Gentile presidente Meloni, affidare al
popolo la scelta del
premier è esattamente lo stesso punto su cui è fallito, nel
2016, il
tentativo 'renziano': siccome i
Partiti son diventati dei
comitati elettorali, che fanno solamente propaganda, lasciamoli sullo sfondo e scegliamo la
persona. Si tratta di una posizione
radicale, che non riguarda
Lei in prima persona, così come non riguardava
Matteo Renzi in passato: il popolo è soggetto a
semplificazioni e
slogan, a
emozioni irrazionali, mentre i problemi dell'oggi sono molto più
complessi e richiedono che un
candidato premier presenti anche una
'squadra di Governo' all'altezza della situazione, che abbia fatto il proprio
cursus honorum nelle amministrazioni locali, oppure che sia
competente per la materia che andrà a trattare da ministro. Sono tutte questioni di cui molti si son spesso
riempiti la bocca senza risolverle e proseguire una
deriva declinante del
sistema democratico italiano: di questo ce ne rendiamo conto e
siamo, persino, con Lei. Ma non possiamo
sostituire un'ipocrisia con un'altra ipocrisia: anche i
Partiti devono tornare ai propri
compiti originari di
selezione e
formazione di una
classe dirigente. Quindi, l'equazione migliore sarebbe:
leader + squadra competente, o selezionata per
meriti acquisiti. La
democrazia funziona così e il
mero personalismo non risolve tutti i problemi. Anche nel caso di
Silvio Berlusconi, che risvegliò l'interesse politico di molti che si erano ormai rassegnati ai
lunghi e
'infingardi' decenni democristiani, è emerso
questo dato. E' come chiedere di
liberalizzare l'usura, perché tanto
esisterebbe comunque. Oppure,
pubblicare direttamente in copertina di una qualsiasi
rivista la
pubblicità. Anche per rispetto a una disciplina che si chiama
Storia delle dottrine politiche, non possiamo seguire una
deriva puramente plebiscitaria, perché diventerebbe una
‘democrazia di cartone’, totalmente imperniata
sull'immagine o su una sorta di
'Carosello': chi presenta lo
spot più efficace, vince le elezioni. Proprio il
popolo, queste cose le capisce, perché ha già
sbandato su soluzioni simili, ricavando
delusioni su delusioni. Da un certo punto di vista, la sua
riforma costituzionale potrebbe anche
non dispiacere, con l'aggiunta, però, di un meccanismo di
sfiducia costruttiva o
‘salva-legislatura’, perché sussistendo anche un problema di
coalizioni - e non soltanto di Partiti, divenuti cinici e odiosi - non possiamo andare a
votare ogni anno: divententerebbe una
campagna elettorale perenne e
nessuno risolverà alcun problema concreto. E proprio l'obiettivo di una
politica più
concreta, questione che sappiamo
starLe a cuore, non verrebbe
raggiunto. Una
moderna democrazia è composta di
equilibri, di
pesi e
contrappesi: il
'marchettificio' libero non è la soluzione. Al contrario, ratificherebbe una
deriva autorefenziale, in cui ognuno rappresenterebbe unicamente
se stesso, per mere finalità di potere.
Il potere per il potere.
Direttore responsabile di www.laici.it