“Non è di maggio questa impura aria”, scrisse una volta il
poeta. Ma quanto accaduto in
Emilia Romagna conferma, per l’ennesima volta, il
negazionismo climatico più
menefreghista e
tribale. Negare certi fenomeni, significa solamente
rimuovere la questione, trasformandola in
emergenza. C’è da dire che, anche quest’anno,
l’inverno era stato particolarmente mite: il terzo consuecutivo che si è palesato in questo modo. Inoltre, i dati e le analisi parlano chiaro: se non c’è più una
gradualità delle stagioni e abbiamo continui
‘colpi di coda’ meteorologici, si conferma quanto gli scienziati ci stanno dicendo ormai da
decenni. E cioè che è proprio
l’effetto serra a rendere
estremi e, al contempo,
statici, gli
eventi atmosferici. La sola cosa che non cambia, invece, è l’eccesso di
propagandismo demagogico e di
faziosità innanzi a dei
fatti che non dovebbero avere una
colorazione ideologica, a conferma di un
immobilismo provinciale, da
bambini viziati che non amano le
cattive notizie. Ovvero, proprio quelle che avrebbero la funzione di
‘campanello d’allarme’ e che potrebbero aggravarsi ulteriormente. Accettare la
verità sempre
all’ultimo minuto e per
pura convenienza opportunistica, mutando parere con la stessa velocità con cui
Leopoldo Fregoli riusciva a
cambiarsi d’abito in scena, segnala solamente una
teatralità buffonesca, figlia
dell’irriducibilismo ideologico.
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