I giovani si sentono
esclusi, discriminati, emarginati e rispondono con un
odio e una
violenza inaccettabili. In tutta
Europa è prioritario realizzare con urgenza politiche di
integrazione. L’immigrato deve essere inserito nel Paese ospitante e considerato come una parte vitale e funzionale, che arricchisce l’insieme.
“Liberté, Égalité, Fraternité” siano ancora il cemento delle nostre società. Quanto accaduto in
Francia non ci può lasciare indifferenti. Anche perché, questa volta si è trattato di
un’ondata che ha rischiato di allargarsi contagiare altri Paesi, come
Svizzera e
Belgio. Un fenomeno di rivolte che coinvolge soprattutto i
‘giovanissimi’ con problemi di emarginazione, di esclusione sociale, che non trovano
un’integrazione. Stiamo parlando del
fallimento di una
promessa d’integrazione che non è soltanto un
problema francese e che potrebbe diventare anche un problema
italiano. Una questione su cui il
Governo Meloni sta puntando moltissimo, in Europa, per l’alto numero di
sbarchi che stanno avvenendo, ogni giorno, a
Lampedusa. Quindi, servono
vere politiche d’integrazione. Un processo che deve partire dalle
scuole, dalla
formazione, dall’inserimento nel
mondo del lavoro. Questi sono temi importanti da sviluppare. E noi speriamo che, anche con il
Piano Mattei, si possa fare di più per aiutare le
economie dei
Paesi africani e fare in modo che si possano contrastare i
trafficanti, limitando le
partenze. Partenze che rischiano di trasformarsi in autentiche
tragedie, come abbiamo visto di recente nelle
acque greche del
mar Egeo, ma anche in quelle di
Cutro, sulle coste della Calabria. Perché
l’immigrazione è una questione
prioritaria, per il nostro Paese: prima ce ne rendiamo conto, meglio è.