L’associazione
Casa delle donne 'Lucha y Siesta' è di nuovo chiamata in tribunale, stavolta nella persona, fisica e giuridica, della presidente.
Atac procede agendo una
‘finzione’ giuridica, che scarica su una sola persona
(la presidente dell’Aps romana) la responsabilità di
decine di attiviste e
centinaia di persone che hanno per anni operato gratuitamente a favore delle
donne, che nella sede di
'Lucha y Siesta' trovano da
13 anni un rifugio, una casa e una comunità. L’accusa è di
occupazione dell’immobile di via Lucio Sestio, ex stabile
dell’Atac, l'azienda tramvie e autobus del
Comune di Roma, di proprietà della
Regione Lazio dal
5 agosto 2021. In seguito all’occupazione della proprietà abbandonata, l’edificio e il giardino sono stati trasformati in
Casa delle donne, centro antiviolenza, casa rifugio e di
semiautonomia, presidio di
elaborazione politica femminista e
transfemminista, spazio cittadino di
solidarietà: un vero bene comune. Nel
2020, l'azienda
Atac, per ripianare i propri debiti, aveva previsto di
vendere l’immobile, rischiando di cancellare un’esperienza complessa, che fornisce
14 dei
25 posti letto per donne che fuoriescono da situazioni di
violenza. Per attuare la
Convenzione di Instanbul e in rispetto della
ratifica italiana del
1999 dell’Expert Meeting sulla
violenza contro le donne dell’Unione europa, ne occorrerebbero almeno
300. I
13 anni di collaborazione con la
rete antiviolenza nazionale e una delibera del
VII Municipio di Roma ha spinto la
Regione Lazio a stanziare i fondi per partecipare
all’asta e a restituire l’immobile alla
comunità che lo anima. Il giorno
10 gennaio ci sarebbe dovuta essere
l’udienza, rimandata al
26 aprile 2023. A
piazzale Clodio, di fronte al
Tribunale di Roma, c’erano molte
associazioni e
organizzazioni non governative, accorse a portare sostegno alla presidente e alle attiviste di
'Lucha y siesta'. In merito alla questione, è intervenuta anche la senatrice
Ilaria Cucchi: “Essere qui è la sconfitta delle istituzioni, che perdono quando, per far fronte alle loro lacune, si servono delle associazioni antiviolenza, senza riconoscerne il ruolo fondamentale. Lancio un appello alla Regione Lazio, affinché si attivi per sostenere e tutelare questa esperienza”. Le attiviste e le volontarie di
'Lucha y siesta' chiedono l'emissione di un’immediata pronuncia
assolutoria, affinché possano continuare a svolgere il ruolo, insostituibile, di
soccorso alle donne vittime di
violenza di genere.