La perdita di
Ernesto Ferrero, avvenuta di recente a
Torino, segna la fine di una generazione di scrittori che erano stati vicino a
Giulio Einaudi, rappresentando la vera classe dirigente dell’editoria italiana. In tal modo, ha determinato
un’egemonia culturale 'vera', attraverso la scelta dei libri di diverse case editrici. Egli, infatti, ha lavorato anche per
Boringhieri, Garzanti e
Mondadori, oltreché per
Einaudi. Dal
1998 al
2016 è stato vicepresidente del
Centro internazionale di studi ‘Primo Levi’ e
collaboratore de ‘La Stampa’. Ha esordito nella saggistica interessandosi di linguistica
(‘I gerghi del male dal ’400 a oggi’ - Mondadori, 1972, in seguito aggiornato e ampliato nel
‘Dizionario storico dei gerghi italiani’ - Mondadori, 1991) e critica letterario
(‘Carlo Emilio Gadda’ - Mursia, 1972; ‘Album Calvino’ - Mondadori 1995; ‘Vita di Lalla Romano raccontata da lei medesima’ - Manni Editore, 2006). L’opera
‘Cervo bianco’ (Mondadori, 1980) ha segnato il suo debutto narrativo: un ottimo romanzo completamente riscritto e ripubblicato nel
2001, con il titolo:
‘L’anno indiano’ (Einaudi, 2001). Ma il vero successo editoriale lo aveva già conosciuto l'anno prima, quando uscì il pluripremiato
‘N.’ (Einaudi, 2000) vincitore del
Premio Strega e del
Premio Alassio, portato sul grande schermo da
Paolo Virzì con il film:
‘N - Io e Napoleone’ del
2006. I suoi successi più recenti sono stati:
‘L’ottavo nano’ (Piemme - 2004); ‘I migliori anni della nostra vita’ (Feltrinelli, 2005); ‘La misteriosa storia del papiro di Artemidoro’ (Einaudi, 2006); ‘Disegnare il vento: l’ultimo viaggio del capitano Salgari’ (Einaudi, 2011); ‘Storia di Quirina, di una talpa e di un orto di montagna (Einaudi, 2014)’; ‘Napoleone e i libri’ (Edizioni Henry Beyle, 2015); ‘Amarcord bianconero’ (Einaudi, 2018); ‘Francesco e il Sultano’ (Einaudi, 2019); ‘Napoleone in venti parole’ (Einaudi, 2021) e la biografia di
Calvino, intitolata semplicemente:
‘Italo’ (Einaudi, 2023). Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana dal
2012, per
18 anni, dal
1998 al
2016, ha presieduto il
Salone internazionale del libro di Torino, dimostrando una grande
capacità critica, in grado di far dialogare tra loro gli autori e far crescere, culturalmente, la manifestazione, che infatti, proprio grazie a lui, ha assunto
rilievo e
spessore. Un vero
‘signore del libro’ e un
amico per tutti gli autori. E questa è stata per lui una condizione di equilibrio interiore e di felicità, di cui ha lasciato testimonianza nel libro di memorie:
‘I migliori anni della nostra vita’, scritto per
Feltrinelli. Era presente ai funerali il sottosegretario alla Cultura,
Vittorio Sgarbi, che di lui ha detto:
“Ha creduto nell’ordine, nel enciclopedismo e nell’editoria, ma ha anche condiviso lo spirito di ribellione di Celine, di cui fu traduttore. Con lui, il libro e tutti gli autori hanno perso un amico”. Gian Arturo Ferrari, l’ex top manager di
Mondadori, ha infine ricordato un suo merito particolare:
“Grazie a lui, gli uomini e le donne dei libri vivono tante vite, una vita potenziata”.