Caterina Di PerriMentre in occidente si dibatte sui matrimoni omosessuali, sui diritti dei minori di dichiarare a quale genere vorrebbero appartenere e le comunità Lgbtq+ fanno sentire le loro posizioni, ci sono posti nel mondo dove nessun arcobaleno si vede all’orizzonte. In questa dicotomia di genere, le donne sono schiacciate, soggette a soprusi e violenze, spogliate di qualsiasi diritto. La percezione sull’accettazione delle differenze su queste questioni, è molto evidente perché tanto sono auspicabili in America e in Europa, quanto sono negate nei Paesi sotto dittatura in Medio Oriente, Asia e Africa. Intanto, in Afghanistan anche l’Onu ha dovuto fermare i progetti dove erano inserite le donne. Ciò, in seguito alla decisione dei Talebani di vietare loro di lavorare. Dopo il loro ritorno al potere, nel Paese i diritti delle donne sono precipitati nuovamente nell’oblio. A volte, vien da chiedersi che senso abbiano le guerre, se non cambiano la qualità della vita? La risposta la sappiamo tutti, purtroppo: chi organizza certe campagne militari importa assai poco della popolazione locale del territorio sotto attacco. E il ritorno del regime in Afghanistan, la dice lunga in tal senso. Potere, petrolio e accordi finanziari mal si accompagnano con diritti, dignità e libertà. In questo Paese, una donna non può spostarsi da sola oltre un raggio di 72 chilometri da casa. Pertanto, è impensabile che possa andare a lavorare o a studiare. Anche l’Onu ha gettato la 'spugna': non ci sono più donne afghane che lavorano nelle attività umanitarie, in Afghanistan. E lo stesso vale per tutte le Ong presenti nel Paese. Una grande risorsa per la popolazione è venuta a mancare: le donne erano il ponte per gli aiuti, proprio adesso che la nazione attraversa una grave crisi alimentare. Le Nazioni Unite hanno stimato che 23 milioni di persone sono a rischio e il tasso di povertà si aggira intorno al 97% della popolazione. Appare chiaro che, per i Talebani, mantenere la società ai livelli più bassi di sicurezza economica, sociale e sanitaria sia un punto di forza. Cosa che dimostra come l’arretratezza del pensiero sia la vera zavorra nello sviluppo di un Paese. Possono avere armi automatiche e usare le tecnologie, ma è sempre il Medioevo l’era in cui si dibattono.

Afghanistan: un Paese che odia le donne
I numeri che ha raccolto l’Unicef sono impressionanti: 3 milioni di ragazze non possono più accedere alla scuola secondaria; a 12 anni si spezzano i sogni delle bambine di poter studiare; 1 bambina su 4 soffre di depressione; il 17% si sposa prima dei 15 anni di età. In questo modo, le donne spariscono dalla vita pubblica e sono relegate a fare figli e ad accudire alla casa, avendo dagli uomini al potere la stessa considerazione che si dà agli animali. Trattasi di un regime di segregazione di genere. Secondo Volker Turk, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, “nessun Paese si può sviluppare e, a maggior ragione, sopravvivere socialmente ed economicamente, escludendo metà della sua popolazione”. Difatti, ciò che è in atto, con una operazione che vuole attuare un’epurazione femminile da ogni contesto sociale, non può che innescare un’implosione. L’odio viscerale contro le donne, operato dai Talebani, nasconde la grande paura di chi si mette sulla difensiva piuttosto che conoscere l’Altro. E pensare che, nel resto del mondo, l’Altro possa essere un esponente della comunità Lgbtq+ lascia intendere quanta arretratezza e rozzezza ci possa essere nella subcultura fondamentalista. Il mondo non sarà mai pronto a un cambiamento: non è possibile che ci siano persone che investono miliardi di dollari per fare un viaggio nello spazio, quando esistono realtà di questo tipo. Far finta che sia normale è già questa un’aberrazione. Ma per il cambiamento, è necessario che il valore della vita sia più alto del valore del denaro. A oriente come in occidente.





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