Valentina UghettoCon la nomina del generale Francesco Paolo Figlioulo, si spera che l’Emilia Romagna possa superare questa sua estate di difficoltà. Ma la domanda si pone da sè: perché l’Italia sta diventando un Paese che soffre di eventi climatici estremi almeno due volte all’anno? Triste il bilancio ogni volta sul fronte delle vittime e dei morti; grande la nostra solidarietà alle popolazioni colpite; sincero il dispiacere. Tuttavia, non si possono ignorare gli anni di incuria, abusivismo e conduzioni menefreghiste presenti non solo al sud, ma in tutto il nostro ‘belpaese’. Nemmeno un mese prima era stato approvato un decreto denominato ‘Emergenza siccità’. Ed era facilmente prevedibile che le piogge accumulate si sarebbero poi abbattute in forma estrema, causando ingenti danni a causa dello stato di abbandono del territorio in molte località. Noi pensiamo che ci siano gravi responsabilità delle amministrazioni locali, per questa mancata prevenzione. Nulla di anormale per loro: prima un fiume di denaro proveniente dai fondi del Pnrr e poi un fiume vero e proprio nel breve volgere di un mese. Non servono nuove commissioni, ma un’etica diversa con cui affrontare le criticità e intervenire senza più procrastinare. Non si può dare la colpa, ogni volta, al maltempo, al destino o alla fatalità, pensando che tutto sia dovuto. Da quanto denuncia la scienza, che è quella che cerca di avvertirci dei cambiamenti climatici in atto, il nostro è un problema mai davvero messo in agenda dalla politica, sia a livello centrale, sia locale. C’è un’Italia da curare, insomma. E non possiamo voltare il nostro sguardo da un’altra parte.





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Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - sabato 5 agosto 2023 22.19
Condivido: i danni derivano dalla velocità dell'acqua che crea volume e forza d'urto. L'acqua prende velocità in discesa, soprattutto quando scorre su superfici impermeabili e scivolose. L'Emilia meridionale ha una vasta superficie appenninica, quasi disabitata ed una piccola superficie piana e divisa da molti fiumi. Negli anni 40 e 50 le strade della superficie appenninica erano naturali; ora invece sono tutte asfaltate ed i fossi laterali spesso cementati. Molte zone sono state abbandonate e formano una crosta sulla quale l'acqua scorre. Nella parte bassa, i fiumi ed i canali sono stati ingabbiati tra gli argini che anche ne aumentano la velocità. Poichè la parte responsabile è quasi disabitata, se ne è omessa, colpevolmente, la cura. Nella parte bassa, densamente abitata, si è fatto credere ai cittadini che gli argini difendono il territorio mentre i fiumi si sono riempiti di sabbia... Ora si vuole scaricare queste responsabilità sui contribuenti!


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