Arianna De SimoneAl II Meeting annuale di Iasem, l'istituto di Altri Studi Euro-Mediterranei, tenutosi nei giorni scorsi ad Alberobello (Ba), il presidente Giuseppe Papaleo ha presentato le diverse attività svolte, nel corso di questi anni, dal gruppo di formazione professionale da lui presieduto. Nato nel 2011, questo istituto ha sviluppato un lavoro di connessione e di pubbliche relazioni culminato con la creazione del network Mch (Mediterranean Common House, ndr), una rete di cui attualmente fanno parte 21 membri, tra Fondazioni, Centri di ricerca, Università e Associazioni, con sede in 16 Paesi nel mondo. L’obiettivo era ed è quello di promuovere spazi concreti di dialogo e di coabitazione in tutto il Mediterraneo, per il libero scambio di idee ed esperienze intellettuali e umane, ma non solo. Inoltre, grazie alla partnership con ‘Generation Italy’, una no-profit creata da McKinsey&Company per supportare progetti formativi con docenze in ambito soft skills e mentorship, molti giovani che non riuscivano a trovare un primo impiego sono riusciti a entrare nel circuito lavorativo, attraverso percorsi di formazione professionalizzante, al termine dei quali è stata loro offerta una concreta possibilità di entrare in contatto con molte aziende e importanti realtà che, a loro volta, avevano difficoltà a incrociare la domanda sul mercato del lavoro. Ecco, qui di seguito, una nostra intervista all’ingegner Giuseppe Papaleo.

Giuseppe Papaleo, ci parli innanzitutto dello Iasem: di cosa si occupa, precisamente?

“Iasem è una realtà che cerca di tenere insieme in un unico contenitore tematiche all’apparenza molto diverse tra loro, ma assolutamente interconnesse, come la divulgazione, la formazione e le iniziative di networking e di cooperazione internazionale: sapevamo bene quanto sia importante strutturare dei ‘think tank’ per parlare di temi come quelli di cui ci occupiamo noi. A questo punto, ciascun partner ha aderito sottoscrivendo un manifesto di 10 articoli: il Manifesto della civiltà mediterranea, che esprime i valori a cui si ispira il network. A titolo d’esempio, abbiamo organizzato 6 edizioni della Summer School in Strategie euromediterranee, di cui cinque in Italia e una in Turchia”.

Qual è il suo bilancio, dopo questi due giorni di incontri?
“Sono state giornate di alta formazione, con seminari e workshop a contatto con accademici, analisti, professionisti ed esperti del settore dal calibro internazionale, come i rappresentanti di Kas (Fondazione Konrad Adenauer, ndr) Aspen Institute Italia e lo Iai (Istituto Affari Internazionali, ndr), con l’intento di formare le nuove generazioni su temi di importanza capitale”.

Perché tante iniziative formative appaiono poco chiare o, quanto meno, 'fumose'?
“L’idea cardine di tutto il nostro progetto era proprio quella di dare estrema concretezza alle nostre idee, cercando di portare sul campo dei risultati tangibili”.

Come l’idea di collaborare con Generation Italy, la no-profit creata da McKinsey&Company: di cosa si tratta?
“L’intento di Generation Italy è quello di aiutare i giovani che sono fuori dal mondo del lavoro a entrarvi, attraverso percorsi di formazione professionalizzante, al termine dei quali viene offerta una concreta possibilità di entrare a contatto con il mondo del lavoro. È un progetto e una sfida che abbiamo vinto prima di tutto con noi stessi. Negli anni siamo stati in grado di attrarre e ampliare una rete su tutto il territorio nazionale di professionisti esperti nelle competenze comportamentali e trasversali, le ‘soft skills’, così come nel training coaching. Solo nell’ultimo anno, abbiamo contribuito alla formazione e all’ingresso nel mondo del lavoro di circa un migliaio di ragazzi e collaboriamo con strutture e realtà di livello: siamo anche diventati partner dell’Its Basilicata”.

E qual’era lo scopo della 'due giorni' di Alberobello, in provincia di Bari?
“Lo scopo di questo meeting è anche quello di fare rete. E per farlo, vogliamo interloquire con le realtà produttive e di formazione locali, per capire insieme come poter essere efficaci: abbiamo scelto come titolo di questa seconda edizione ‘La formazione come strumento di innovazione’, proprio perché ci interessa dare un taglio concreto a ciò che facciamo: le ricadute devono essere reali e tangibili”.

Cosa state preparando per il futuro?
“Stiamo preparando grandi cose per il prossimo anno e le idee di certo non ci mancano: abbiamo un know-how unico nel panorama italiano e vogliamo sfruttarlo al meglio”.





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