L’audizione di due ex piloti dell’aeronautica statunitense,
Ryan Graves e
David Fravor e di una ex spia dell’intelligence,
David Grush, innanzi al
Congresso degli
Stati Uniti, non ha prodotto, com’era prevedibile, alcuna conclusione definitiva, supportata da prove certe, in merito all’esistenza degli
alieni. In particolare, l’accusa di
David Grush al governo americano di
"scarsa trasparenza", perché gli sarebbe stato negato l’accesso ad alcuni documenti secretati per questioni di
sicurezza nazionale, non si può sentire in bocca a un
ex ufficiale dei
servizi. Chiunque abbia frequentato quegli ambienti, infatti, sa bene che ci sono
4 livelli di segretezza vigenti tra le forze militari della
Nato: riservato, riservatissimo, segreto e
segretissimo (o ‘top secret’ per inglesi e americani). Persino ai
militari viene negato l’accesso ai
tre livelli più alti di
segretezza, considerandoli meritevoli di conoscere solo le
notizie riservate. Ciò per banali vincoli di
sicurezza, che potrebbero essere aggirati anche per
via indiretta: cercando le prove degli avvistamenti
Uap (oggi gli
Ufo si chiamano così,
ndr) si potrebbero fornire
informazioni sensibili circa
l’organizzazione difensiva di un Paese, quali
armi possiede e quale sia il suo livello di
avanzamento tecnologico. Persino una normale
‘scorta di viabilità’ potrebbe diventare un
obiettivo terroristico: dopo tutto ciò che è capitato con i vari attentati di matrice
fondamentalista islamica, ci pare il
minimo. Ma il
vittimismo è un altro elemento caratteristico della
retorica complottista, in genere accompagnata da ulteriori accuse di
ritorsioni o
di
minacce subite. Insomma, i
report dell’intelligence sono competenza di
pochissime persone: lo sanno persino i
sassi. A tutto questo, seguono
manipolazioni circa la percentuale di
avvistamenti ritenuti
inspiegabili. Ma se questi vengono definiti come tali, ciò non significa che
qualcosa debba esistere per forza o sia esattamente quel che si vorrebbe
far credere. Anche quando si ragiona per esclusione. Va de sé che rivelare notizie innanzi al
Congresso per
'sentito dire' non basti a formare una
prova. Anche se la questione stimola qualche
spiegazione scientifica sul perché le percentuali di probabilità dell’esistenza degli
extraterrestri rimanga
molto bassa. Ecco, dunque, un riassunto di
motivazioni che rendono poco plausibile
l’esistenza degli alieni o un ormai prossimo
contatto con loro.
Limiti fisici e chimiciInnanzitutto, la
vita extraterrestre potrebbe essere molto
diversa dalla nostra, sia dal punto di vista
fisico, sia
chimico. Ciò significa che non possono esistere
forme viventi che non mutino o che non si evolvano.
Charles Darwin in persona era solito affermare:
“Anche in un miliardo di anni, nell’universo fisico succede ben poco, mentre in quello biologico può cambiare tantissimo”. Oltre a ciò, dobbiamo ricordare che la
vita sulla
Terra è basata sul
carbonio. Ma tale caratteristica non è l’unica in grado di
generare la vita: si possono anche ipotizzare esistenze costruite attorno al
silicio. Il quale, ha un
punto debole: esso è incapace di
comporre molecole sufficientemente
complesse, stabili e composte da
molti atomi. Tra l’altro, questa limitazione impedisce anche la semplice costruzione di
molecole più grandi, fondamentali per
trasmettere la vita, come per esempio quelle che compongono il
Dna. Per non parlare della sua
solubilità in acqua: più che gli
alieni, rischiamo di incontrare solamente una gigantesca montagna di
bicarbonato di sodio, per fare un bella
gara di rutti... Altra ipotesi è quella costituita da un
habitat molto
diverso da quello
terrestre, in cui
azoto e
fosforo potrebbero sostituire il
carbonio. Ma in un mondo siffatto, per esempio con un’atmosfera ricca di
ammoniaca, le specie animali viventi dovrebbero respirare
l’idrogeno, copiosamente prodotto da
piante e forme di
vegetazione aliene.
Limiti biologiciE’ vero: noi
non possiamo escludere del tutto che
altre forme di vita effettivamente
esistano nell’universo. A questo punto, però, dobbiamo elaborare quale
tipo di vita potremmo incontrare sugli altri pianeti. La
diversità biologica è già notevolissima sulla
Terra: le
differenze morfologiche e
biologiche tra un
batterio e un
elefante, tra una
cavalletta e un
gorilla, tra un
esponente del centrodestra italiano e un
essere pensante, sono
notevoli. E molte specie si sono addirittura
estinte, a cominciare dai
dinosauri. Pertanto, data la
composizione chimica, la densità della nostra
atmosfera, le condizioni di
‘giusta distanza’ dal
sole (la nostra stella), la disponibilità di
acqua liquida e
l’inclinazione del nostro
asse terrestre, la vita sulla
Terra si è sviluppata attorno al
carbonio. Questo elemento si lega facilmente a
ossigeno, idrogeno e
azoto, al fine di formare i composti basilari per la
vita biologica. E questa rimane la
ricetta più probabile anche come origine di una
razza aliena.
Limiti storiciPer interi
millenni, noi
terrestri abbiamo creduto di essere non solo
al centro dell’universo, ma anche i
soli a
popolarlo, poiché generati da un
‘disegno divino’ assieme ad altre svariate
forme di vita, vegetali e
animali. Tuttavia, a un certo punto della Storia,
Giordano Bruno giunse a ipotizzare
l’esistenza di altri pianeti. Un’affermazione considerata
eretica dalla
Chiesta cattolica, perché l’esistenza di una
molteplicità di civiltà avrebbe implicato un’analoga pluralità di
chiese, di
cleri e di
divinità: un’ipotesi inaccettabile per il
cattolicesimo romano. E sappiamo tutti quale fine abbiano fatto fare al povero
Giordano Bruno, anche a causa di queste teorie: i
cattolici son sempre stati così
‘carini’. In ogni caso, l’esistenza di
vita extraterrestre si è finalmente fatta strada soltanto negli
ultimi secoli, grazie al progresso
dell’astronomia, della
cosmologia e della conseguente consapevolezza della
complessità e
dell’immensità dell’universo.
Limiti esteticiAnche negli
aspetti esteriori degli
alieni, sarebbe opportuno focalizzare meglio la nostra attenzione. Un primo fattore è la comune ipotesi di
antropomorfismo. La nostra
'megalomania' si è spinta a ritenere che
Dio dovesse avere, più o meno, le nostre sembianze:
e chi lo ha detto, di grazia? Ma a prescindere da questo, abbiamo fatto
molto peggio: abbiamo deciso di esasperare gli
aspetti negativi dell’umanità e di trasferirli,
‘lombrosianamente’, ai nostri
fratelli extraterrestri. I
vulcaniani e i
romulani di
‘Star Trek’ sono molto
umani, anche per facilitare la realizzazione dei primi
telefilm, risalenti agli
anni ‘60 del secolo scorso. Al massimo, essi avevano le
orecchie a punta, i
capelli a caschetto e qualche
naso ‘bitorzoluto’. Nessuna grandissima differenza di
statura o circa il
numero di dita e di
occhi, nonostante gli
habitat molto diversi di provenienza. E qualche
extraterrestre femmina era anche di
bell’aspetto - generalmente vestita come
Marta Marzotto in vacanza - e subiva regolarmente il
fascino del
capitano James Kirk: il classico
‘amerikano’ tutto d’un pezzo, potenzialmente in grado di
sedurre mezzo universo. Ci vogliono circa
95 anni, viaggiando a
13 mila chilomentri al secondo, per raggiungere
Alpha Centauri: il
sistema stellare più vicino al nostro. Ma il capitano
Kirk ci arriva
in piena forma, con la
prostata in ordine, senza
calcoli renali o
mal di pancia particolari e, persino, col
‘durello’...
Limiti astronomiciAssumiamo che tra i
miliardi di pianeti delle varie
galassie, alla fine ne troviamo
uno che avrebbe tutti i
requisiti per uno sviluppo della
vita basata sul
carbonio, come qui da noi. A questo punto, subentra un altro problema: se il nostro intento non è solo quello di trovare una qualsiasi forma di
vita biologica (virus o batteri), bensì quello di cercare addirittura le prove di una
vita intelligente, il discorso si fa più complesso. Un’ipotesi ragionevole prevede che ogni
stella del cosmo sia accompagnata da almeno un
pianeta. Quindi, fatti i debiti calcoli, circa
1000 miliardi di miliardi di pianeti nell’universo osservabile godono di condizioni
favorevoli allo sviluppo di una qualche forma di
vita. Tuttavia, la nostra per ora
unica esperienza ci dice che, prima che si arrivi a ottenere una
forma di vita cosciente, sia necessario
qualche miliardo di anni: dapprima per
generare molecole in grado di
duplicarsi e, conseguentemente, di produrre
aminoacidi, proteine e quant’altro è necessario a formare
strutture pluricellulari più complesse; in secondo luogo, una lenta
selezione ‘darwiniana’ si occuperebbe di scegliere le
forme di vita più adatte all’ambiente del
pianeta potenzialmente vivibile.
Limite dei pianeti ospitaliFattori decisivi sono, inoltre, le
specifiche caratteristiche dei pianeti ospitali. La
fauna terrestre, uomo incluso, è assolutamente determinata dalla
Storia del nostro
pianeta attraverso
milioni di anni di
evoluzione, di
cambiamenti climatici, di
adattamento all’habitat, di
estinzioni di massa dovute a
eventi esterni, per esempio l’impatto di grandi
meteoriti. Ciò significa che, anche a
parità di condizioni geografiche e
ambientali, ossia nel caso di un
pianeta identico alla
Terra, con le stesse
caratteristiche astronomiche e
astrofisiche, l’evoluzione avrebbe potuto prendere delle
‘strade’ totalmente
imprevedibili, capaci di produrre differenze ben maggiori delle
orecchie a punta di
Spock, il personaggio di
'Star Trek', mezzo umano e mezzo vulcaniano, interpretato da
Leonard Nimoy.Limiti culturaliInfine, non dimentichiamo la
vastità dell’universo e la diluizione delle sue componenti quali
stelle e
galassie. Anche le
comunicazioni tramite
onde elettromagnetiche richiederebbero
centinaia o
migliaia di anni solamente per far giungere a destinazione un semplice
scambio di saluti: persino le
Poste italiane sono più
celeri. E tenuto conto della
non avvenuta ricezione di alcun
segnale intelligente alieno, almeno fino a oggi, possiamo affermare che tali nostre considerazioni siano del tutto ragionevoli. In tutto questo, ovviamente, tralasciamo i presunti
avvistamenti di
extraterrestri che, negli ultimi decenni, hanno fatto nascere la
mitologia e la
letteratura degli
Ufo. Al momento, non esiste
alcuna prova scientifica certa di tali
avvistamenti. Tuttavia, nonostante le analisi appena esposte, gli
alieni, gli
Ufo, i piccoli
‘grigi’ e i vari
mostri invasori popolano da sempre la
letteratura e la
cinematografia di
fantascienza. In tali contesti, però, la parola
'scienza' stride con
errori, esagerazioni, violazioni di svariati
principi della fisica e, talvolta, anche del semplice
buon senso. Si tratta di un
male comune ad altri aspetti di tale
letteratura, che pure ha raggiunto livelli
pregevoli con
Asimov e
Kubrick. Basti pensare ai
razzi delle astronavi che emettono
suoni assordanti nel
vuoto cosmico. Oppure ai loro
viaggiatori, i quali, anziché
fluttuare nel vuoto, camminano tranquillamente nei corridoi dei loro
vascelli spaziali, inutilmente
giganteschi e
corazzati: inversosimile, con tutti i
problemi di peso - e di costi - per
inviarli nello spazio.Limiti antropologiciLa
cattiveria degli extraterrestri, generalmente si concilia con il loro
aspetto fisico. Pensiamo agli invasori de
‘La guerra dei mondi’: sono talmente
brutti e
spaventosi da giustificare il loro annientamento da parte dei
virus terrestri. Se lo sono meritato, ovviamente. In secondo luogo,
cattiveria e
mostruosità sono un tutt’uno con un
semplicismo infantile e
ancestrale: se il
tenero E.T. o gli
eterei alieni di
‘Incontri ravvicinati del terzo tipo’, amorevolmente interessati a noi, avessero avuto le sembianze di
Alien, nemmeno un
caffè al bar di
'Star Trek' vorremmo prenderci con loro.
Limiti temporaliLa nostra
Terra esiste da circa
4.5 miliardi di anni. La prima forma di
vita elementare si è formata quasi
500 milioni di anni dopo. E per arrivare al genere
‘homo sapiens’ sono dovuti trascorrere qualche altro
milione di anni. Ora, si può essere
ottimisti o
pessimisti sul
futuro della
specie umana sulla
Terra. Ma qualcuno potrà anche ritenere che la
mancanza di risorse, il
riscaldamento globale, le
guerre nucleari e
nuove epidemie possano condurre alla nostra
estinzione, o almeno a rimandare gli eventuali
superstiti tra le pareti delle
caverne. Gli
ottimisti pensano, invece, che il
progresso continuerà al
ritmo esponenziale degli ultimi
due-trecento anni, stabilizzandoci come
padroni del pianeta e aprendoci la via alla
colonizzazione di altri
mondi. Ma in realtà, noi
non sappiamo minimamente come andranno le cose. E anche le altre
potenziali civiltà aliene avranno dovuto percorrere un cammino più o meno
analogo al nostro. E ciò
riduce di molto la probabilità di incontrare, un bel giorno, un
‘omino verde’ per la strada. Al massimo, possiamo scoprire una
nuova forma di vita su un
pianeta extraterrestre solo individuando nuove specie di
piante o
animali molto
elementari.
Limiti oggettiviAnche ammettendo che alcuni
alieni con
capacità intellettuali, culturali e
tecnologiche simili o superiori alle nostre
esistano, come sarebbe logico
immaginarseli? Capita spesso che questi
esseri, anche se enormemente
più avanzati di noi dal punto di vista
scientifico e
tecnologico - non fosse altro perché hanno trovato il modo di abbattere le barriere dello
'spazio-tempo' con
voli a velocità fotonica e forme di
teletrasporto - risultino quasi sempre
cattivissimi e, in fondo,
stupidi. Ma queste due ultime caratteristiche poco si accordano con la provata
competenza tecnico-scientifica. Alla base vi è l’idea, un po’
razzista, che anche i nostri
scienziati terrestri siano capaci di mirabolanti
risultati tecnici, ma privi di
sentimenti, di
bontà e anche di
astuzia: difficile da credere. La figura dello
scienziato è spesso trattata con
sufficienza in
letteratura e nella
fiction cinematografica: bravissimo a
teletrasportarsi, ma non in grado di sopravvivere al primo
banale inconveniente. Per fortuna, ci sono i
supereroi: gente comunissima, con i quali possiamo
immedesimarci, assieme a qualche personaggio positivo
tutto muscoli che, alla fine, uccide i
cattivi e riporta a casa i
buoni. Tra l’altro,
salvando il mondo con qualche
astuto trucchetto che, neanche a dirlo, lo
scienziato plurilaureato non avrebbe mai escogitato.
ConclusioniMa perché mai gli
Ufo - o gli
Uap che dir si voglia - dovrebbero
spendere così male il loro
tempo e
gigantesche risorse per venire a
giocare a ‘nascondino’ qui da noi? Oppure per disegnare
ambigui messaggi criptici come i
cerchi nel grano? Una volta che hanno fatto la
fatica di
arrivare fin qui, perché
non si presentano? Ancora una volta, ci troviamo di fronte a
comportamenti ingiustificati, dunque
inverosimili. Immaginiamo di
essere noi gli alieni: perché mai organizzare una
missione esplorativa verso la
Terra, un pianeta abitato da una specie chiaramente
inferiore sia dal punto di vista
scientifico-tecnologico, sia da un punto di vista
etico? Anche in questo caso, ci troviamo di fronte alla
puerile trasposizione di
stereotipi profondamente
immaturi, conditi da
complottismi e
superficialità varie. Il vero problema, semmai, è un altro: la
totale mancanza di una
cultura scientifica diffusa, che ci permetta di analizzare scientificamente tutti i
fenomeni della natura, alieni inclusi. E con autentico
spirito critico. Altro che
‘amerikanate’...
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)