I recenti fatti di
Bruxelles e il cosiddetto scandalo del
‘Quatargate’ hanno finito col mettere in discussione un aspetto che negli altri Paesi non solo viene accettato, ma è addirittura
alla luce del sole. Stiamo parlando del ruolo delle
‘lobbies’ e della loro funzione di rappresentanza dei vari gruppi d’interesse, che in genere vivono
dietro le ‘quinte’ della politica. Ciò non significa che quanto scoperto nei giorni scorsi dalla
magistratura belga sia da
minimizzare: non è questo il nostro intento. Al contrario, quanto accaduto nel
gruppo socialista del
parlamento europeo rischia di mettere in cattiva luce il
‘lobbismo’ nel suo complesso, senza tener conto che tale attività possiede un proprio
‘status’ assolutamente
legittimo, se si lavora in maniera
trasparente. Il cosiddetto
‘lobbista’, infatti, svolge un'attività niente affatto
‘losca’, bensì fortemente
regolamentata. Ovvero: esistono una serie di
norme, protocolli e
regolamenti che i vari gruppi d’interesse sono tenuti a rispettare. Al
parlamento europeo, per esempio, esiste un
‘Registro per la trasparenza’ che elenca tutta una serie di
aziende accreditate, le quali hanno compiti e funzioni del tutto
legali. Il problema sorto con i
mondiali del Qatar è molto legato all’ex parlamentare europeo
Antonio Panzeri e al suo gruppo, che iniziò a
‘fare lobbing’ per conto proprio e che, per non essere controllato, non ha iscritto la propria
Ong presso
l'apposito Registro. Una procedura
obbligatoria se si vuole intervenire in
Europa, peraltro accessibile a tutti. Una regolarizzazione che obbliga a chiarire quale sia
l’oggetto sociale del gruppo e quali eventi intende organizzare o promuovere. Un lavoro che svolge persino il sottoscritto attraverso l’associazione culturale
‘Phoenix’, da me fondata nel
2010 al fine di realizzare una serie di
attività culturali cooperando con
singole aziende o
cooperative. I nostri
otto anni di partnership con il
‘Roma Fringe Festival’, tanto per citare una delle nostre
‘operazioni’ più riuscite, è solo un esempio. Una
lobby può fare quello che vuole. Purché lo faccia
‘in chiaro’, presentando un
bilancio annuale, convocando
un’assemblea ogni tre anni che rinnovi il mandato del presidente, aprendo una
partita Iva dell’associazione, attivando un
codice fiscale aziendale di riferimento per
l’Agenzia delle Entrate, registrando il gruppo da un
notaio e inserendolo nei
circuiti istituzionali e/o
commerciali. Chi opera al
parlamento europeo possiede un proprio
numero di matricola e un
‘badge’, che consentono di muoversi all’interno dell’istituzione come si vuole, senza dover farsi accreditare ogni volta con il
permessino giornaliero. Grazie al
badge, si può persino
pranzare a mensa… Insomma, non esiste un
lobbismo lecito e uno
illecito, ma solamente il primo. Nel caso del
gruppo di Panzeri, l’obiettivo era quello di
estorcere e
manipolare informazioni, non quello di
‘fare lobbing’ od organizzare qualcosa in collaborazione con qualcuno. Il
‘lobbista’ ha il compito di
sensibilizzare le istituzioni e
l’opinione pubblica rispetto a un tema affinché se ne parli, oppure di
modificare una proposta di legge che la
Commissione europea ha presentato in
parlamento e che si trova in corso di
calendarizzazione per la sua
approvazione. Tutte funzioni che si possono svolgere in forme
‘superlegittime’. E’ dunque sbagliato colpevolizzare tutte le
‘lobbies’ per quanto accaduto intorno ai
mondiali del Qatar, perché in realtà il loro ruolo è molto importante: molte aziende hanno bisogno di
non subire passivamente le decisioni che si prendono a
Strasburgo o a
Bruxelles, ma di
‘reindirizzarle’ attraverso
un’azione di ‘advocacy’, dichiarando a bilancio il proprio
onorario per l’attività svolta senza
estorcere denaro da far passare
‘sottobanco’. Insomma, l’attività di
‘lobbing’ non si fa con i soldi
“sotto al tavolo” (in gergo si dice così per i casi illeciti,
ndr), bensì
rappresentando interessi. Così come un
legale qualsiasi rappresenta i propri assistiti in sede di
dibattito processuale. La
lobby svolge una funzione di
mediazione per tutte quelle aziende che hanno bisogno di aiuto nell’avere
rapporti con gli
enti pubblici e le
istituzioni, per far comprendere a quest’ultime cosa serva a molte
imprese per riuscire a
‘mettere a terra’ i loro
progetti. E’ un'azione di
intermediazione, che richiede conoscenze approfondite da parte del
‘lobbista’ su come funzionino le istituzioni e secondo quali norme esse si muovono. È lo stesso rapporto che ha un
addetto stampa con i
giornalisti: cerca di
sensibilizzare chi fa informazione circa le
posizioni di un’azienda, di un
Partito o di un
singolo deputato. Infine, si tenga presente che nel
‘Registro per la trasparenza’ di
Bruxelles risultano iscritte
migliaia di organizzazioni – più di 10 mila – di cui molte rappresentano
interessi commerciali precisi, altre
promuovono azioni in favore dei propri clienti, altre ancora garantiscono
l’interesse collettivo di
gruppi e
associazioni. In conclusione, quanto accade ogni giorno a
Bruxelles è del tutto
lecito e
a norma. E’ il
gruppo di Panzeri, con le sue svariate e molteplici
‘ramificazioni’, a essersi mosso
al di fuori della legge: non c’entra nulla l’attività di
‘lobbing’ in sé e per sé. Siamo cioè di fronte a una
‘mela marcia’ che ha finito col gonfiarsi di soldi come un
‘grande cocomero’, senza neanche riuscire a
utilizzare le tangenti pagate dai
‘qatarini’ per scopi
realmente utili a qualcuno, o per
‘lanciare’ un’attività che generasse
nuovi posti di lavoro per i
giovani. Ecco il vero perché degli
strani ritrovamenti di danaro presso le abitazioni o nelle
valigie dei membri attualmente indagati: non sapevano neanche
cosa farsene di tutti quei soldi; oppure, non hanno fatto in tempo a
reinvestirli in qualche modo; oppure ancora, a
farli sparire. Degli
autentici ‘pasticcioni’: altro che
lobby…
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)