Rita ChessaDal mondo punk, che non ha paura di toccare la spazzatura, alle collaborazioni con le redazioni di ‘Frigidaire’ e ‘Il Male’. Rosanna D’Andrea è una forza dirompente dell’underground romano, un’artista e filosofa. Nel 2004, le pubblicano il suo primo libro, ‘Manuale per banchettari: come vendere le mutande per fare il cinema: una guida pratica, una riflessione politica, un sogno’ (Annexia edizioni), realizzando il suo primo spettacolo come ‘one woman show’ dal titolo: ‘Porno e socialismo reale, segue dibattito’. Approda in ambito cinematografico dapprima come attrice nelle pellicole ‘Ci sarà un giorno’ di Franco Rossi, un film per la televisione sulla vita del giovane Pertini del 1993 e ‘La fine della notte’ di Davide Ferrario del 1989. A novembre, al 'Rifff - Roma International Film Fashion Festival', verranno presentati un documentario e un fashion film dov’è impegnata in prima linea. Due pellicole che nascono dalla collaborazione tra due mondi diversi: quello patinato dell'alta moda e il brand ‘PiccoloUkett Handmade’, specializzato in rielaborazioni ‘steampunk’, uno stile anacronistico, che mescola periodi storici remoti con stilemi, capi e accessori tecnologicamente avanzatissimi. Universi paralleli incarnati sia in Rosanna, sia nel regista Massimo Ivan Falsetta, che esordisce collaborando agli spot di Dolce e Gabbana (il più noto è quello in bianco e nero con protagonista Monica Bellucci e un polpo, ndr). Già il titolo, al momento lo stesso per entrambi, è tutto un programma: ‘Vivienne Westwood non parlava di vestiti’. E’ la sintesi del  contenuto di due opere che coinvolgono personaggi comuni, provenienti dalle strade, dove sia zingari, sia signore dell’alta società indossano la stessa lingerie, dove ognuno è influencer di sé stesso e i capi nascono dal riciclo e riutilizzo, in cui sfilano modelli/non modelli senza limiti di età, né di provenienza geografica. Abbiamo incontrato Rosanna D'Andrea durante una serata al ‘Lettere Caffè’, un locale di Trastevere frequentato da artisti e personaggi della cultura sotterranea romana.

Rosanna D’andrea, come pensa di tornare a far dialogare il movimento punk con la moda?
“Vivienne Westwood non parlava di vestiti. Era una stilista, ma anche un’attivista, oltre che Madrina del punk. Si è battuta contro il riscaldamento globale, per l'indipendenza della Scozia, i diritti Lgbtqia+, il vegetarianismo, la moda etica, esprimendo dissenso nei confronti dei governi di Tony Blair e George W. Bush e, ultimamente, ha supportato le istanze di Julian Assange”.

Il tuo impegno politico nasce da lontano, vero?
“Sì: ho preso parte a diverse manifestazioni antagoniste, come il G8 di Genova. Non è un caso che le musiche per il Fashion film siano a cura di Helena Velena: un’icona del punk europeo, ma anche del movimento Lgbtqia+”.





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