Michela DiamantiEbbene, sì: tornano di moda i tanto bistrattati anni ’90 del secolo scorso. Un decennio minimalista, che fece quasi da contraltare ai ‘pazzi’ anni ’80: quelli dell’irruzione dello stile ‘new romantic’, delle spalline sotto alle camicette, dei pantaloni a righe verticali, dei primi fuseaux attillati e dei costumi da bagno brasilian style, allegri e fosforescenti. Gli anni ’90 risposero con il ritorno agli zatteroni, con gli zoccoli a tacco quadrato e una gamma di colori ridotti al minimo, quasi sempre tendenti al nero. Una moda più controllata, quasi neutra, con qualche tocco di colore qua e là per non sembrare troppo pessimisti. Corsi e ricorsi storici, insomma, con capi basic dai tagli geometrici, in nome di una ritrovata semplicità. Uno stile concettuale, imperniato sul modello Maria Grazia Cucinotta: la 'ragazza-simbolo' di quegli anni, così mora e mediterranea, in contrasto con le bionde finte e, spesso, laccate del decennio precedente. Ed ecco che, dalle collezioni primavera/estate 2023 saltano fuori le camicie di flanella, i gilet a pelle, i jens stracciati e i ‘toppini’ con l’ombelico di fuori. Il tutto declinato tra colori ‘polarizzati’: dal bianco al nero, inframezzati dal grigio e dal beige. Quello degli anni ’90 fu un decennio solo apparentemente ‘minimal’: in realtà, il concetto era meno ostentato, ma i comportamenti sempre più liberi. Fu quello un periodo che voleva soprattutto chiudere in fretta il XX secolo, mantenendo lo stile trasgressivo, ma in forme più eleganti, meno appariscenti. Fu anche il decennio delle trasparenze e delle prime infradito ai piedi, che in realtà esploderanno definitivamente, come moda, nei primi anni duemila, anche in ufficio. Si parlava del buco nell’ozono, si sospettava un clima in fase di cambiamento e si scopriva l’aria condizionata in macchina. Fu un decennio abbastanza comodo, tutto sommato, anche se erano già dimenticati gli anni delle follie. Perché in fondo, l’allegria dei mitici ’80 era stata una risposta quasi psicologica agli ‘anni di piombo’ e alla recrudescenza contestataria del ’77. Gli anni ’90, invece, furono più equilibrati, anche se meno promettenti, in cui le prime illusioni cominciarono a traballare. E la moda di allora rispecchiò perfettamente quell’epoca di riflessione, soprattutto nel nostro Paese. Lo spiega bene Zerocalcare, nel suo cartoon dell’anno scorso prodotto da Netflix: “Noi andavamo lenti, perché pensavamo che la vita funzionasse così: bastava strappare lungo i bordi e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere…”. Una pia illusione, ovviamente. Come quando si cammina ‘a tentoni’ nel buio. Non è un caso se la pellicola che delineò quel decennio fu il capolavoro di Jonathan Demme, ‘Il silenzio degli innocenti’, che si conclude con la mitica scena della protagonista, interpretata da Jodie Foster, che vaga nel buio alla ricerca di un ‘serial killer’ e della sua promozoione all'Fbi. Speriamo che questi anni ’20 del XXI secolo, già iniziati molto male, con una pandemia planetaria e una guerra insidiosa alle porte dell’Europa, non si concludano ancora peggio.





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