La stagione autunnale della
galleria CiCo di
Cinzia Cotellessa, alla
via Gallese n. 8 in
Roma, lungo la
via Cassia, ha già preso il via
10 ottobre scorso con una mostra che, allietata dalle liriche della poetessa
Maria Teresa Tedde, come da consolidata abitudine si distingue per
originalità e
intelligenza estetica. Stavolta, il tema della collettiva è il
‘gioco’... Un argomento solo apparentemente semplice, poiché nasconde una miriade di risvolti che attengono a ogni momento della nostra vita. S'inizia a giocare, infatti, sin da
bambini: un modo per conoscere il mondo esterno e interpretarlo, secondo una chiave di lettura personalissima. E si sceglie il
gioco che più ci aggrada, il più confacente alla nostra personalità, che può così cominciare a svelarsi, a dare un proprio
‘imprinting’ alla realtà: una direzione che i successivi passi evolutivi, paralleli alla crescita anagrafica, svilupperanno in modo compiuto. Esso diviene così, da un lato, una sorta di
allenamento inconsapevole per affrontare la vita; dall'altro, un modo per sviluppare le proprie
potenzialità, assegnando a oggetti e situazioni una serie di
valori costruiti a partire dalle influenze esterne
(input) recepite e internamente trasformate ed elaborate
(output). In questo delicato processo intervengono bisogni, inclinazioni e osservazioni che si compongono via via, facendosi e disfacendosi in un processo continuo. Ma il
gioco è anche relazione: un interagire con i coetanei, stabilendo rapporti complessi, che esulano dalla semplice dimensione personale. Proprio questo secondo aspetto prende il sopravvento nell'età adulta, divenendo più
competizione che
espressione, perdendo la sua componente più interessante, ovvero la
fantasia, colorandosi di problemi, ansie, conflitti che ne snaturano, in pratica,
l'essenza. Recuperare
l'originale istintività, la sorpresa della
scoperta, la
gioia insita nella novità senza orpelli e sovrastrutture, è dunque la prerogativa di molti artisti. Soprattutto quelli che riescono a distaccarsi dal
bagaglio concettuale acquisito nel tempo, per ritrovare le
emozioni primarie, sepolte sotto gli strati della cultura posteriormente acquisita. Questa mostra rappresenta, per gli artisti che ne fanno parte, una sfida ardua, che però alla fine giunge a una
meta che, al contempo, rappresenta un
premio insperato: portare alla luce
l'eterno bambino che vive in ognuno di noi. Vediamoli, dunque, questi
‘viaggiatori del tempo’, i coraggiosi navigatori delle emozioni che hanno accettato il confronto con se stessi: la capofila, colei che ha tracciato il percorso, è proprio
Cinzia Cotellessa. Con lei, si sono cimentati nella prova:
Franco Bacci; Domenico Balestrieri; Marco Castellari; Giovanni Di Stefano; Lalage Florio; Loredana Garzillo; Francesca Ghidini; Edoardo Iacolucci; Stefano La Rocca; Pier Domenico Magri; Giuliana Pellacani; Alessandro Rinaldoni; Dariush Sangelaji; Adele Taglialatela; Gianni Testa; Giancarlo Valdinoci; Simona Capuano. Quest’ultima, in particolare, stupisce con un’opera che esprime un
materico fuori da ogni schema. Grazie alla presenza di una
mela al centro, ella attrae particolarmente l'attenzione e stimola la
curiosità: è forse la
mela di Biancaneve? O quella di
Adamo ed
Eva, ovvero
‘l'infanzia’ dell'umanità? Si scioglieranno questi interrogativi? Di sicuro, in questa prima collettiva autunnale proposta dallo
studio CiCo non mancano innumerevoli interpretazioni e variazioni sul tema, che hanno rispettato appieno le aspettative del pubblico romano in un tripudio scoppiettante di
fantasia, tracinando lo spettatore verso il passato:
occhi sgranati di
meraviglia, sorrisi che sorgono
spontanei, la
dimensione ludica che aleggia nell'aria...