Vittorio LussanaAlcune considerazioni sul video 'rilanciato' dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: la destra italiana può legittimamente governare il nostro Paese nell'ambito di una logica di alternanza democratica, se comprende di dover abbandonare ogni pregiudizio razziale o razzista. Proponiamo tale rielaborazione in un'ottica fatalista, che in genere ai Partiti conservatori non dispiace: chiunque abbia abbracciato la 'malapianta ideologica' del razzismo, ne ha sempre tratto conseguenze storicamente disastrose. Il colonialismo imperialista occidentale del XIX secolo, il razzismo ideologico di Hitler, le origini stesse dell'antisemitismo di sinistra e tutta la vicenda della Repubblica sudafricana lo hanno dimostrato ampiamente. Il razzismo ‘porta male’ a chiunque lo utilizzi come strumento ideologico o di lotta politica: prima le destre se ne libereranno e meglio sarà per tutti. "E' una roba da biondi", disse una volta ‘qualcuno’. Inoltre, un reato è tale a prescindere, sia se chi lo commette è guineiano o slavo, sia che si tratti semplicemente di un italiano. Un secondo 'paletto' lo debbiamo porre, invece, al leader della Lega, Matteo Salvini: richiamarsi a un ideale apologetico di famiglia è un segnale di staticità culturale. Cominciare a riflettere su un modello di famiglia 'allargata' sarebbe già un piccolo, ma facile, passo in avanti, per approfondire i mutamenti in corso in questa particolare 'cellulla' sociale. Rinchiudersi in una visione statica, benché comprensibile - ci sono persone che hanno vissuto esperienze di vita e di crescita fortunate all'interno della propria famiglia - rimane un errore. Meno grave del razzismo, ma comunque politicamente sbagliato, poiché si finisce col non accettare una serie di cambiamenti che non avvengono sulla spinta di una conflittualità ideologica, bensì per conto proprio. Il mondo cambia anche da solo. E il sistema di sviluppo che si va applicando in un determinato momento storico si limita a registrarlo, al fine di commercializzarlo attraverso nuovi ‘modelli standard’. Tuttavia, ciò non provoca affatto le trasformazioni: semplicemente, le strumentalizza per finalità 'altre'. Quest'ultima cosa è spiacevole, ma per lo meno tende a generare nuove forme che vanno discusse, analizzate e interpretate, non rifiutate a prescindere. Si tratta, cioè, di "antitesi perennemente rinnovantesi", che dunque debbono andare a sintesi con la tesi originaria, in una logica 'kantiana'. Se si blocca tale processo, s’interrompe la millenaria corrente della Storia: quella liberale. Insomma, anche il modello della ‘famiglia ungherese’ è un'altra 'arma a doppio taglio', che premia solo apparentemente le forze che lo invocano, ma che alla lunga inducono all'errore della mancata rielaborazione e al ritardo culturale. Non si può non capire nulla finché proprio non crolla tutto, solo perché ci si trincera dietro un ‘modello chiuso’ di famiglia: bisogna comprenderli prima, certi mutamenti. Anche al fine di modificare in meglio gli italiani, in un'ottica di civismo sociale. Altrimenti, finiremmo col reiterare quel ‘gallismo maschilista’, che è la vera causa di fondo dei gravi ‘femminicidi’ che si susseguono sempre più spesso e in forme sempre più efferate. Anche le destre debbono cominciare a porsi certe problematiche e cercare di dare un proprio contributo originale a questo delicato dibattito. Il ritorno all'indietro 'sic et simpliciter' è un errore in sé, che produce ulteriori danni. Soprattutto, se letti in una 'chiave meta-politica’. Uscite dal 'labirinto', care destre italiane, altrimenti "non ce la farete", contrariamente a quanto affermato pochi giorni or sono dal presidente Mario Draghi, che per una volta ci permettiamo di smentire.




Direttore responsabile di www.laici.it


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