Michela DiamantiNella vita di un archeologo deve essere indescrivibile l’emozione di trovarsi di fronte, improvvisamente, alle testimonianze di una vita passata, segni di civiltà che ci hanno preceduto. Antiche città, animali preistorici, tesori e tombe, che vengono restituiti all’ammirazione del pubblico e degli studiosi. E dev'esser stata indescrivibile l’emozione di Jacopo Tabolli, docente dell’Università per stranieri di Siena che, dal 2019, guida gli scavi presso il santuario di San Casciano dei Bagni (Si), in Toscana, che intorno allo scorso mese di novembre hanno riportato alla luce un tesoro assolutamente unico, mettendo a segno uno dei ritrovamenti più significativi mai fatti nella Storia del Mediterraneo antico. Già durante gli scavi condotti l’anno scorso, era parsa evidente l’importanza del sito. Ma durante la campagna di quest’anno, durata 14 settimane e recentemente conclusasi, si è raggiunto il fondo del deposito, disvelando il 'cuore' del santuario presente nel paese toscano: oltre 24 statue in bronzo di raffinata fattura, 5 delle quali alte quasi un metro e in perfetto stato di conservazione, tornate alla luce dopo essere state protette, per più di 2 mila 300 anni, dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre. Statue che testimoniano la transizione tra la Toscana etrusca e quella romana. Un giovane efebo che sembra dormire accanto a Igea, la dea della salute; Apollo insieme ad altre divinità; e poi statue di matrone, fanciulliimperatori, accompagnati da una quantità indescrivibile di iscrizioni in etrusco e in latino; migliaia di monete, oltre ad altre interessanti offerte vegetali (solitamente legate ai riti funebri, ndr). Una scoperta intorno alla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo. Specialisti di ogni disciplina: dagli architetti ai geologi, dagli ‘archeobotanici’ agli esperti di epigrafia e numismatica, sono ora impegnati nel lavoro di laboratorio per restaurare e ricostruire la storia di questo sito, mentre gli scavi riprenderanno in primavera. Le statue si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo, mentre l’affascinante santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane e gli altari, sarebbe rimasto attivo dal III secolo avanti Cristo al V dopo Cristo, quando, in epoca cristiana, venne non distrutto bensì chiuso, con le vasche sigillate da colonne di pietra. Oggi, il ritrovamento di tali reperti costituisce, come ribadisce il professor Tabolli, "il più grande deposito di statue dell’Italia antica e, comunque, l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto. Strato dopo strato", spiega l’archeologo, "è emerso il momento, nel I secolo dopo Cristo, in cui le statue vennero deposte sul fondo. Fu un momento in cui il santuario si trasformò, crebbe, diventando più grande, più monumentale. E proprio in quel periodo, le statue che dovevano ornare la piscina, la grande vasca nel cuore del santuario, furono smontate e deposte all’interno del fango caldo. Anche nei prossimi anni", conclude il professor Tabolli, "ci aspettiamo che intorno alla vasca e nel territorio possano riemergere testimonianze di officine che lavoravano presso il santuario, di ambienti legati alla cura o di altre vasche sacre: una storia tutta da scrivere". Il deposito, fulgido esempio di stratificazione di diverse civiltà - come sottolineato da Gennaro Sangiuliano, neoministro della Cultura accorso sul sito - è composto da innumerevoli ‘ex voto’ (oggetti offerti in dono a una divinità, ndr) provenienti dalle grandi famiglie dell'Etruria e dalle classi agiate di Roma, da esponenti delle élites del mondo etrusco prima, romano poi. L’aspetto significativo, oltre al ritrovamento in sé, è anche la sopravvivenza, in questi luoghi, della lingua e delle conoscenze mediche del mondo etrusco. Un luogo unico non solo per noi contemporanei, ma anche per gli antichi etruschi e latini, che a lungo divisi da conflitti sul territorio, sembrano aver trovato in questo grande santuario un luogo di pace e incontro. “Forse”, aggiunge Tabolli, “perché fin dalle origini, il ‘nume’ (divinità della mitologia pagana, ndr) qui è sempre stata l'acqua con la sua divinazione, la sua forza e il suo potere. Qui passò il tempo, mutò la lingua, cambiarono persino i nomi delle divinità, ma il tipo di culto e l'intervento terapeutico sono rimasti gli stessi".  Gli scavi, avviati su concessione del ministero della Cultura, hanno avuto anche il sostegno economico del piccolo comune toscano, la cui sindaca, Agnese Carletti, non riesce ora a nascondere la sua grande soddisfazione: “Un sogno che si avvera”, dichiara, “per un paese di circa 1550 anime con tutti i problemi dei piccoli centri italiani: lo spopolamento, la carenza di servizi e la chiusura di attività commerciali. Un paese che ha lottato per la sua sopravvivenza lanciando nel 2016 il Festival ‘La Terrazza’, che tutte le estati anima piazza della Repubblica con la presenza di personalità e volti celebri, invitati a confrontarsi sui temi del presente. Un paese che ha investito tanto sul turismo termale, con le sue piscine che, nel ‘500, furono frequentate dai Medici e che già nel 2007 si era lanciato nella ricerca archeologica con gli scavi della necropoli etrusca di Balena. Poi, nel 2019”, prosegue Agnese Carletti, “gli scavi per le terme, che hanno ampiamente ripagato, con il ritrovamento di questi giorni, gli sforzi del nostro piccolo comune. L’auspicio dell’amministrazione cittadina, grazie anche all’accordo di valorizzazione firmato con il ministero della Cultura e l’Università per stranieri di Siena, è di far nascere un museo che sia anche laboratorio, un parco archeologico e una scuola internazionale di ricerca universitaria. Queste prospettive”, conclude la sindaca, “e soprattutto la presenza degli archeologi che già abbiamo visto durante l’estate scorsa e che diventeranno una presenza costante nei prossimi anni, dando al paese una nuova vita, una nuova linfa di cui aveva veramente bisogno, nella speranza di riuscire a trattenere i nostri giovani o di convincere chi ha perduto le proprie speranze a ripensarci”. Un piccolo paese, San Casciano, che grazie alla testimonianza del passato, torna oggi a guardare al futuro.





Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio