Fatte salve alcune singole eccezioni, la
società italiana è diventata solamente una
maschera. Sotto la nostra pelle, un’altra
identità ha preso il sopravvento, accettando di venire a patti con una
mentalità criminale e
‘banditesca’, che pone il
denaro, anziché lo
Stato di diritto, come
architrave portante della
società. Si tratta di una
mentalità aberrante, aggravata dalla colpevole sufficienza con cui si continua a far finta di non vedere la vastità di certi fenomeni. Eppure, i segnali di come le
organizzazioni mafiose stessero
mutando, dopo la
fase storica delle stragi, c’erano tutti. Solo un popolo che vuol continuare a
far finta di non vedere il suo
male originario e più
profondo poteva farci assistere alla
diffusione capillare del
potere criminale, a cui molti di noi hanno ceduto, di fatto, una fetta di
sovranità economica. Non solo nel
Mezzogiorno, ma ormai anche a
Milano, Cuneo, Parma e in molte altre parti del
nord. Ecco che fine ha fatto la nostra
cultura identitaria in quanto
sistema normativo, ovvero come
repertorio di valori e comportamenti applicabili nella vita quotidiana e non certo come mero
‘bagaglio formale’ di
conoscenze. Essa ha subito modificazioni e mutazioni continue, che non possono venir genericamente addebitate a
un’appendice globalista o
post industriale della cosiddetta
‘società di massa’. Per tali motivi,
l’Italia è oggi un aggregato senza alcuna
identità, che rischia la
disgregazione. Ma voi avete preferito rimanere a bordo della vostra
‘mongolfiera’ senza accorgervi, se non in rari casi, delle ripercussioni di un
progresso totalmente
materialistico nella
mentalità, nelle
abitudini, nei
costumi e
nei
comportamenti. Questo è uno dei
nodi cruciali della questione, che dovrebbe impegnarvi in una sincera, o quanto meno credibile,
ristrutturazione ‘interiore’ dell’italianità progressista. E’ questo il
grave pregiudizio che affligge la
mentalità italiana: la convinzione che un
sistema produttivo non possa essere
modificato dall’interno, ma
abbattuto dalle fondamenta, per poi passare all’eccesso opposto del
soggettivismo esasperato, del
narcisismo nichilista. Compito della politica non dev'esser quello di accettare la
‘mimetizzazione’, ma di
scompaginarne le previsioni, di
anticiparne le mosse, rendendo obbligatoria una direzione di marcia fino alla
vittoria definitiva dello Stato. E invece, qui da noi si continua a respirare, a pieni polmoni, quella
‘critica della democrazia’ che ha caratterizzato qualsiasi forma di
militanza politica per tutto il novecento.
Un’eredità nefasta, che ha finito col favorire una
degenerazione continua della politica in quanto
demagogia propagandistica, come
deformazione grottesca di ogni
evidenza concreta, misurabile, fattuale. Per poter evadere da un simile
declino e poter trattenere i nostri giovani, voi dovrete coinvolgerli in una nuova lotta,
realmente identitaria, per una nuova
‘italianità’, tornando a quello
spirito di indagine della realtà sociale e dei multiformi interessi che in essa si accavallano. Solamente in questo modo potrete riuscire a rappresentare veramente il
pensiero di fondo degli italiani. Questa è la vostra
missione. Questo il vostro
compito.
Direttore responsabile di www.laici.it