La mostra
‘Mauro Reggio: la mia Roma’, a cura di
Victoria Noel-Johnson, allestita a
Roma fino al
21 ottobre 2023 presso la
Galleria Umberto Mastroianni dei
Musei di San Salvatore in Lauro, è una
'personale' di
Mauro Reggio organizzata dall’associazione
‘Cigno’ e
inaugurata in questi giorni. Il
vernissage di apertura si è tenuto alla sera del
14 settembre sempre nei
Musei di San Salvatore in Lauro (piazza San Salvatore in Lauro, 15) e ha visto gli interventi
dell’artista stesso, della curatrice,
Victoria Noel-Johnson e di
Lorenzo Zichichi del
‘Cigno’. Descrivendo sommariamente lo stile di
Mauro Reggio si nota subito che si tratta di un artista amante del
paesaggio urbano, di cui ne esalta
prospettive e
architetture, spogliandole dei segni e della presenza
dell’uomo, al fine di porre in evidenza
geometrie e
colori, trasformandole nel vero e unico soggetto dei suoi quadri. Ecco perché vediamo raffigurate soprattutto
tangenziali, gasometri, palazzi barocchi e
archeologie industriali, ritratti in un presente senza tempo.
Reggio dipinge monumenti provenienti da
epoche diverse, a partire dai colori tipici della grande
tradizione italiana del XX secolo, trasformati e rinnovati sulla base delle più recenti riflessioni contemporanee su
fotografia, pittura e
nuove tecnologie. Nella mostra in oggetto egli ha presentato una selezione di
35 paesaggi urbani, dettagli architettonici e
scultorei in
olio su tela. “Sarebbe sbagliato interpretare queste opere come scene architettoniche ‘ordinarie’, concepite meccanicamente e prodotte tecnicamente”, ha spiegato la curatrice,
Victoria Noel-Johnson. “In tal senso, la lunga tradizione dei paesaggi urbani popolari, prodotti tra il XVII e il XIX secolo, costituisce una memoria molto lontana. In alternativa, i dipinti di Reggio sembrano schierarsi consapevolmente contro tali tradizioni pittoriche a favore delle scoperte artistiche fatte all’inizio del XX secolo - tra cui la pittura metafisica e il surrealismo - che hanno contribuito ad aprire le porte a opere pittoriche che nascono dalla libertà concettuale, piuttosto che dalla tradizione figurativa. Abbracciando questa apertura mentale, l’occhio può estrarre ed enfatizzare ciò che mentalmente ‘vede’, costringendo a sua volta la mano a rifiutare le aspettative logiche e, così, le permette di produrre scene o dettagli che vanno oltre il ‘qui e ora’ e il ‘poi e lì’...”. In effetti,
l’artista romano è molto conosciuto e ha un proprio seguito di
‘aficionados’, poiché in passato ha realizzato rassegne, personali e collettive, in
gallerie di prestigio, musei e
spazi pubblici in
Italia e
all’estero. Inoltre, nel
2011 e nel
2015 è stato invitato a partecipare alla
Biennale di Venezia. I suoi dipinti fanno parte di numerose collezioni pubbliche e private, tra le quali si segnalano quella della
Galleria d’Arte moderna e contemporanea di Roma (Macro), la
Collezione Farnesina Experimenta presso
ministero degli Affari Esteri e quella del
Senato della Repubblica italiana, con tre dipinti di grandi dimensioni, di cui uno commissionato appositamente per la parete centrale della
Sala Nassirya di
Palazzo Madama, adibita alle conferenze stampa.
Bulgari Spa, per esempio, ha acquistato e collocato sue opere nei suoi negozi di
New York, Los Angeles, Chicago, Londra, Hong Kong, Taipei (Taiwan), Kuala Lumpur (Malesia) e nella sede centrale di
Roma. “Il lavoro dell’artista romano”, ha aggiunto la curatrice,
“fornisce visioni ‘straordinarie’ di immagini ben note della sua città natale: l’elemento multistrato della loro concezione ed esecuzione dà origine a ciò che sarebbe meglio definire ‘narrazioni urbane’, piuttosto che ‘paesaggi urbani’. L’artista funge sia da testimone sia da narratore della sua storia unica, basata sulla memoria e sull’esperienza”. In effetti, interpretato in cotal guisa, ogni dipinto costituisce un capitolo diverso del libro metaforico di
Reggio, il quale sembra ostinarsi a descrivere, con ogni dipinto, la
natura senza tempo della
città. “Qui”, ha proseguito la
Noel-Johnson, “il tempo e lo spazio sono eternamente sospesi in un’estatica esplosione di colore e di luce con le tradizionali dimensioni e confini temporali e spaziali, volontariamente abbandonati. Nella sua visione di Roma, tutto può coesistere armoniosamente e lo fa: il Pantheon sorge accanto al Gasometro; Ponte Sant’Angelo del Bernini appare accanto alla tangenziale; i ponti ad arco sul Tevere, come Ponte Sisto, Ponte Elio e Ponte Cavour, sono posti accanto a edifici barocchi; il Colosseo viene ritratto accanto al Palazzo del lavoro e della civiltà Italiana dell’Eur. Al dettaglio architettonico viene data, insomma, la precedenza e Reggio, infatti, lo spinge spesso in primo piano. Ma non si tratta di un dettaglio di fondo o di qualcosa lasciato sottinteso, quasi da individuare e decrittare. Al contrario, è quasi sempre ciò che fornisce la ‘chiave’ per sbloccare la nostra comprensione della scena circostante. Avvolta dall’uso, caratteristico di Reggio, di colori brillanti e surreali e di luce illuminante, questa presenza architettonica viene evidenziata a tal punto da riuscire a catturarne l’essenza”. Insomma, questa è, nelle parole dell’artista,
“la mia Roma”: una riflessione, intima e acutamente personale, su ciò che la
capitale d'Italia è diventata e ciò che, un tempo,
rappresentava.