Vittorio LussanaGentile presidente Meloni, affidare al popolo la scelta del premier è esattamente lo stesso punto su cui è fallito, nel 2016, il tentativo 'renziano': siccome i Partiti son diventati dei comitati elettorali, che fanno solamente propaganda, lasciamoli sullo sfondo e scegliamo la persona. Si tratta di una posizione radicale, che non riguarda Lei in prima persona, così come non riguardava Matteo Renzi in passato: il popolo è soggetto a semplificazioni e slogan, a emozioni irrazionali, mentre i problemi dell'oggi sono molto più complessi e richiedono che un candidato premier presenti anche una 'squadra di Governo' all'altezza della situazione, che abbia fatto il proprio cursus honorum nelle amministrazioni locali, oppure che sia competente per la materia che andrà a trattare da ministro. Sono tutte questioni di cui molti si son spesso riempiti la bocca senza risolverle e proseguire una deriva declinante del sistema democratico italiano: di questo ce ne rendiamo conto e siamo, persino, con Lei. Ma non possiamo sostituire un'ipocrisia con un'altra ipocrisia: anche i Partiti devono tornare ai propri compiti originari di selezione e formazione di una classe dirigente. Quindi, l'equazione migliore sarebbe: leader + squadra competente, o selezionata per meriti acquisiti. La democrazia funziona così e il mero personalismo non risolve tutti i problemi. Anche nel caso di Silvio Berlusconi, che risvegliò l'interesse politico di molti che si erano ormai rassegnati ai lunghi e 'infingardi' decenni democristiani, è emerso questo dato. E' come chiedere di liberalizzare l'usura, perché tanto esisterebbe comunque. Oppure, pubblicare direttamente in copertina di una qualsiasi rivista la pubblicità. Anche per rispetto a una disciplina che si chiama Storia delle dottrine politiche, non possiamo seguire una deriva puramente plebiscitaria, perché diventerebbe una ‘democrazia di cartone’, totalmente imperniata sull'immagine o su una sorta di 'Carosello': chi presenta lo spot più efficace, vince le elezioni. Proprio il popolo, queste cose le capisce, perché ha già sbandato su soluzioni simili, ricavando delusioni su delusioni. Da un certo punto di vista, la sua riforma costituzionale potrebbe anche non dispiacere, con l'aggiunta, però, di un meccanismo di sfiducia costruttiva o ‘salva-legislatura’, perché sussistendo anche un problema di coalizioni - e non soltanto di Partiti, divenuti cinici e odiosi - non possiamo andare a votare ogni anno: divententerebbe una campagna elettorale perenne e nessuno risolverà alcun problema concreto. E proprio l'obiettivo di una politica più concreta, questione che sappiamo starLe a cuore, non verrebbe raggiunto. Una moderna democrazia è composta di equilibri, di pesi e contrappesi: il 'marchettificio' libero non è la soluzione. Al contrario, ratificherebbe una deriva autorefenziale, in cui ognuno rappresenterebbe unicamente se stesso, per mere finalità di potere. Il potere per il potere.




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Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - domenica 19 novembre 2023 7.45
L'articolo 49 della Costituzione prevede che siano i cittadini, costituendosi in PARTITI, a determinare democraticamente la politica nazionale. Ma il presupposto perchè questo possa avvenire è che gli stessi partiti abbiano un comportamento democratico (selezione dei rappresentanti dal basso e loro formazione). Questo non è mai avvenuto perchè, nel 1955, fu fatta la scelta di ignorare la necessità di una legge che regolamentasse il funzionamento dei partiti, allo scopo di favorire il PCI, determinando la democrazia bloccata. Oggi forse sarebbe arrivato il momento storico adatto ad un ripensamento, dal momento che quando si vuol correggere un effetto, bisogna eliminarne la causa.


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