Vittorio Lussana“Non è di maggio questa impura aria”, scrisse una volta il poeta. Ma quanto accaduto in Emilia Romagna conferma, per l’ennesima volta, il negazionismo climatico più menefreghista e tribale. Negare certi fenomeni, significa solamente rimuovere la questione, trasformandola in emergenza. C’è da dire che, anche quest’anno, l’inverno era stato particolarmente mite: il terzo consuecutivo che si è palesato in questo modo. Inoltre, i dati e le analisi parlano chiaro: se non c’è più una gradualità delle stagioni e abbiamo continui ‘colpi di coda’ meteorologici, si conferma quanto gli scienziati ci stanno dicendo ormai da decenni. E cioè che è proprio l’effetto serra a rendere estremi e, al contempo, statici, gli eventi atmosferici. La sola cosa che non cambia, invece, è l’eccesso di propagandismo demagogico e di faziosità innanzi a dei fatti che non dovebbero avere una colorazione ideologica, a conferma di un immobilismo provinciale, da bambini viziati che non amano le cattive notizie. Ovvero, proprio quelle che avrebbero la funzione di ‘campanello d’allarme’ e che potrebbero aggravarsi ulteriormente. Accettare la verità sempre all’ultimo minuto e per pura convenienza opportunistica, mutando parere con la stessa velocità con cui Leopoldo Fregoli riusciva a cambiarsi d’abito in scena, segnala solamente una teatralità buffonesca, figlia dell’irriducibilismo ideologico.




Direttore responabile di www.laici.it

Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio