‘E così tutto canta’ è il nuovo cd book dei MishMash, fra musica e dialogo interculturale e interconfessionale
Lo scorso mese di ottobre,
Finisterre ha pubblicato l’ultimo lavoro dei
MishMash: ‘E così tutto canta: dialoghi e musiche per un futuro possibile’. Un racconto tra note e parole di un viaggio in musica lungo
25 anni, che ha racchiuso suoni e voci da ogni angolo del mondo. I
‘MishMash’ sono simbolicamente al crocevia di quattro fedi:
buddismo, cristianesimo, ebraismo e
islam. Si tratta di un lavoro che avvicina
paesaggi sonori e
tradizioni geograficamente distanti e costruisce nuovi spazi di
spiritualità attorno a
suoni mediterranei, dell’est, medio-orientali e molto altro. Abbiamo intervistato
Bruno Zoia, fondatore e contrabbasso della band.
Bruno Zoia, il vostro nuovo cd-book, intitolato ‘E così tutto canta: dialoghi e musiche per un futuro possibile’, contiene i contributi di personaggi provenienti da diverse fedi e culture: qual è il ‘fil rouge’ che unisce i vari interventi?“I MishMash, sin dalla loro fondazione, che risale a circa 30 anni fa, hanno unito in un percorso unico le tradizioni popolari e interculturali di quattro musicisti appartenenti a quattro differenti fedi religiose – ebraismo, cristianesimo, buddismo e islamismo. Sono: Marco Valabrega al violino e viola; Nicola Pignatiello alla chitarra (che ha sostituito il compianto Maestro Domenico Ascione, scomparso prematuramente nel 2017); io al contrabbasso e Mohssen Kasirossafar alle percussioni persiane. In un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, ci è sembrato importante dimostrare come il confronto e il dialogo tra culture, religioni e ‘voci’ diverse sia non solo possibile, ma soprattutto possa diventare motore di innovazione, pace e arte. Il fil rouge di questo è proprio la musica, che ha la possibilità incredibile di connettere e unire le diversità”.
Come mai avete scelto di parlare di religione e di dialogo interconfessionale? E come si lega tutto ciò al mondo editoriale di Finisterre per cui avete pubblicato?“Musica e cultura sono legate strettamente tra di loro fin dalla nascita dell’umanità. Si prega con i canti, la musica è viatico per avvicinarsi a Sio in ogni religione. Un legame potente, che nessun musicista interessato all’intercultura può ignorare. Tanto meno i MishMash, che hanno insito nel proprio Dna, umano e musicale, questa varietà di origini religiosi e culturali. In una società in cui le nazioni e le persone si scontrano in guerra (e non solo metaforicamente) una contro l’altra per primeggiare economicamente o politicamente, l’unica strada da percorrere e che può portare alla pace e alla sopravvivenza dell’umanità è il dialogo. Soprattutto, quello che nasce dalle nostre espressioni più antiche e profonde: la religione e la musica. Il dialogo interconfessionale e interculturale, attraverso la musica, forse non salverà il mondo, ma ci regalerà almeno un orizzonte di speranza”.
Come avete vissuto la vostra diversa educazione religiosa?
“Ciascuno di noi vive la propria religiosità in maniera diversa: per alcuni è una credenza profonda e motivo anche di impegno; per altri rappresenta, piuttosto, le radici culturali in cui cercare assonanze musicali e principi universali. Anche le strade che ci hanno portato ad abbracciare un certo credo o, piuttosto, ad allontanarcene sono alquanto differenti. Persino in questo, l’unione nella diversità è l’elemento distintivo del nostro gruppo”.
Come state promuovendo questo vostro lavoro?
“I MishMash hanno portato ‘E così tutto canta’ lo scorso 1° ottobre, in occasione dell’uscita del primo singolo, a Capranica Prenestina e l’8 ottobre, data di uscita del cd-book, a Canale Monterano, presso il Teatro ‘Maurizio Fiorani’. In seguito, lo scorso 17 ottobre, ci siamo esibiti anche a Roma, al 'Logical Space' di via dei Santissimi Quattro, 27. Per tutto l’autunno, saremo in luoghi e spazi di cultura in tutta Italia. Inoltre, proveniamo dal concerto dello scorso 2 novembre tenutosi presso il Centro di Cultura ebraica 'Pitigliani' di Roma, che ha aperto la sua sala concerti, completamente rinnovata, per ospitare eventi artistici e musicali aperti al pubblico esterno”.
Lo 'scatto' utilizzato in apertura del presente servizio è del fotografo Claudio Sanfilippo, che ringraziamo