Vittorio LussanaLa linea difensiva del generale Roberto Vannacci è tutta una contraddizione. A prescindere dai reati che egli ha commesso nella sua pubblicazione distribuita da Amazon, egli ha esposto in pubblico tutta una serie di 'sentimenti' - chiamiamoli così - che il nostro ordinamento giuridico tende a contenere, per evitare che questi ledano l’onorabilità, la rispettabilità e la reputazione altrui. La nostra Costituzione, fonte di diritto ‘superprimaria’ che non può certo essere sospesa o inapplicata, mantiene ben distinti il piano privato da quello pubblico. Per questo motivo, molte cose che il generale Vannacci ha scritto incontrano numerosi limiti giuridici. Per fortuna, perché se così non fosse ci ritroveremmo in un sistema totalitario, cioè nel vero "pensiero unico" vigente da millenni, nella più abominevole delle banalità. Considerare l'odio, per esempio, un sentimento lecito non significa che una società moderna possa basarsi su di esso. L'odio può avere una funzione psicologica di razionalizzazione e di forza d'animo, ma ci si deve fermare in tempo nell’esprimerlo, altrimenti si passa il confine dell’istigazione. E di fronte alla sprovvedutezza dei tanti, persino quella di un generale, non possiamo considerarlo un valore razionalmente valido. E' un sentimento privato, una mera sensazione che potrebbe farci degenerare nell’eccesso opposto: quello dell’anarchia. Anche innanzi al bivio della "giusta vendetta" bisogna rinunciare all'odio e cercare vie legali per farsi valere. E se anche si è spesa molta fatica nell’individuare la causa reale di un fenomeno criminale qualsiasi, la giustizia personale non è consentita. Certamente, vi sono le eccezioni del diritto di resistenza, mantenuto implicito nella nostra Costituzione, insieme a quello della legittima difesa. Tuttavia, ambedue devono essere proporzionali all’offesa ricevuta. Insomma, l'odio corrisponde al possedere un buon 'destro': sta al singolo individuo decidere se picchiare la gente per strada o utilizzarlo diversamente, magari diventando campione del mondo di pugilato, riscattando se stesso e la propria immagine. Un percorso che noi italiani, peraltro, conosciamo benissimo, avendo avuto numerosi esempi di questo tipo e che in sociologia viene definito: "Il sentiero del riscatto". In ogni caso, tutto questo significa che dietro alle norme, tutte le norme, in genere c’è una filosofia o una cultura - che può anche essere religiosa o morale, anche se non necessariamente - che l'ha ispirata in sede dottrinaria. Ma l'odio in sé non serve a niente. Anzi, spesso entra in antinomia, cioè in conflitto, con la norma pubblica. La vera bussola di orientamento rimane la distinzione tra pubblico e privato, che se viene fatta ‘saltare’ trasforma ogni fattispecie giuridica in un atto illiberale di distorsione ideologica. Si tornerebbe, in pratica, allo Stato assoluto o allo Stato di Polizia. Insomma, all’ancien régime: una vecchia fissazione di Joseph de Maistre, che infatti basava il proprio pensiero muovendo da considerazioni di carattere psicologico. Ma attenzione: de Maistre non era affatto un controrivoluzionario, bensì l’esatto opposto. Egli era contrario a ogni tipo di rivoluzione: un restauratore, praticamente. Ci spiegate poi cosa ne facciamo, nel XXI secolo, di un nuovo 'Re sole'? La birra? E ci toccherà pure toglierlo di mezzo al più presto, quando ci renderemo conto delle tasse che impone. Come si può comprendere, si tratta di questioni delicate, che non possiamo lasciare all'interpretazione di un militare che crede di potersi 'rigirare' le norme come gli pare e piace. Il ‘capolavoro’ letterario del generale Vannacci (si fa per dire...) vìola il codice penale allorquando non riconosce - dunque discrimina - la pallavolista Paola Enogu come cittadina italiana. Ma anche qui: la cittadinanza è un criterio giuridico, non somatico, materialistico o strettamente fisico. Non si possono discriminare i cittadini in quanto ‘biondi’ o perché hanno gli occhi marroni, per indicarli come ‘bersagli’ delle nostre critiche. I criteri di discriminazione non consentiti - e anzi puniti - dal nostro codice penale sono 4: razza, religione, nazionalità ed etnia. Nel caso del generale Vannacci, noi crediamo di ravvisare solamente il primo e, forse, il quarto criterio. Ma ciò basta a qualificarlo per quello che è: un estremista eversivo che vorrebbe vivere in un mondo immobile, poiché incapace di percepire la 'staticità' culturale del proprio pensiero, che per essere considerato tale, ovvero ‘pensante’, necessiterebbe di una rielaborazione almeno periodica. La società è cambiata, signori. E molti processi si sono velocizzati, rendendo il passaggio di un semplice decennio paragonabile a quello di un secolo. E fra questi processi vi è anche una vecchia idea di italianità univoca e immodificabile, storicamente 'campata per aria'. Perché se c'è un popolo che si è mescolato con tutti, dai Normanni agli Arabi, quello è proprio il nostro.




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Vittorio Lussana - Roma - Mail - lunedi 21 agosto 2023 0.26
RISPOSTA AL SIG. CADORNA: gentile lettore, credo che lei si riferisca al testo unico del codice militare in tempo di pace, che riconosce libertà di opinione e di espressione alle Forza armate anche con scritti, diari od opere romanzate. Ma sempre nei limiti dell'ordinamento giuridico e in tempo di pace: il primo paletto, limita genericamente la libertà di pensiero entro i vincoli di rispetto dell'onorabilità altrui, per cui non si può considerare la cittadinazza della Enogu come concessa o come un diritto di serie B. Nel momento in cui è entrata a far parte della comunità nazionale non si può più contestarle nulla: è un diritto ormai acquisito. Inoltre, le ripeto: s'introdurrebbe un'eccezione di tipo fisico, a cui potrebbero seguire nuove ed altre eccezioni: non si può fare, perché "vien giù tutto il maglione", tanto per citare Pier Luigi Bersani. Il secondo vincolo, cioè il fatto che si viva in tempo di pace, regola ciò che il generale dichiara riguardo all'odio come sentimento legittimo ma solo relativamente allo Stato di guerra e, in particolare, nei casi di invasione territoriale, cioè quando si viene attaccati e ci si ritrova il nemico in casa e non quando siamo noi a invadere un Paese straniero. Grazie comunque per l'indicazione, molto istruttiva. Cordiali saluti. VL
Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - domenica 20 agosto 2023 20.33
La materia è regolata dalla legge 383/1978, art. 9 .
Non mi pare che se ne sia tenuto conto...


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