“Il corpo delle donne non deve mai generare odio o vergogna”. In questo modo,
Chiara Ferragni motiva il
vestito che ha indossato sul
palco dell’Ariston nella prima serata della
73esima edizione del
Festival della canzone italiana di Sanremo. L’abito riproduce esattamente come sarebbe il
corpo della
influencer cremonese se fosse stato
nudo. A seguire, la
Ferragni legge una lettera scritta alla bambina che è stata. L’imprenditrice, nel suo monologo, sembra far leva sul comune senso di
inadeguatezza provato da ogni bambino o bambina nel confronto con gli
altri. Finché le ricorda di non avere paura e di
'fregarsene' di ciò che gli altri potranno dire su di lei. Il monologo assume, insomma, un valore
motivazionale. È lecito chiedersi se la
Ferragni non stesse parlando a se stessa, nel momento in cui restituisce le critiche rivolte a ogni
madre-lavoratrice, impegnata a realizzarsi professionalmente e a svolgere al meglio il suo
ruolo genitoriale. Ma a questo punto,
l'influencer sembra
utilizzare la bambina come una sorta di
alibi, per nascondere la
vera destinataria della missiva, ossia la
donna che è diventata:
un’imprenditrice di successo, madre di due bambini. La
venatura politica del suo monologo decade nel momento in cui la
Ferragni parla del suo corpo conforme di
donna bianca; del suo vissuto come
madre che ‘fattura’ (come nella nuova
hit di
Shakira, ndr) e che di certo non ha mai sentito le
paure e le
ansie del
sottoproletariato. Tuttavia,
attiviste e
attivisti per i
diritti delle donne possono abbassare
l’ascia di guerra e considerare la lettera a se stessa dell’influencer per quello che è: un
‘selfie’. E possono abbassare
l’ascia di guerra, perché
‘farsi un selfie’ e devolvendo il
cachet di Sanremo in beneficenza a
Dire (Donne in rete contro la violenza, ndr) sono gli unici modi in cui si fa
portabandiera delle
istanze femministe. Dunque, non resterete
disoccupati, anzi. Il motivo risiede nel fatto che dire o fare qualcosa dal
palco di Sanremo è molto diverso da una storia su un
profilo Instagram, persino quando si hanno i
numeri della Ferragni. Il
palco dell’Ariston è un
altare su cui ogni anno si consuma un vero e proprio
rito per milioni di persone, che non sono semplicemente spettatori, ma in qualche modo partecipano direttamente allo spettacolo. Persino i
detrattori della
kermesse sono tirati dentro per i
‘capelli’, chiamati a prendere posizione su ogni parola e ogni nota che viene emessa a
Sanremo e si diffonde in
mondovisione. L’altare di
Sanremo ha il potere di attribuire a ogni scelta estetica una
sfumatura politica. Lo abbiamo visto, negli anni scorsi, con le
performance di
Achille Lauro. Non solo i
concorrenti, ma anche ogni
ospite fa scelte che hanno il potere di
diventare simboliche per ogni singolo
spettatore. Per questo motivo, hanno assunto peso i
monologhi delle co-conduttrici e degli altri
ospiti, sempre
divisivi. E quello di
Chiara Ferragni non è stato da meno. Non avrebbe bisogno di alcun
riconoscimento da parte del
pubblico sanremese, dal momento che la sua capacità di
influenzare gusti e consumi di milioni di persone parla da sola. Ma allora diviene lecito chiedersi quale sia il fine delle
morali del suo monologo
(“se ti impegni ce la fai”; “accettati per come sei”). La frase
‘Pensati libera’, indossata da
Chiara Ferragni durante la prima serata, a questo punto
non significa granché. Perché per la quasi totalità delle
donne del pianeta non basta ripetersi un
'mantra' per
autodeterminarsi: accettarsi e impegnarsi non è che la
milionesima parte degli
sforzi che fanno la maggior parte delle persone per assicurarsi almeno la
‘pancia piena’. Intanto che s’impegna a rendere meno profondo il
divario socio-economico che rende iniqua ogni forma di competizione e di merito con i
ceti dominanti – i quali,
evitando ogni tipo di analisi sociale, spesso neanche comprendono quale politica sia necessario fare -
all’imprenditrice basta crederci e
accettarsi per come si è. Se
l’influencer decidesse di usare la sua personale
biografia per spiegarci
come si fanno i soldi, farebbe luce sui suoi
privilegi e dimostrerebbe la verità del detto:
‘Piove sempre sul bagnato’. Nel
bene, come nel
male.