E’ un
grave errore pensare che la crisi tra
Israele e
Hamas nella
striscia di Gaza sia paragonabile agli scontri dei decenni passati:
l’Olp di
Yasser Arafat era un’organizzazione politica
laica e di
sinistra, che aveva
obiettivi concreti e ben precisi. Ed è altrettanto sbagliato paragonare il conflitto esploso in questi giorni con la guerra dello
Yom Kippur, avvenuta esattamente
50 anni fa, dove lo
Stato ebraico venne attaccato dagli eserciti di
Egitto e
Siria. Hamas, infatti, è
un’organizzazione terroristica vera e propria: possiede un proprio
radicamento territoriale e
milizie addestrate, ma non è un
esercito regolare, nonostante le sue potenzialità abbiano raggiunto, grazie alle
armi iraniane, un notevole grado di
efficienza operativa. Tutto ciò è pienamente dimostrato dalla penetrazione dei razzi lanciati da
Hamas dalle postazioni situate nella
striscia di Gaza, dotati di una
gittata balistica assai più profonda del solito, in grado di colpire
Israele con molta precisione. Inoltre,
l’abilità tattica di Hamas è un altro punto a suo favore, che può rendere l’entrata delle forze israeliane a
Gaza una vera e propria
'trappola'. Per tutti questi motivi, si consiglia allo
Stato di Israele di riflettere bene, prima di sferrare il suo
attacco militare, poiché tutti i fatti analizzati in questi giorni dimostrano pienamente come le
stragi del 7 ottobre scorso fossero predisposte
a tavolino e non il frutto di un’iniziativa improvvisata. Quest’idea della
guerra punitiva o di
reazione, che si è diffusa in questi ultimi decenni, è figlia essa stessa di una
radicalizzazione complessiva che ha colpito anche le
democrazie occidentali. I
palestinesi si sono, loro malgrado, affidati a una
forza terroristica senza scrupoli, ispirata da
motivazioni religiose: verissimo. Ma è altrettanto vero che
Israele ha inseguito una
deriva di destra, la quale sta rivelando un forte grado di
inattualità politica, assai vicina agli
utopismi ideologici che, fino a pochi decenni fa, caratterizzavano le forze
rivoluzionarie di sinistra. Gli stessi ragionamenti che si stanno facendo nelle
destre occidentali lo dimostrano: sembra quasi che si rimpianga la
diplomazia degli anni ’30 del secolo scorso. E accusare
l’Onu di
“avere una certa visione del mondo”, come se il
diritto internazionale fosse stato concepito dalle sole
dottrine giuridiche progressiste, rende pienamente la misura di come siano proprio le
destre a non avere la
benché minima idea per un
fare realistico, pratico e
concreto. Dipingere
l’Onu, cioè praticamente il mondo, come se fosse interamente
infestato dal
comunismo ateo e
materialista significa dimostrare di essersi
attardati nel culto della
nostalgia ideologica più
gerarchica e
irrazionalista: le
forze sovraniste non riusciranno mai a liberarsi dal
labirinto degli
slogan campati per aria, in questo modo. E non potranno mai rianimare il campo delle
forze conservatrici 'inscatolando' tutte le altre dottrine, anche quelle più distanti tra loro, nel campo
dell’ideologismo di sinistra. Tutti insieme appassionatamente, da
papa Bergoglio a
Emma Bonino, dagli
ambientalisti ai
cattolici neo-centristi. Questo significa solamente
sentirsi accerchiati per una pura forma di
ossessione culturale, esattamente come
Israele. Il quale, ha il
pieno diritto di andarsi a cercare i colpevoli per i fatti del
7 ottobre, ma senza usare il
fucile per
abbattere due mosche, perché così facendo rischia solamente di
buttar giù tutta la 'casa'. L’indebolimento delle
forze moderate è il vero
danno politico di fondo causato in questi ultimi decenni, che sta impedendo ogni forma di
compromesso ragionevole: in ciò,
Israele non è affatto diverso dalle forze del
fondamentalismo islamico. E rischia di cadere sullo stesso terreno
vendicativo e
bellicista, che renderà impossibile trovare una via d’uscita verso una
pace stabile per tutto il
Medio Oriente. Le forze
dell’Islam moderato non esistono più. Ma le
democrazie occidentali, compresa quella
israeliana, sono suggestionate da un'idea di
rivoluzione reazionaria, che oltre a essere
contraddittoria, non otterrà un bel nulla e peggiorerà solamente le cose. Ci vuole
prudenza e una
maggior cautela, in politica. Anche quando si fanno le
spedizioni punitive, in cui le forze predisposte sulla difensiva risultano notevolmente
avvantaggiate da una perfetta conoscenza del territorio e da innumerevoli altri fattori. A cominciare dal fatto che gli uomini di
Hamas se lo
aspettano di essere attaccati e potrebbero aver già pensato a tutto, come
Annibale Barca prima della
battaglia di Canne: hanno avuto tutto il tempo, questa volta, per prepararsi alla sfida. Ci pensi bene,
Benjamin Netanyahu, prima di commettere
sciocchezze, perché
Israele sta correndo il rischio di ritrovarsi veramente
accerchiato dai nemici. Come mera conseguenza di
un’ossessione culturale.
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)