Quella del
Mes (il Meccanismo europeo di stabilità, ndr) è stata l’ennesima
‘partita infinita’ giocata tra alcuni
Partiti politici composti da persone
sane di mente e quel
sofismo populista tanto amato dal popolo italiano. Per pura
perversione masochista, ovviamente. Tutto cominciò ai tempi del
Governo giallo-verde, quello composto dal
Matteo Salvini della
fase ‘realista’ – che fine avrà fatto? - e un
Movimento 5 stelle di indecorosi, i quali decisero di scavare una vera e propria
‘trincea’ contro il
Mes per motivazioni ancor più
paranoiche di quelle di chi pensa che i
vaccini anti-Covid contengano
cellule di feti umani: assurdità che siamo costretti a leggere o ad ascoltare, ormai, da un decennio a questa parte. In seguito, il
Governo giallo-rosso perse un mucchio di mesi pur di non aprire una
‘crepa’ nella nuova maggioranza. Anche se, alla fine,
Giuseppe Conte firmò il
protocollo che ne prefigurava, a grandi linee, la
riforma. Il successivo
Governo Draghi era favorevole alla
ratifica da parte del parlamento italiano, annunciando l’intenzione di presentare un apposito
disegno di legge, ma non fece in tempo a portarlo in aula. Anche perché, con il calo dei
tassi d’interesse di allora, l’idea di assumersi un altro debito era diventata
meno conveniente, rispetto a quando si era scelto di non utilizzare quei
36 miliardi di euro per risistemare il nostro
sistema sanitario nazionale, messo pesantemente sotto pressione dal
Covid 19. In buona sostanza, alla fine
si decise di non decidere, aspettando il parere della
Corte Costituzionale tedesca, emesso una settimana fa con un sostanziale
‘via libera’ nel merito della
ratifica. E adesso siamo di nuovo alle solite:
quasi tutti avevano torto, a cominciare dai
‘grillini’, mentre oggi si continua a
far finta di niente. Oppure,
si parla d’altro: la solita
Fiat 500 ‘scassata’ che
non cammina neanche a ‘calci’, ma dotata di
freni potentissimi. L’attuale
Governo Meloni (anche le
destre erano
contrarie al Mes, poiché fomentate quotidianamente dai
‘cazzàri’ dalla radio di
Michetti, se ricordate chi era costui,
ndr) ha rimesso la questione alla volontà del
parlamento italiano, accompagnandolo con il parere del ministro dell’Economia,
Giancarlo Giorgetti, che lo ha descritto come
“una istituzione in crisi e, al momento, in cerca di vocazione”. Il Partito del premier,
Fratelli d’Italia, che in passato aveva espresso la necessità di
“respingere il Mes con tutte le forze” in quanto
“ennesimo tentativo di riforma di un Trattato che non fa gli interessi dell’Italia”, oggi si limita ad attendere l’esito delle Camere facendo finta di niente, mentre tra le opposizioni,
Pd, Terzo Polo e
+Europa si confermano
favorevoli con la solita eccezione dei
Cinquestelle, rimasti contrari nonostante la ratifica sia ormai
indispensabile: roba da
arresto immediato per
ubriachezza molesta… Per capire quale siano le ragioni che dividono e scompongono l’arco costituzionale delle nostre forze politiche sul
Mes - saldando tra loro le posizioni di
Lega-FdI-Cinquestelle e quella, più articolata, di
Forza Italia - è dunque necessario tornare, ancora una volta, all’origine della questione:
che cos’è il Mes? E a cosa serve? Ebbene, il
Meccanismo europeo di stabilità è un fondo istituito nel
2012 mediante un
Trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della
Ue. La sua funzione è quella di concedere, a precise condizioni,
assistenza finanziaria ai singoli Stati-membri i quali, pur avendo un debito pubblico sostenibile, trovino temporanee difficoltà a
finanziarsi sul mercato. Dopo la
prima ondata della pandemia da
Covid 19, all’interno del
Mes venne inoltre creato un ulteriore
strumento finanziario per sostenere le
spese sanitarie dei singoli Paesi, ma il
Governo Conte 2 non volle utilizzarlo nonostante fosse al corrente dell’arrivo una
seconda ondata di contagi, al fine di optare in favore di alcune
idee ‘bislacche’ quali i
‘banchi a rotelle’ e altre
fulgide fantasie oniriche che, ormai, compongono il suono di sottofondo dei nostri
populisti al potere. Sia come sia, a
gennaio 2021 tutti gli Stati membri della
Ue - inclusa
l’Italia, lo ribadiamo - firmarono per la
revisione del Trattato. La modifica più sostanziale, pensando alla convenienza dei singoli Paesi membri, consiste in una serie di accorgimenti tecnici per rendere più appetibili le
linee di credito precauzionali a cui accedere, evitando ogni pericolo di
speculazione sui
mercati finanziari. Ma per farlo funzionare serve, naturalmente, la
ratifica di tutti. E giunti a questo punto, manca solamente la
firma dell’Italia: un Paese divenuto ormai espertissimo nel
perdere tempo. Anzi, nel
non calcolarlo proprio, per la sua insana abitudine a
mescolare ogni problema dentro a un
unico ‘calderone’ esattamente come il
personaggio ‘disneyano’ di
Amelia, la strega che ammalia. Si consiglia, insomma, la definitiva
ratifica del Mes, al fine di utilizzarlo per integrare il
Pnrr (Piano nazionale di ripartenza e resilienza, ndr) nel settore
sanitario, ricostruendo una
rete di assistenza territoriale, nonché ristrutturando il nostro
modello di welfare. Era una scelta che si poteva già fare in passato e senza
‘colpo ferire’: continuare a parlarne
stracciandosi ogni volta le vesti, come accaduto qui da noi, renderebbe solamente più palese l’immagine di un
Paese immobilista, fondamentalmente composto da
arroganti irresponsabili. Una vicenda molto simile a quella dei
‘5 matti allo stadio’ di
Claude Zidì, il
demenziale film francese del
1972. Per chi lo ricorda, ovviamente, in un Paese ormai divenuto
totalmente privo di memoria. In
ogni caso e per
qualsiasi cosa.
(articolo tratto dalla rubrica settimanale 'Giustappunto! pubblicata su www.gaiaitalia.com)