Il via libera della
commissione Giustizia della
Camera dei deputati alla proposta di legge che dichiara la
gestazione per altri “reato universale”, è pura
propaganda politica. Il divieto di
maternità ‘surrogata’ è già in vigore in
Italia, all’articolo
12, sesto comma, della
legge n. 40 del 2004. Secondo questa norma, un
cittadino italiano che accede alla gravidanza per altri all’estero, in un Paese dove questa pratica è
legale nella sua forma
commerciale, al suo rientro in
Italia è
punibile. Se invece questo stesso reato lo commette un
cittadino francese residente qui da noi, al suo rientro
non è punibile. Così come
non sarebbe punibile un
italiano che accede alla gestazione per altri in un Paese in cui questa è perfettamente
legale e normata nella sua forma più
altruistica e
solidale. In pratica, il disegno di legge che la maggioranza di governo ha predisposto, sprecando tempo e risorse rispetto alle urgenze più attuali, è innanzitutto
inapplicabile, poiché facilmente
‘impugnabile’, in quanto ignora il principio della
‘doppia incriminazione’, che è alla base del diritto internazionale. Ovvero: per
punire in Italia un
reato compiuto in un altro Paese, tale fattispecie dev’essere considerata
illecita anche là. I reati considerati
‘universali’, come la
pedofilia o la stessa
guerra per esempio, sono tali perché la
comunità internazionale ha aderito a diverse
Convenzioni e
Trattati internazionali. In buona sostanza, il solo fatto che la
maternità surrogata sia regolamentata in alcuni Paesi, fa
crollare questo totalmente supposto
“principio di universalità”, evidenziando
l’arroganza del centrodestra italiano, che pretende di
imporre la propria normativa anche
ad altri Stati, violandone la
sovranità: siamo di fronte a un vero e proprio
delirio di onnipotenza da
pagliacci da circo. In secondo luogo, l’attuale maggioranza di governo, con la sua proposta indirettamente afferma che, in
Italia, debba esistere
un solo tipo di famiglia, composta da una
donna sana e un
marito che
possa avere figli: le altre famiglie o vengono
punite, oppure non hanno alcun
diritto di cittadinanza. Una lesione dello
Stato di diritto, che crea un
reato appostito per
finalità discriminatore. E che potrebbe rappresentare un
pericoloso precedente per
rendere fuorilegge, per motivi sostanzialmente ideologici, chi
non lo era solamente il giorno prima. Un atto
totalmente illiberale, che verrà senz’altro
‘spazzato via’ dalla
Corte costituzionale, poiché il nostro ordinamento è
laico e non può aderire a
una sola e unica filosofia morale, ma al contrario
le riconosce tutte e le tutela in un regime di piena
libertà di culto. E’ solo la
Costituzione, insomma, la
‘fonte superprimaria’ che può venirci a dire, in base ai suoi principi di
solidarietà e
d’inclusione, cosa sia
giusto e cosa, invece, sia da
vietare. E persino quali princìpi siano
prioritari rispetto ad altri. La
norma giuridica può tranquillamente
aderire e
sovrapporsi, in alcune
fattispecie, alla
morale cattolica, ma può anche capitare
che ciò non accada. E ci teniamo a sottolineare ulteriormente questo concetto ancor più sinteticamente:
ma anche no! L’utero in affitto è già fuorilegge in
Italia: rafforzarne le
finalità punitive è pura
follia giuridica, mossa da un
moralismo che crede di poter
imporre per legge la propria
esclusività culturale e
sociale, mentre invece dimostra solamente di professare una forma di
settarismo confessionalista, in totale
antinomia con il principio di
laicità dello Stato. Un concetto ribadito persino dal
Concordato del 1984 fra
Stato e
Chiesa cattolica, firmato da
Bettino Craxi e
Agostino Casaroli, il quale ha
‘spogliato’ il cattolicesimo del proprio
status di
religione unica, sottoponendolo, insieme a tutte le altre fedi e credenze, a una disciplina basata sulla
libertà di culto. A dimostrazione
dell’ostinato tentativo del
centrodestra italiano di volerci
riportare nel passato, imponendo la propria
triade composta da
“Dio, Patria e Famiglia”, negando altresì
l’applicazione corretta della
Costituzione italiana, la quale, invece, è di discendenza
‘mazziniana’ e
laica. In realtà, si dovrebbe cominciare a discutere della
cosa opposta. E cioè della
‘gravidanza per altri solidale’ e di accesso a tutte le tecniche di
fecondazione assistita, anche per
singoli individui e per
coppie dello stesso sesso. Perché l’unico modo di combattere ogni forma di
sfruttamento del corpo delle donne e quello di
garantire diritti regolamentandoli, non
vietandoli. Quella è
"la via, la verità e la vita".
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)