Nella vita di un
archeologo deve essere indescrivibile l’emozione di trovarsi di fronte, improvvisamente, alle testimonianze di una vita passata, segni di civiltà che ci hanno preceduto. Antiche città, animali preistorici, tesori e tombe, che vengono restituiti all’ammirazione del pubblico e degli studiosi. E dev'esser stata indescrivibile l’emozione di
Jacopo Tabolli, docente
dell’Università per stranieri di Siena che, dal
2019, guida gli scavi presso il santuario di
San Casciano dei Bagni (Si), in
Toscana, che intorno allo scorso mese di
novembre hanno riportato alla luce un
tesoro assolutamente unico, mettendo a segno uno dei
ritrovamenti più significativi mai fatti nella
Storia del Mediterraneo antico. Già durante gli scavi condotti l’anno scorso, era parsa evidente
l’importanza del sito. Ma durante la campagna di quest’anno, durata
14 settimane e recentemente conclusasi, si è raggiunto il fondo del deposito, disvelando il
'cuore' del
santuario presente nel paese toscano: oltre
24 statue in bronzo di raffinata fattura,
5 delle quali alte quasi un metro e in perfetto stato di conservazione, tornate alla luce dopo essere state
protette, per più di
2 mila 300 anni, dal
fango e
dall’acqua bollente delle
vasche sacre. Statue che testimoniano la transizione tra la
Toscana etrusca e quella
romana. Un
giovane efebo che sembra dormire accanto a
Igea, la dea della salute;
Apollo insieme ad altre divinità; e poi
statue di matrone, fanciulli e
imperatori, accompagnati da una quantità indescrivibile di
iscrizioni in etrusco e in
latino; migliaia di monete, oltre ad altre interessanti
offerte vegetali (solitamente legate ai riti funebri,
ndr). Una scoperta intorno alla quale sono già al lavoro oltre
60 esperti di tutto il mondo. Specialisti di ogni disciplina: dagli
architetti ai
geologi, dagli
‘archeobotanici’ agli
esperti di epigrafia e
numismatica, sono ora impegnati nel lavoro di laboratorio per
restaurare e
ricostruire la storia di questo sito, mentre gli scavi riprenderanno in primavera. Le statue si possono datare tra il
II secolo avanti Cristo e il
I secolo dopo Cristo, mentre l’affascinante
santuario, con le sue
piscine ribollenti, le
terrazze digradanti, le
fontane e gli
altari, sarebbe rimasto attivo dal
III secolo avanti Cristo al
V dopo Cristo, quando, in
epoca cristiana, venne non distrutto bensì chiuso, con le
vasche sigillate da
colonne di pietra. Oggi, il ritrovamento di tali reperti costituisce, come ribadisce il
professor Tabolli, "il più grande deposito di statue dell’Italia antica e, comunque, l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto. Strato dopo strato", spiega l’archeologo,
"è emerso il momento, nel I secolo dopo Cristo, in cui le statue vennero deposte sul fondo. Fu un momento in cui il santuario si trasformò, crebbe, diventando più grande, più monumentale. E proprio in quel periodo, le statue che dovevano ornare la piscina, la grande vasca nel cuore del santuario, furono smontate e deposte all’interno del fango caldo. Anche nei prossimi anni", conclude il
professor Tabolli, "ci aspettiamo che intorno alla vasca e nel territorio possano riemergere testimonianze di officine che lavoravano presso il santuario, di ambienti legati alla cura o di altre vasche sacre: una storia tutta da scrivere". Il deposito, fulgido esempio di
stratificazione di diverse civiltà - come sottolineato da
Gennaro Sangiuliano, neoministro della
Cultura accorso sul sito - è composto da
innumerevoli ‘ex voto’ (oggetti offerti in dono a una divinità,
ndr) provenienti dalle
grandi famiglie dell'Etruria e dalle classi agiate di
Roma, da esponenti delle
élites del mondo etrusco prima,
romano poi. L’aspetto significativo, oltre al ritrovamento in sé, è anche la sopravvivenza, in questi luoghi, della
lingua e delle
conoscenze mediche del
mondo etrusco. Un luogo unico non solo per noi contemporanei, ma anche per gli
antichi etruschi e
latini, che a lungo divisi da conflitti sul territorio, sembrano aver trovato in questo grande santuario un luogo di pace e incontro.
“Forse”, aggiunge
Tabolli, “perché fin dalle origini, il ‘nume’ (divinità della mitologia pagana, ndr) qui è sempre stata l'acqua con la sua divinazione, la sua forza e il suo potere. Qui passò il tempo, mutò la lingua, cambiarono persino i nomi delle divinità, ma il tipo di culto e l'intervento terapeutico sono rimasti gli stessi". Gli scavi, avviati su concessione del
ministero della Cultura, hanno avuto anche il sostegno economico del
piccolo comune toscano, la cui sindaca,
Agnese Carletti, non riesce ora a nascondere la sua grande soddisfazione:
“Un sogno che si avvera”, dichiara,
“per un paese di circa 1550 anime con tutti i problemi dei piccoli centri italiani: lo spopolamento, la carenza di servizi e la chiusura di attività commerciali. Un paese che ha lottato per la sua sopravvivenza lanciando nel 2016 il Festival ‘La Terrazza’, che tutte le estati anima piazza della Repubblica con la presenza di personalità e volti celebri, invitati a confrontarsi sui temi del presente. Un paese che ha investito tanto sul turismo termale, con le sue piscine che, nel ‘500, furono frequentate dai Medici e che già nel 2007 si era lanciato nella ricerca archeologica con gli scavi della necropoli etrusca di Balena. Poi, nel 2019”, prosegue
Agnese Carletti, “gli scavi per le terme, che hanno ampiamente ripagato, con il ritrovamento di questi giorni, gli sforzi del nostro piccolo comune. L’auspicio dell’amministrazione cittadina, grazie anche all’accordo di valorizzazione firmato con il ministero della Cultura e l’Università per stranieri di Siena, è di far nascere un museo che sia anche laboratorio, un parco archeologico e una scuola internazionale di ricerca universitaria. Queste prospettive”, conclude la sindaca,
“e soprattutto la presenza degli archeologi che già abbiamo visto durante l’estate scorsa e che diventeranno una presenza costante nei prossimi anni, dando al paese una nuova vita, una nuova linfa di cui aveva veramente bisogno, nella speranza di riuscire a trattenere i nostri giovani o di convincere chi ha perduto le proprie speranze a ripensarci”. Un piccolo paese,
San Casciano, che grazie alla
testimonianza del passato, torna oggi a guardare al
futuro.