Fausto Bertinotti, figura politica di rilevo e sindacalista italiano, ha presentato il suo ultimo libro lo scorso
15 maggio 2023, presso la
Sala della Crociera del
ministero della Cultura in
Roma, intitolato:
‘La dissoluzione della democrazia’ (Castelvecchi). Un testo che racchiude l’esperienza di una persona che ha vissuto gli incarichi più rilevanti del secondo novecento e dei primi anni duemila. Egli è stato segretario del
Partito della Rifondazione comunista (1994-2006), presidente della Camera (2006-2008), deputato (1994-2008) ed
europarlamentare, presidente del
Partito della sinistra europea. È stato insignito della
Légion d'honneur. Ha aderito al
Partito socialista italiano nel
1960, nel
1964 è entrato nella
Cgil, della quale è diventato segretario nazionale. Dal
1972 alla sua dissoluzione ha fatto parte del
Partito comunista italiano. Non si trattava certamente del suo primo libro: sempre per
Castelvecchi aveva già pubblicato
‘Colpita al cuore’ e
‘Perché l'Italia non è una Repubblica fondata sul lavoro’. Anche questo suo nuovo saggio è una descrizione da manuale del nostro Paese. Un’opera ricca di spunti da parte di un autore che ha visto sempre più
scemare e
disinnamorare l’elettorato italiano della
politica. Una critica attenta al
sindacato, con gli occhi di chi ha sofferto e partecipato, dissidente, a certe scelte, tanto da ammettere:
“La catastrofe è annunciata per la morte della politica, che nelle emergenze viene sostituita dalle soluzioni tecnico-oligarchiche. Una politica che si conferma muta, che da signora è diventata serva”. Introdotto il testo con vari riferimenti agli altri
Stati europei da parte di
Alfonso Gianni, che si è soffermato in un distinguo tra la
partecipazione popolare italiana e quella
francese, secondo un suo modo di vederci meno partecipi da sempre, poiché interessati unicamente al
tornaconto personale. Sono, inoltre, intervenuti:
Angela Azzaro, Alessandro De Angelis e
Nichi Vendola. Tutti unanimi nel constatare le conclusioni dell’autore: ci troviamo in presenza, in questi ultimi decenni, di un
vuoto della mediazione politica, tale da aver spinto la
democrazia verso una
progressiva dissoluzione, intensificata dalle crisi del nuovo millennio. Un vuoto constatato da tutti, scaturito
dall'allontanamento dei cittadini. Il tema del conflitto e delle tensioni sociali, ascoltate e portate avanti dalla
sinistra negli anni, vengono eclissate da una nuova politica
liberal-populista, che le fa confluire in una
"betoniera di polemiche che fungono da ‘buchi neri’ energetici". Si è ribadito anche, nelle conclusioni, l’importanza di un
nuovo soggetto politico, in grado di intercettare e sostenere le sfide nell'era del
capitalismo finanziario globale, dello svuotamento della
sovranità popolare, della messa in discussione, di fatto, dei
diritti sociali e
di
un'Europa a vocazione
tecnocratica. Tutti i presenti hanno sostenuto che si tratta, come la definisce l’autore, di una
“politica sospesa”, di uno
sgretolamento della democrazia. Un libro che racchiude la speranza di cogliere la lezione di questi momenti critici, per offrire uno
sguardo alternativo, in grado di prepararci a riconoscere i
segni del cambiamento che verrà, uscendo da uno spazio politico ridotto al solo
"recinto del governo". Il sottosegretario alla Cultura,
Vittorio Sgarbi, ha partecipato al dibattito, lodando la capacità di sintesi e, al contempo, di approfondimento del saggio. Il sottosegretario alla Cultura crede molto nel
rinnovare l’impegno tra cittadini e istituzioni, ma ha poi dovuto lasciare prematuramente la sala poiché è giunta la notizia della sua nuova vittoria elettorale come sindaco di
Arpino (Fr). Fedele al suo pensiero, legato a una
democrazia partecipata, ha dichiarato, qualche giorno dopo, che
Arpino parteciperà alla candidatura di
Capitale europea della cultura, in stretto rapporto con il
‘Certamen ciceroniano’: una prova di
traduzione all’impronta di un brano del grande oratore romano.
“Il mio proposito”, ha sostenuto il sottosegretario
Sgarbi, “è di lavorare partendo dalle piccole realtà, per farle crescere”.