Mentre in
occidente si dibatte sui
matrimoni omosessuali, sui
diritti dei minori di dichiarare a
quale genere vorrebbero appartenere e le
comunità Lgbtq+ fanno sentire le loro posizioni, ci sono posti nel mondo dove
nessun arcobaleno si vede all’orizzonte. In questa
dicotomia di genere, le
donne sono schiacciate, soggette a
soprusi e violenze, spogliate di qualsiasi
diritto. La percezione sull’accettazione delle differenze su queste questioni, è molto evidente perché tanto sono auspicabili in
America e in
Europa, quanto sono
negate nei
Paesi sotto dittatura in
Medio Oriente, Asia e
Africa. Intanto, in
Afghanistan anche
l’Onu ha dovuto fermare i progetti dove erano inserite le
donne. Ciò, in seguito alla decisione dei
Talebani di
vietare loro di lavorare. Dopo il loro ritorno al potere, nel Paese i
diritti delle donne sono precipitati nuovamente
nell’oblio. A volte, vien da chiedersi che senso abbiano le
guerre, se non cambiano la
qualità della vita? La risposta la sappiamo tutti, purtroppo: chi organizza certe
campagne militari importa assai poco della
popolazione locale del territorio sotto attacco. E il ritorno del regime in
Afghanistan, la dice lunga in tal senso.
Potere, petrolio e
accordi finanziari mal si accompagnano con
diritti, dignità e
libertà. In questo Paese,
una donna non può spostarsi da sola oltre un raggio di
72 chilometri da casa. Pertanto, è impensabile che possa
andare a lavorare o a studiare. Anche
l’Onu ha
gettato la 'spugna': non ci sono più
donne afghane che lavorano nelle
attività umanitarie, in
Afghanistan. E lo stesso vale per tutte le
Ong presenti nel Paese. Una grande risorsa per la popolazione è venuta a mancare: le
donne erano il
ponte per gli aiuti, proprio adesso che la nazione attraversa una
grave crisi alimentare. Le
Nazioni Unite hanno stimato che
23 milioni di persone sono a rischio e il
tasso di povertà si aggira intorno al
97% della popolazione. Appare chiaro che, per i
Talebani, mantenere la società ai livelli più bassi di sicurezza economica, sociale e sanitaria sia un
punto di forza. Cosa che dimostra come
l’arretratezza del pensiero sia la vera
zavorra nello sviluppo di un Paese. Possono avere
armi automatiche e
usare le tecnologie, ma è sempre il
Medioevo l’era in cui si dibattono.
Afghanistan: un Paese che odia le donne
I numeri che ha raccolto
l’Unicef sono impressionanti:
3 milioni di ragazze non possono più accedere alla
scuola secondaria; a
12 anni si spezzano i sogni delle
bambine di poter studiare;
1 bambina su 4 soffre di
depressione; il
17% si sposa prima dei
15 anni di età. In questo modo,
le donne spariscono dalla vita pubblica e sono relegate a
fare figli e ad
accudire alla casa, avendo dagli uomini al potere la stessa considerazione che si dà agli animali. Trattasi di un
regime di
segregazione di genere. Secondo
Volker Turk, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, “nessun Paese si può sviluppare e, a maggior ragione, sopravvivere socialmente ed economicamente, escludendo metà della sua popolazione”. Difatti, ciò che è in atto, con una operazione che vuole attuare
un’epurazione femminile da ogni
contesto sociale, non può che innescare
un’implosione. L’odio viscerale contro le
donne, operato dai
Talebani, nasconde la grande paura di chi si mette sulla difensiva piuttosto che conoscere
l’Altro. E pensare che, nel resto del mondo,
l’Altro possa essere un esponente della
comunità Lgbtq+ lascia intendere quanta
arretratezza e
rozzezza ci possa essere nella
subcultura fondamentalista. Il mondo non sarà mai pronto a un cambiamento: non è possibile che ci siano persone che investono
miliardi di dollari per fare un
viaggio nello spazio, quando esistono realtà di questo tipo. Far finta che sia
normale è già questa
un’aberrazione. Ma per il cambiamento, è necessario che il
valore della vita sia più alto del
valore del denaro. A
oriente come in
occidente.