Arianna De Simone
Festa di origine celtica, Halloween non è affatto una tradizione americana. La ricorrenza viene infatti celebrata in diversi Paesi, alla sera del 31 ottobre di ogni anno, sin dai tempi ‘preromani’. Negli Stati Uniti si è solamente diffusa durante il secolo scorso, affascinando soprattutto i bambini, che durante questa notte bussano alle porte delle case a caccia di dolci, pronunciando la tipica domanda: “Dolcetto o scherzetto”? In realtà, fu la riforma protestante che decise di interrompere la tradizione di Ognissanti con qualcosa di più laico e secolarizzato. Perché si sa: “I protestanti credono in Dio, ma non credono ai santi”. L’idea di trasformare la festività in una ricorrenza per bambini si è poi tramandata nel mondo anglosassone e non ha più smesso di essere celebrata. E, paradossalmente, furono proprio gli immigrati irlandesi, cattolicissimi, a farla sbarcare negli Stati Uniti. Oggi è tornata da noi, varcando nuovamente l’oceano Atlantico, fino a diventare una delle feste più popolari del XXI secolo. Oggi è diventata una ricorrenza largamente diffusa, oltre che negli Stati Uniti e in Irlanda, anche in Australia e Gran Bretagna. E, un po’ a sorpresa, anche in Italia, sconvolgendo i canoni del cattolicesimo imperante. Molti ambienti cattolici, soprattutto quelli più conservatori, sono infastiditi da questa nuova 'moda' che ha preso piede anche da noi. In realtà, è un’idea inoffensiva, che insegna ai bambini a esorcizzare molte paure ancestrali, come quella del buio o dell’incomunicabilità. Accompagnando i nostri ragazzi per i pianerottoli delle abitazioni, si fa conoscenza con i vicini e ci si apre al dialogo e alla solidarietà non solo 'di facciata', abbandonando quell’idea un po’ arretrata che abbiamo noi latini di 'famiglia gelosa' del proprio privato, chiusa contro tutti. E’ la festa dell’incontro, in fondo. E dell’apertura verso gli altri, nella migliore tradizione evangelica. Ed è storicamente corretta anche l’idea di incentivare una forma di 'scambio' tra fedi e credenze diverse, rispetto ai tempi delle guerre di religione che hanno insanguinato mezza Europa. Potrebbe anche darsi che, alla fine, superando l’antica barriera tra riforma e controriforma, le culture religiose possano tornare a unirsi o, quanto meno, a rafforzarsi a vicenda, innanzi a una civiltà dei consumi un po’ sregolata, che tende a consumare anche noi stessi, mercificandoci. Lo scambio di valori, anche se distinti tra loro, non ha nulla di commerciale. E aiuta a conoscersi meglio.





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