È stata inaugurata, il
14 dicembre scorso, la mostra documentaria
‘I Romanisti: cenacoli e vita artistica da Trastevere al Tridente (1929 – 1940)’, che sarà aperta sino al
4 giugno 2023, presso il
Museo di Roma in Trastevere. La vita e la cultura a
Roma tra la fine degli
anni ’20 del secolo scorso e il
1940, nella prospettiva specifica dei
‘Romanisti’, ossia studiosi, accademici e cultori della città. L’esposizione curata da
Roberta Perfetti e
Silvia Telmon, è promossa da
‘Roma Culture’, Sovrintendenza capitolina ai Beni culturali, con la collaborazione del
'Gruppo dei Romanisti'. L’organizzazione è stata curata da
'Zètema Progetto Cultura'. Nel decennio
1929-1940 prendono vita e si diffondono, in diversi cenacoli e salotti letterari della capitale, l’appassionato studio e la vivace promozione della cultura
‘romanista’, intesa nella più ampia accezione dei fenomeni letterari, artistici, antiquari e di spettacolo. Ne sono promotori numerosi intellettuali romani e stranieri, costituitisi spontaneamente in un circolo di amici – inizialmente conosciuti come
'Romani della Cisterna' – che, accrescendosi per tappe successive con altri apporti, acquisiranno una fisionomia stabile alla fine degli anni ‘30 del XX secolo e costituiranno ufficialmente il sodalizio denominato
‘Gruppo dei Romanisti’. Gli aderenti al gruppo sono decisi a operare per il progresso degli studi su
Roma e la loro divulgazione e per mantenere vivo, in ogni campo, lo spirito della
romanità, mettendone in luce il patrimonio storico-artistico, le vicende, gli uomini illustri, le tradizioni, il dialetto. Con questi intenti davano vita, nel
1940, anche alla
‘Strenna dei Romanisti’, annuale antologia di scritti d’argomento romano, alla quale hanno collaborato e collaborano ancora diversi autori, sia scrittori, sia illustratori. Il percorso espositivo è composto di elementi provenienti in gran parte dal
Museo di Roma, dalla
Galleria d’Arte moderna, dal
Museo di Roma in Trastevere, dai
Fondi Trilussa della
Sovrintendenza capitolina e dall’archivio del
'Gruppo dei Romanisti'. La mostra si apre con la prima sezione, dal titolo
'Romani della Cisterna', che introduce
l’Osteria della Cisterna in Trastevere, il luogo dove, nel
1929, affiora l’idea di fondare il cenacolo di
romani autentici. I fondatori furono:
Ettore Petrolini, Trilussa, Augusto Jandolo, Giuseppe Ceccarelli, Vitaliano Rotellini, Ettore Veo, Franco Liberati e
Ignazio Mascalchi. Durante i pasti, sempre rumorosi e animati, s’intrecciavano discussioni su questioni artistiche, letterarie o archeologiche, trasformando
l’osteria in
un’accademia. Molti altri sono i locali dove il sodalizio si ritrovava per le
‘pappate romaniste’, tanto che, nel
1937, fu pubblicata una guida,
‘Osterie romane’ (Ceschina editore), con prefazione di
Giuseppe Bottai e
18 saggi di romanisti fra cui
Ceccarius, Jandolo e
Veo. Pagine fluide, che rivelano un’interessante mappa della ristorazione a
Roma, tra un racconto goliardico e una recensione gastronomica. La seconda sezione, dal titolo
‘La passione antiquaria’, illustra come, negli
anni ’30 del XX secolo, la città di
Roma abbia assistito a un’eccezionale espansione urbanistica, collegata sostanzialmente alla costruzione ideologica della
romanità fascista. Nell’area archeologica del
Foro repubblicano e dei
Fori imperiali, confinanti con il colle capitolino, s’intervenne radicalmente mediante le demolizioni delle sovrapposizioni di epoche posteriori sui resti di età classica. Nacque, così, da tanti illustri antichisti, archeologici e storici dell’arte come
Ferdinando Castagnoli, Massimo Pallottino, Carlo Pietrangeli, Pietro Romanelli, Richard Krautheimer, Antonio Muñoz, Diego Angeli, tutti sostenitori del
'Gruppo dei Romanisti', la necessità di preservare e restaurare il vasto patrimonio archeologico e artistico, dandogli anche una maggiore razionalità. Il percorso espositivo prosegue con la terza sezione, dal titolo:
‘Con Trilussa’. Fondatore del primo nucleo dei
‘Romanisti della Cisterna’ e grande amico di
Ettore Petrolini, Carlo Alberto Camillo Salustri, con lo pseudonimo anagrammatico di
Trilussa, è stato un vero protagonista della cultura romana degli
anni ‘30: come poeta, scrittore e giornalista ha prodotto un notevole patrimonio composto, tra l’altro, dai circa
11 mila documenti, opere d’arte, fotografie, libri, lettere, materiale oggi conservato presso il
Museo di Roma in Trastevere, che permette di ricostruire il clima e la moda dell’epoca. In particolare, i rapporti instaurati nel corso della sua vita con alcune personalità di indiscusso rilievo, come
Luigi Pirandello, Gabriele D’Annunzio, Massimo Bontempelli, Filippo Tommaso Marinetti e
Giacomo Balla, raccontano quanto fosse brillante la
vita culturale romana creatasi nelle conviviali
‘romaniste in osteria’, rompendo dialetticamente la propaganda ufficiale. Allestita nella
‘Sala del Pianoforte’, la quarta sezione -
'In Atelier' - racconta come, negli
anni ’30, molti artisti romani e residenti nella capitale si dedicassero alla pittura di paesaggio urbano, rappresentando una parte della
città medioevale, distrutta per far posto alla
Roma fascista. L’interpretazione visionaria
dell’Urbe si apprezza in una pittura elaborata e senza contorno, dove la variazione dei toni di luce rarefatti e gli schizzi di colore evocano il mutamento solido della città, mentre l’atmosfera ne tradisce il trasporto emotivo.
Orazio Amato, Carlo Alberto Petrucci, Orfeo Tamburi e
Diego Angeli, in veste di pittore, sono solo alcuni degli artisti presenti all’interno del sodalizio dei
‘Romanisti’ e, insieme a
Duilio Cambellotti e
Antonio Barrera, stretti collaboratori delle iniziative culturali organizzate dai fondatori dei
‘Romani della Cisterna’, hanno assistito alla trasformazione culturale di
Roma nei primi decenni del
Novecento. Infine, l’ultima sezione, dal titolo
‘Il Gruppo dei Romanisti’, ripercorre la nascita ufficiale del sodalizio. Nello studio di
via Margutta dell’antiquario e poeta
Augusto Jandolo, dove presto le riunioni iniziarono a svolgersi con regolarità, il primo mercoledì di ogni mese, nacque anche, nel
1940, la pubblicazione annuale della
‘Strenna dei Romanisti’, il cui primo numero, di circa
100 pagine, può essere ammirato in mostra. Ancora oggi, l’antologia, con articoli, saggi, storie, poesie, memorie e illustrazioni di argomento romano, viene tradizionalmente consegnata dai
‘Romanisti’ al
sindaco il
21 aprile, Natale di Roma, come omaggio e testimonianza degli studi e della passione per la città. A
Marcello Piermattei viene attribuita la definizione della parola
‘Romanisti’, entrata non soltanto nell'uso comune, ma anche recepita nei vocabolari. Chi sono i
‘Romanisti’? Sono i veri innamorati di
Roma, propagandisti liberi
(perché disinteressati) della
romanità. Essi si prefiggono di far rivivere le
belle tradizioni romane che hanno reso la vita
dell'Urbe sempre piacevole, interessante e non già monotona. A corredo della mostra, da
gennaio a
maggio 2023, verrà proposto anche il ciclo di incontri
‘Il Gruppo dei Romanisti si racconta’, ideato e coordinato da
Donato Tamblé, presidente del
‘Gruppo dei Romanisti’. Questo programma di conferenze, reading e concerti offre l’occasione per approfondire l’orizzonte documentario e narrativo del mondo dei
'Romanisti' fino ai giorni nostri. Fondamentale l’apporto delle fondazioni per garantire un’attiva e buona connettività del tessuto sociale e la capacità di salvaguardare e incrementare la cultura del nostro Paese. Il primo appuntamento della serie si è tenuto lo scorso
18 gennaio 2023, con le relazioni di
Donato Tamblé, Laura Biancini e
Francesca Di Castro, che hanno raccontato il periodo iniziale dei
‘Romanisti’, quello della loro nascita come comunità culturale. Il
25 gennaio sarà, invece, presentato il volume
‘Il Gruppo dei Romanisti dal dopoguerra a oggi’, edito da
Carocci: una tradizione che si rinnova. Gli incontri proseguiranno, con cadenza di due al mese, sino alla
fine di maggio 2023. Un’iniziativa encomiabile, che coniuga la parte espositiva con quella divulgativa, ovvero le conferenze e le visite guidate, permettendo così di entrare pienamente nello
spirito romanistico, che contribuisce a tramandare e a valorizzare la
grande cultura di Roma.