Emanuela ColatostiLo scorso mese di marzo, la sonda spaziale Hope, lanciata degli Emirati Arabi Uniti, ha sorvolato Deimos, uno dei due satelliti di Marte, fotografandolo da circa 100 chilometri di distanza, quindi con immagini ad alta risoluzione. Essendo la più lontana delle Lune marziane, il piccolo Deimos non era mai stato studiato. Soprattutto, sul suo lato nascosto. Deimos è il più piccolo dei due satelliti naturali del pianeta rosso. Ed è di forma irregolare, tanto che molti scienziati lo hanno a lungo considerato un asteroide. Esso possiede un'orbita quasi circolare a circa 23 mila 400 chilometri da Marte, mentre il suo fratello maggiore, Phobos, si trova 9 mila 300 chilometri circa di distanza. Nel corso del sorvolo, la sonda Hope ha utilizzato tutti gli strumenti presenti a bordo per raccogliere dati, i quali hanno permesso, innanzitutto, di confermare che Deimos non è  un semplice asteroide proveniente da chissà dove e rimasto intrappolato nell’orbita del pianeta rosso, bensì un ‘pezzettino’ dello stesso Marte finito in orbita per motivi misteriosi. La sua struttura, infatti, è molto simile e assai compatibile con quella del quarto pianeta del nostro sistema solare. Da ciò, ovviamente, sono sorte tutta una serie di teorie circa la dinamica storica del pianeta Marte: cosa gli è accaduto? Perché ha un atmosfera così rarefatta? Perché è ricchissimo di ‘letti’ senza che in questi vi scorra dell’acqua marziana? Quale tipo di evento lo ha ridotto nelle sue attuali condizioni? E come mai le sue Lune gli assomigliano così tanto? Ha subito una collisione? E quando è successo tutto ciò? Tutte risposte che la missione spaziale degli Emirati Arabi cercherà di fornire. Infatti, la 'Mars Hope al-Amal', è un’operazione dell'agenzia spaziale degli Emirati Arabi Uniti, deputata allo studio dell'atmosfera di Marte e del suo clima. Essa rappresenta la prima avventura nello spazio tentata da una nazione araba. Voluta dallo sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan nel 2014, essa si avvale del contributo internazionale delle Università del Colorado, dell'Arizona e della California a Berkeley, mentre il centro operativo della missione si trova a Dubai, presso il Mohammed bin Rashid Space Centre. La sonda è partita, nel luglio del 2020, dal Giappone. E dopo un viaggio di 200 giorni, in cui ha percorso 493 milioni di chilometri a una velocità di oltre 100 mila chilometri orari, essa è entrata nell’orbita marziana il 9 febbraio 2021. La sonda Hope può esser definita come il primo vero satellite metereologico marziano, poiché ha l’obiettivo di studiare proprio l'atmosfera marziana, attraverso l'osservazione delle variazioni climatiche giornaliere, quelle stagionali e tutti i qualsiasi eventi meteorologici della bassa atmosfera marziana come, per esempio, le tempeste di sabbia. I dati provenienti dalla sonda aiuteranno gli scienziati a comprendere meglio la struttura e l'evoluzione che l'atmosfera marziana ha subito, dal momento in cui essa era in grado di sostenere la presenza di acqua liquida sulla sua superficie. E come sia stato possibile che l'acqua sul pianeta rosso sia presente, oggi, solo sottoforma di ghiaccio. La comprensione dei meccanismi che permettevano un tempo all'atmosfera marziana di sostenere la presenza di acqua liquida in superficie rimane un mistero ancora irrisolto. Le condizioni di pressione atmosferica attuale, ovvero l'1% di quella terrestre, non permettono a Marte di avere acqua allo stato liquido in superficie. Di conseguenza, gli scienziati ipotizzano che, in passato, esso avesse una pressione atmosferica maggiore e più spessa, probabilmente con nubi di anidride carbonica che riflettevano la radiazione infrarossa del pianeta, contribuendo al suo riscaldamento e, quindi, alle condizioni di temperatura e pressione in grado di sostenere l'acqua liquida. Cosa caspita gli è capitato a Marte? Si potrebbe tentare, in futuro, di riportarlo nelle sue condizioni naturali? Insomma, può Marte tornare a risorgere, ritornando nelle sue condizioni primordiali? Attualmente, la sonda arabica ha completato la sua raccolta dati principale dell'atmosfera marziana. E gli scienziati hanno utilizzato il combustibile rimanente, per mettere Hope su un'orbita che intersechi quella di Deimos molte volte, così da estendere ulteriormente le ricerche scientifiche anche nei confronti di questo satellite rimasto in circolazione nell’orbita marziana. Probabilmente, dopo un evento cataclismatico particolare.





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