Ebbene, sì: tornano di moda i tanto bistrattati
anni ’90 del secolo scorso. Un decennio
minimalista, che fece quasi da contraltare ai
‘pazzi’ anni ’80: quelli dell’irruzione dello
stile ‘new romantic’, delle
spalline sotto alle camicette, dei
pantaloni a righe verticali, dei primi
fuseaux attillati e dei
costumi da bagno brasilian style, allegri e
fosforescenti. Gli
anni ’90 risposero con il ritorno agli
zatteroni, con gli
zoccoli a tacco quadrato e una gamma di
colori ridotti al
minimo, quasi sempre tendenti al
nero. Una moda più controllata, quasi
neutra, con qualche tocco di colore qua e là per non sembrare troppo
pessimisti. Corsi e ricorsi storici, insomma, con
capi basic dai
tagli geometrici, in nome di una ritrovata
semplicità. Uno stile
concettuale, imperniato sul modello
Maria Grazia Cucinotta: la
'ragazza-simbolo' di quegli anni, così
mora e
mediterranea, in contrasto con le
bionde finte e, spesso,
laccate del decennio precedente. Ed ecco che, dalle
collezioni primavera/estate 2023 saltano fuori le
camicie di flanella, i
gilet a pelle, i
jens stracciati e i
‘toppini’ con l’ombelico di fuori. Il tutto declinato tra
colori ‘polarizzati’: dal
bianco al
nero, inframezzati dal
grigio e dal
beige. Quello degli
anni ’90 fu un decennio solo apparentemente
‘minimal’: in realtà, il concetto era
meno ostentato, ma i comportamenti sempre più
liberi. Fu quello un periodo che voleva soprattutto chiudere in fretta il
XX secolo, mantenendo lo
stile trasgressivo, ma in forme più
eleganti, meno
appariscenti. Fu anche il decennio delle
trasparenze e delle prime
infradito ai piedi, che in realtà esploderanno definitivamente, come moda, nei primi
anni duemila, anche in ufficio. Si parlava del
buco nell’ozono, si sospettava un
clima in fase di cambiamento e si scopriva
l’aria condizionata in macchina. Fu un decennio abbastanza
comodo, tutto sommato, anche se erano già dimenticati gli
anni delle follie. Perché in fondo, l’allegria dei
mitici ’80 era stata una risposta quasi psicologica agli
‘anni di piombo’ e alla recrudescenza contestataria del
’77. Gli
anni ’90, invece, furono più
equilibrati, anche se
meno promettenti, in cui le prime illusioni cominciarono a
traballare. E la
moda di allora rispecchiò perfettamente quell’epoca di
riflessione, soprattutto nel nostro Paese. Lo spiega bene
Zerocalcare, nel suo
cartoon dell’anno scorso prodotto da
Netflix: “Noi andavamo lenti, perché pensavamo che la vita funzionasse così: bastava strappare lungo i bordi e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere…”. Una
pia illusione, ovviamente. Come quando si cammina
‘a tentoni’ nel buio. Non è un caso se la pellicola che delineò quel decennio fu il capolavoro di
Jonathan Demme, ‘Il silenzio degli innocenti’, che si conclude con la mitica scena della protagonista, interpretata da
Jodie Foster, che
vaga nel buio alla ricerca di un
‘serial killer’ e della sua promozoione
all'Fbi. Speriamo che questi
anni ’20 del
XXI secolo, già
iniziati molto male, con una
pandemia planetaria e una
guerra insidiosa alle porte
dell’Europa, non si concludano ancora
peggio.