Emanuela Colatosti“Il corpo delle donne non deve mai generare odio o vergogna”. In questo modo, Chiara Ferragni motiva il vestito che ha indossato sul palco dell’Ariston nella prima serata della 73esima edizione del Festival della canzone italiana di Sanremo. L’abito riproduce esattamente come sarebbe il corpo della influencer cremonese se fosse stato nudo. A seguire, la Ferragni legge una lettera scritta alla bambina che è stata. L’imprenditrice, nel suo monologo, sembra far leva sul comune senso di inadeguatezza provato da ogni bambino o bambina nel confronto con gli altri. Finché le ricorda di non avere paura e di 'fregarsene' di ciò che gli altri potranno dire su di lei. Il monologo assume, insomma, un valore motivazionale. È lecito chiedersi se la Ferragni non stesse parlando a se stessa, nel momento in cui restituisce le critiche rivolte a ogni madre-lavoratrice, impegnata a realizzarsi professionalmente e a svolgere al meglio il suo ruolo genitoriale. Ma a questo punto, l'influencer sembra utilizzare la bambina come una sorta di alibi, per nascondere la vera destinataria della missiva, ossia la donna che è diventata: un’imprenditrice di successo, madre di due bambini. La venatura politica del suo monologo decade nel momento in cui la Ferragni parla del suo corpo conforme di donna bianca; del suo vissuto come madre che ‘fattura’ (come nella nuova hit di Shakira, ndr) e che di certo non ha mai sentito le paure e le ansie del sottoproletariato. Tuttavia, attiviste e attivisti per i diritti delle donne possono abbassare l’ascia di guerra e considerare la lettera a se stessa dell’influencer per quello che è: un ‘selfie’. E possono abbassare l’ascia di guerra, perché ‘farsi un selfie’ e devolvendo il cachet di Sanremo in beneficenza a Dire (Donne in rete contro la violenza, ndr) sono gli unici modi in cui si fa portabandiera delle istanze femministe. Dunque, non resterete disoccupati, anzi. Il motivo risiede nel fatto che dire o fare qualcosa dal palco di Sanremo è molto diverso da una storia su un profilo Instagram, persino quando si hanno i numeri della Ferragni. Il palco dell’Ariston è un altare su cui ogni anno si consuma un vero e proprio rito per milioni di persone, che non sono semplicemente spettatori, ma in qualche modo partecipano direttamente allo spettacolo. Persino i detrattori della kermesse sono tirati dentro per i ‘capelli’, chiamati a prendere posizione su ogni parola e ogni nota che viene emessa a Sanremo e si diffonde in mondovisione. L’altare di Sanremo ha il potere di attribuire a ogni scelta estetica una sfumatura politica. Lo abbiamo visto, negli anni scorsi, con le performance di Achille Lauro. Non solo i concorrenti, ma anche ogni ospite fa scelte che hanno il potere di diventare simboliche per ogni singolo spettatore. Per questo motivo, hanno assunto peso i monologhi delle co-conduttrici e degli altri ospiti, sempre divisivi. E quello di Chiara Ferragni non è stato da meno. Non avrebbe bisogno di alcun riconoscimento da parte del pubblico sanremese, dal momento che la sua capacità di influenzare gusti e consumi di milioni di persone parla da sola. Ma allora diviene lecito chiedersi quale sia il fine delle morali del suo monologo (“se ti impegni ce la fai”; “accettati per come sei”). La frase ‘Pensati libera’, indossata da Chiara Ferragni durante la prima serata, a questo punto non significa granché. Perché per la quasi totalità delle donne del pianeta non basta ripetersi un 'mantra' per autodeterminarsi: accettarsi e impegnarsi non è che la milionesima parte degli sforzi che fanno la maggior parte delle persone per assicurarsi almeno la ‘pancia piena’. Intanto che s’impegna a rendere meno profondo il divario socio-economico che rende iniqua ogni forma di competizione e di merito con i ceti dominanti – i quali, evitando ogni tipo di analisi sociale, spesso neanche comprendono quale politica sia necessario fare - all’imprenditrice basta crederci e accettarsi per come si è. Se l’influencer decidesse di usare la sua personale biografia per spiegarci come si fanno i soldi, farebbe luce sui suoi privilegi e dimostrerebbe la verità del detto: ‘Piove sempre sul bagnato’. Nel bene, come nel male.





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