Ci fu un tempo in cui
Totò e
Peppino denunciavano per lettera la
“gran morìa delle vacche”. Oggi, invece, abbiamo quella dei
kiwi, che
dall’Agro Pontino esportavamo in tutto il mondo. Una questione affrontata di recente dal
Consiglio comunale di Cisterna (Lt) alla prima riunione dopo la pausa estiva. All’ordine del giorno: iniziative per contrastare la
morìa del kiwi. Un fenomeno in crescita dal
2016, al punto da compromettere seriamente
l’economia agricola locale. Dopo un
serrato confronto e una
sospensione della seduta, si è giunti all’approvazione di un
documento unitario, che ha visto
l’intero Consiglio impegnato a sostenere ogni utile iniziativa per
contrastare il fenomeno e
supportare i coltivatori. A breve, sull’argomento si terrà, sempre a
Cisterna, una nuova riunione del
Consiglio comunale aperta anche ai
sindaci di numerosi
comuni coinvolti dal problema, già contattati dal
sindaco Mantini, ricevendo la disponibilità alla partecipazione.
Ma perché sta accadendo questo fenomeno? Semplice: si tratta dell’ennesimo
campanello d’allarme dei
cambiamenti climatici in atto, che rendono
irregolare l’irrigazione. Il
kiwi è un fritto molto
esigente in termini
idrici. Ma le lunghe fasi di
calore estivo, seguite dalle
piogge torrenziali in pochi giorni, creano un
ristagno e la
saturazione dei terreni, che riducono la quantità di
ossigeno a disposizione delle
radici, ostacolando la crescita del frutto. Il
kiwi viene raccolto, in genere,
due volte all’anno: in
primavera e durante
l’autunno. Ebbene, gli
autunni quasi estivi degli ultimi anni hanno prodotto dei
danni radicali, compromettendo la
ripresa vegetativa dell’anno successivo, andando ad aggravare eventuali
situazioni critiche primaverili. Un
'quadro' nettamente sfavorevole, poiché i
cambiamenti climatici degli ultimi anni e
l’irregolare distribuzione delle precipitazioni, influenza negativamente la
struttura dei terreni, rendendoli assai meno
fertili e abbassando la
qualità dei raccolti.