un dettaglio che, per molti secoli, ha oscurato la sua
vera genialità nel muovere le truppe in campo. Una ricchezza di
idee e di
fantasia militare che ritroveremo, qualche decennio dopo,
incarnate proprio dal nostro
Giuseppe Garibaldi. Insomma, forse non siamo più di fronte al
Ridley Scott dei bei tempi andati, quelli di
Blade Runner. Ma l’idea di fornire
nuove 'chiavi di lettura' rimane il merito principale di questo
Maestro del cinema. E molte critiche sono
eccessive: ci si diverte a far vedere che si conosce la Storia, senza comprendere che i contenuti della pellicola sono
altri. E ci raccontano cosa è in grado di fare un
uomo innamorato quando utilizza al meglio la propria
passione, ponendola al
proprio servizio anziché diventare
‘schiavo’ di essa. Proprio le
critiche al
Napoleon di
Ridley Scott ci dicono, fondamentalmente, come la
feccia maschilista invada ogni spazio della nostra
cultura media, sostituendola con questo
populismo liquido: una sorta di
diarrea autoreferenziale che va tanto di moda, mentre invece dovremmo accorgerci di quanto più
complessa, ma infinitamente più
completa, sia la vita di
un uomo realmente innamorato. Ovviamente, per merito di una
donna eccezionale.
(recensione tratta dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)