Emanuela ColatostiL’associazione Casa delle donne 'Lucha y Siesta' è di nuovo chiamata in tribunale, stavolta nella persona, fisica e giuridica, della presidente. Atac procede agendo una ‘finzione’ giuridica, che scarica su una sola persona (la presidente dell’Aps romana) la responsabilità di decine di attiviste e centinaia di persone che hanno per anni operato gratuitamente a favore delle donne, che nella sede di 'Lucha y Siesta' trovano da 13 anni un rifugio, una casa e una comunità. L’accusa è di occupazione dell’immobile di via Lucio Sestio, ex stabile dell’Atac, l'azienda tramvie e autobus del Comune di Roma, di proprietà della Regione Lazio dal 5 agosto 2021. In seguito all’occupazione della proprietà abbandonata, l’edificio e il giardino sono stati trasformati in Casa delle donne, centro antiviolenza, casa rifugio e di semiautonomia, presidio di elaborazione politica femminista e transfemminista, spazio cittadino di solidarietà: un vero bene comune. Nel 2020, l'azienda Atac, per ripianare i propri debiti, aveva previsto di vendere l’immobile, rischiando di cancellare un’esperienza complessa, che fornisce 14 dei 25 posti letto per donne che fuoriescono da situazioni di violenza. Per attuare la Convenzione di Instanbul e in rispetto della ratifica italiana del 1999 dell’Expert Meeting sulla violenza contro le donne dell’Unione europa, ne occorrerebbero almeno 300. I 13 anni di collaborazione con la rete antiviolenza nazionale e una delibera del VII Municipio di Roma ha spinto la Regione Lazio a stanziare i fondi per partecipare all’asta e a restituire l’immobile alla comunità che lo anima. Il giorno 10 gennaio ci sarebbe dovuta essere l’udienza, rimandata al 26 aprile 2023. A piazzale Clodio, di fronte al Tribunale di Roma, c’erano molte associazioni e organizzazioni non governative, accorse a portare sostegno alla presidente e alle attiviste di 'Lucha y siesta'. In merito alla questione, è intervenuta anche la senatrice Ilaria Cucchi: “Essere qui è la sconfitta delle istituzioni, che perdono quando, per far fronte alle loro lacune, si servono delle associazioni antiviolenza, senza riconoscerne il ruolo fondamentale. Lancio un appello alla Regione Lazio, affinché si attivi per sostenere e tutelare questa esperienza”. Le attiviste e le volontarie di 'Lucha y siesta' chiedono l'emissione di un’immediata pronuncia assolutoria, affinché possano continuare a svolgere il ruolo, insostituibile, di soccorso alle donne vittime di violenza di genere.





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