Marco FolliniIl mio destino, sostiene Mario Sechi (giornalista del quotidiano ‘il Giornale’, ndr), è di essere ‘cattivo’. Così ‘cattivo’ che chi se la prende con il mio amico Casini lo accusa di essere ‘folliniano’. Di più. Così ‘cattivo’ da muovere a Casini il rilievo di non esserlo abbastanza. Ma forse questa è invece proprio la prova che in fondo, a modo mio, sono ‘buono’ anch’io. E vengo al punto. Io ho criticato Berlusconi quando era al suo apogeo. Gli ho contestato le due aliquote fiscali (missione compiuta in parte), la legge Gasparri (missione fallita), l’idea di cambiare la par condicio (missione compiuta) e molte altre cose. Avrei voluto da questa parte un altro leader, ho combattuto, ho perso, anche per ‘fuoco amico’. Oggi, Berlusconi nel suo campo è leader più di prima. E dopo piazza san Giovanni tanto più. Il centrodestra è lui, un po’ populista (io dico troppo) e un po’ moderato (troppo poco). Contestare Berlusconi e restare nei ranghi del centrodestra è come ordinare un filetto alla Chateaubriand in un ristorante vegetariano. E, infatti, la mia obiezione è sulla politica, non sulla persona. Io penso che occorra ricostruire una posizione centrale forte e autonoma, svincolata dai comandamenti del bipolarismo, libera dalla leadership di Berlusconi e dalla compagnia della destra, dedicata a ricostruire un equilibrio, un’idea di interesse generale, che l’attuale divisione in due ha messo in crisi. Questa è ‘l’Italia di mezzo’ e non è una landa desolata, ma il luogo dove la democrazia italiana è stata a suo tempo edificata. E’ questo che vuole anche l’Udc? Ho qualche dubbio e una buona dose di diffidenza, lo ammetto. Ma se questo fosse lo sbocco, io sarei della partita promettendo perfino di diventare ‘buono’. Se invece, come temo, si vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte, logorare Berlusconi e promuovere un garbato ‘berlusconismo’ in miniatura e in tono minore, io resto aggrappato alla mia ‘cattiveria’. Che almeno è chiara.


Segretario Nazionale de 'l'Italia di mezzo'
Articolo tratto dal quotidiano 'il Giornale' del 10 dicembre 2006
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