Licenziamento illegittimo.
Saverio Tateo, l’ex primario del reparto di
Ginecologia dell’ospedale di
Trento, accusato di maltrattamenti dopo la scomparsa, il
4 marzo 2021, della ginecologa forlivese
Sara Pedri, può
tornare al lavoro. Erano ben
17 le
contestazioni disciplinari a suo carico, tutte relative a presunti
atteggiamenti vessatori in reparto. Ma per il
Tribunale del lavoro trentino, che venerdì mattina si è espresso con una
sentenza destinata a far discutere, non si trattò di maltrattamenti.
Tateo venne licenziato
dall’azienda sanitaria di Trento (Apss) con il parere favorevole del
Comitato dei Garanti l’8 novembre 2021, nove mesi dopo la
scomparsa di Sara Pedri, che con ogni probabilità si è tolta la vita gettandosi nel
lago di Santa Giustina (Bl), ma il suo corpo non è mai stato
ritrovato. Nei mesi precedenti alla scomparsa, la giovane donna aveva denunciato ai suoi amici e familiari gravi episodi di
‘mobbing’ in corsia. A novembre, il
Gup stabilirà se
Tateo e la sua vice,
Liliana Mereu, andranno a processo per
maltrattamenti. Nel
procedimento penale a loro carico sono indagati con
21 parti offese: colleghi e colleghe di
Sara Pedri, oltre alla stessa
31enne, che nell'incidente probatorio hanno descritto
"un clima infernale" all'interno di quell'ospedale. Più combattiva che mai la
sorella di Sara Pedri, Emanuela, che sentita da
’Repubblica’, ricorda come i due procedimenti
- lavorativo e penale – siano
distinti: “Questa decisione non ci coinvolge: la nostra battaglia per la giustizia va avanti e aspettiamo l’udienza preliminare, che si terrà il 24 novembre. Nulla è perduto, anzi: il momento di combattere è proprio ora”. Poi lancia un
appello alle altre
20 parti offese che, nel corso dell’incidente probatorio, hanno testimoniato contro
Tateo e
Mereu: “Molte di loro lavorano ancora in quell’ospedale e adesso rischiano di ritrovarsi di nuovo Tateo in reparto. A loro voglio dire: non arrendetevi e non demoralizzatevi proprio ora. Continuate ad esporvi e a denunciare. E non combattete solo in nome di voi stesse, ma anche degli altri lavoratori che arriveranno, fatelo in nome di un più alto senso civico. è adesso il momento di combattere, ancor più di prima”.
(articolo tratto dal quotidiano ‘la Repubblica’ del 15 settembre 2023)