Vittorio LussanaE’ finalmente nelle sale il Napoleon di Ridley Scott. Un regista geniale, che ultimamente risulta bersagliato dalla critica. Non sempre a ragione per la verità, perché la sua esperienza professionale ormai si vede tutta. Si tratta di un’opera d’arte brillante, anche se il grande regista britannico si è preso molte licenze storiche. A cominciare dall’età dell’attrice scelta per interpretare Giuseppina, il grande amore dell’imperatore francese, ruolo affidato all’ammaliante Vanessa Kirby. La Beauharnais, infatti, era più grande di circa sei anni rispetto a Bonaparte, ma era dotata di un fascino particolare, che le ha permesso di apparire con pieno merito sul quadrante della Storia. Una di quelle donne in grado di 'stamparsi' nella testa, spesso vuota, di molti uomini, per il suo sguardo magnetico e gli atteggiamenti provocanti, al limite dell’erotismo spregiudicato. Caratteristiche che la resero una delle donne più desiderate del suo tempo, nonostante tutti sapessero che non fosse affatto una ‘santa’. Tornando a Napoleone, dopo Giulio Cesare, incontrato da bambino sui primi sussidiari di Storia, la sua figura è stata una di quelle che, sin da ragazzo, ha indirizzato i miei interessi storici, svolgendo una funzione di 'vettore' temporale o di collegamento storiografico. Perché la connotazione principale di Bonaparte è esattamente questa: con la sua ascesa, nulla fu più come prima. L’imperatore francese ha dei meriti culturali importanti, poiché ha trasmesso e diffuso le prime idee di laicità in tutta Europa, a prescindere dalle sue vittorie in battaglia, anch’esse notevoli. Egli fu il genio della guerra in persona, ma la sua eredità più autentica rimane quella di aver cambiato la mentalità di interi popoli, diffondendo i princìpi della rivoluzione francese dopo i secoli di oscurantismo delle monarchie assolute o di discendenza divina. Dopo di lui, le monarchie superstiti hanno dovuto tutte scendere a patti con la volontà popolare, concedendo Costituzioni o cedendo potere alla prima borghesia industriale. Bonaparte è stato il vero ‘spartiacque’ tra la Storia moderna e quella contemporanea. Per questo motivo, reputo perdonabili le inesattezze storiche di Ridley Scott, il quale ha semplicemente voluto portare nel dibattito degli elementi ‘altri’, di vera e propria riflessione sociologica. A cominciare da una Giuseppina terribilmente attraente per la sua sensualità devastante, dimostrando l’esistenza di un preciso ‘moralismo maschilista’ con cui ancora oggi facciamo i conti. E’ vero: la battaglia ai piedi delle Piramidi non è mai avvenuta; Bonaparte non fu mai presente all'esecuzione di Maria Antonietta, poiché in quei mesi era impegnato nell’assedio di Tolone, quando represse una rivolta realista; e la scena del lago ghiacciato di Satschan, nei pressi di Austerlitz, avvenuta durante la battaglia del 1805 - quando attirò in trappola gli eserciti di Austria e di Russia affogandoli letteralmente - proviene dalle narrazioni dello stesso Napoleone, mentre si tratta di un episodio marginale, avvenuto quando l’aggiramento della cavalleria francese era ormai in pieno dispiegamento e le truppe della coalizione austro-russa erano già in fuga. Si tratta, dunque, di un autogoal dello stesso Bonaparte, che per deridere la rigidità mentale di slavi e tedeschi, finì con l’evidenziare un dettaglio che, per molti secoli, ha oscurato la sua vera genialità nel muovere le truppe in campo. Una ricchezza di idee e di fantasia militare che ritroveremo, qualche decennio dopo, incarnate proprio dal nostro Giuseppe Garibaldi. Insomma, forse non siamo più di fronte al Ridley Scott dei bei tempi andati, quelli di Blade Runner. Ma l’idea di fornire nuove 'chiavi di lettura' rimane il merito principale di questo Maestro del cinema. E molte critiche sono eccessive: ci si diverte a far vedere che si conosce la Storia, senza comprendere che i contenuti della pellicola sono altri. E ci raccontano cosa è in grado di fare un uomo innamorato quando utilizza al meglio la propria passione, ponendola al proprio servizio anziché diventare ‘schiavo’ di essa. Proprio le critiche al Napoleon di Ridley Scott ci dicono, fondamentalmente, come la feccia maschilista invada ogni spazio della nostra cultura media, sostituendola con questo populismo liquido: una sorta di diarrea autoreferenziale che va tanto di moda, mentre invece dovremmo accorgerci di quanto più complessa, ma infinitamente più completa, sia la vita di un uomo realmente innamorato. Ovviamente, per merito di una donna eccezionale.




(recensione tratta dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)
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Vittorio Lussana - Bergamo - Mail - domenica 3 dicembre 2023 16.52
RISPOSTA AL SIG. CADORNA: caro lettore, sono perfettamente d'accordo con lei. Infatti, la vera 'pecca' del film sta proprio nell'aver trattato 'male', o in modo alquanto superficiale, proprio la campagna d'Italia, in cui Bonaparte, messo al comando di 4 'straccioni', riuscì a ottenere delle grandissime vittorie, che spostarono l'intero quadro politico europeo. Ma tutto ciò è avvenuto, lo ribadisco, perché questo film di Ridley Scott non è schiettamente storico, bensì sociologico, incentrato cioè sul Bonaparte umano. Ciò non significa che si tratti di un film da buttar via, anzi... Non sarà un capolavoro, ma è comunque una pellicola interessante, oltreché spettacolare dal punto di vista artistico. Le stesse inesattezze che ho citato nella mia recensione testimoniano come il regista abbia volutamente evitato il 'binario' del 'polpettone' storico-documentaristico, applicando una 'chiave interpretativa' diversa. Cordiali saluti. VL
Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - domenica 3 dicembre 2023 14.16
Gentile Direttore, Lei ha colto perfettamente la vera grandezza di N. ma mi permetta di farLe rilevare una piccola menda tecnica: Garibaldi è stato un grande "tattico" ("Il senso tattico del comandante determina il concetto direttivo, arte di pochi", da "Attacco frontale ed ammaestramento tattico" di L. Cadorna) perchè ne aveva il senso ma N. fu anche un grande stratega (scienza dei rapporti di forze): pensi alla prima discesa in Italia con 9000 rivoluzionari contro l'esercito austriaco: di notte gli piomba addosso, li divide a metà e poi batte separatamente i due tronconi (Gen. Maravigna).


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