Il
Governo Meloni, nel giro di poche settimane si sta già avvitando attorno alle sue logiche più
provinciali e
illusorie. Presto vedremo anche le prime
misure economiche, le quali già ora appaiono alquanto ininfluenti rispetto alla vera domanda che sale dal Paese:
più lavoro e una
crescita decisa dello sviluppo, in grado di liberare nuove energie e rinnovare un panorama complessivo alquanto cristallizzato, in molti settori e professioni. Tutte cose che non è detto che avvengano: sarà già molto se riusciranno a
contenere la recessione. La speranza di un rasserenamento del clima sul
fronte europeo, verso il quale sono già emersi alcuni
‘spigoli’ sovranisti che hanno smascherato
l’inattualità e il
ritardo culturale del
centrodestra italiano nel suo complesso, potrebbe inoltre garantire la prosecuzione degli
aiuti economici previsti dal
Pnrr (Piano nazionale di resilienza e ripartenza, ndr): perdere quei fondi per andarsi a impiccare attorno a questioni tanto
ideologiche, quanto
propagandistiche, come quella
dell’immigrazione, rischia di rivelarsi un
autogoal clamoroso, che verrebbe pagato dall’intera nazione. Lasciarsi
‘zavorrare’ da questioni come quella
migratoria, visto anche il bisogno di
ripopolazione del nostro Paese, dimostra pienamente il
velleitarismo di alcune formule di rilancio della
natalità e di maggior tutela della
famiglia tradizionale all’interno della società. Pur ritenendo
parzialmente corrette alcune analisi, i nostri
ceti conservatori sono giunti con
grave ritardo innanzi alla
questione demografica. E ciò resta un limite sia delle
destre italiane, sia di un intero pezzo del
popolo italiano, che sembra convinto di poter reagire a tali problemi tramite
‘strappi’ e
rimozioni. Si tratta, purtroppo, di questioni a cui bisognava rispondere prima. Accelerando, per esempio, la fine del
‘ciclo berlusconiano’, al fine di tentare
nuovi approcci ‘liberal-popolari’. Ciò non è stato né capito, né voluto:
amen. Sia come sia, le previsioni di
decremento della popolazione italiana sono impietose: senza l’apporto degli immigrati non si riuscirà minimamente a contenere un
declino numerico e un
tasso d’invecchiamento medio dei cittadini, che possiamo ormai considerare
inesorabili. Per non parlare del nostro sistema di
welfare, che rischia di saltare completamente. Sono
notizie infauste per le
destre italiane, ma il vero giornalismo ha esattamente questo scopo:
dare brutte notizie. Non avvertire la popolazione circa i
rischi di estinzione che stiamo correndo, a cui si può rispondere solamente con un
rimescolamento multietnico, significa decretare una vera e propria condanna a morte dei cittadini e delle nostre culture più tradizionali. Al contrario, se ci si ferma solo alle
buone notizie, si fa un cattivo servizio agli italiani, illudendoli con
false speranze. E’ vero: si potrebbe
parlare d’altro, dissimulando una nuova fase di leggerezza e di
distensione dialettica. La quale, tuttavia, potrebbe rappresentare, fondamentalmente, una
‘trappola’ per le
destre italiane. Non si pensi che l’attuale fase di
polarizzazione e di forte critica sia motivato da fattori di
antagonismo ideologico, come accaduto in passato. Si potrebbe anche alleggerire lo
scontro dialettico e provare a percorrere sentieri di
definitiva pacificazione. Tuttavia, ciò potrebbe anche rivelarsi una
slealtà ancora peggiore. Meglio dirsi le cose come stanno, apertamente e senza inutili
infingimenti: la bussola del
percorso demografico italiano, pur nel tentativo di contrastare anche da sinistra ogni forma di
sostituzione etnica ‘tout court’ – un orizzonte che non appartiene affatto alle
culture progressiste, bensì a quelle
neo-liberiste, impostate su un’offerta dei beni di consumo puramente
edonistica e individualista – prevedono, in ogni caso, un
processo d’integrazione multietnica che non si può
rimuovere, né impedire forzosamente. Le
destre italiane, in merito a questo tema, si sono
‘svegliate’ troppo tardi. E bisognerebbe che, un bel giorno,
qualcuno lo ammetta, poiché si tratta di errori che possono capitare a tutte le forze politiche. C’è sempre qualcosa che sfugge. E certi
errori, in politica, sono un qualcosa di
inevitabile. Non è colpa di nessuno: siamo esseri umani, dunque fondamentalmente limitati. Viceversa, la
sinistra deve tornare a
riunificarsi, abbandonando ogni progetto di
leadership carismatica - che potrebbe confondere più di qualcuno, lasciandoci immersi nel
populismo della
società liquida – pur lasciando riemergere alcune singole
‘abilità’ all’interno di un quadro di ripartizione organizzativa dei vari temi e dei distinti ruoli delle forze progressiste; le
destre, al contempo, dovrebbero tentare lo sforzo di
maturare definitivamente, liberandosi da un certo
‘infantilismo ideologico’ che, ancora oggi, le pervade pienamente, conducendole verso
esperienze di breve durata, come dimostrato dal
‘meteorismo’ di alcune leadership, come quella dell’austriaco
Sebastian Kurz e dello stesso
Donald Trump. Anche il
Partito repubblicano americano, in effetti, all’improvviso si è ritrovato di fronte al problema di una propria
rielaborazione culturale e
dottrinaria, a cui affiancare l’emersione di
leadership innovative e
facce nuove.
La tabella pubblicata in apertura è tratta dal Rapporto annuale dell'Istat 2021
(articolo tratto dalla rubrica settimanale Giustappunto!, pubblicata su www.gaiaitalia.com)