Ancora il Paese non lo ha ben compreso: grazie al
Governo Draghi, l’Italia si stava riprendendo. Il dato di crescita della nostra economia, infatti, nel secondo trimestre di quest’anno ha registrato un
+1% rispetto ai
primi tre mesi del
2022. Un rialzo ancor più consistente se lo si confronta con la crescita complessiva
(+7,6%) rispetto alla fine del
2020. Come sia stato possibile che un esecutivo
che stava ottenendo buoni risultati venisse costretto a dare le
dimissioni per il venir meno della
fiducia da parte di
3 leader di Partiti politici ormai in declino, del tutto incuranti
dell’interesse nazionale, rappresenta un
'cortocircuito' che grida
“paura” da tutte le parti. Mesi interi trascorsi a studiare
misure compensative, che dessero nuovo potere d’acquisto alle famiglie e riequilibrassero il
risveglio inflazionistico, non sono bastati alla
classe politica italiana, la quale ha finito col
‘guastare la festa’ a tutti. A prescindere dal fatto che si sarebbe comunque votato nella primavera del
2023, l’Italia si dimostra un Paese profondamente
ingrato, incapace di
valorizzare e, persino, di
riconoscere i meriti altrui. Non c’è modo, né verso di mutare una prospettiva,
unilaterale e individualistica, della
subcultura italiana, che finisce con l’avvitarsi su se stessa, gettando a mare anche ciò che di buono il Paese esprime. C’è anche chi dice:
“Se il parlamento eletto nel 2018 era in larga parte composto da rappresentanti inconsapevoli persino di dove si trovassero, è buona cosa, adesso, rinnovarlo”. E siamo d’accordo. Ma si poteva anche approfittare della situazione per
‘battere il ferro’ quand’era ancora
‘caldo’, dato che si era, ormai, a fine legislatura. Non c’è niente da fare:
propagandismo e
demagogia finiscono col frenare ogni considerazione di
buon senso. Ed è questo il dato che rende pessimisti anche noi: non solo siamo un
Paese malato ‘cronico’, ma non vogliamo nemmeno
guarire. Preferiamo rimanere prigionieri della nostra
mentalità più ottusa, nonostante da più parti ci venga fatto notare che essa si basa su
premesse erronee, obsolete e
superate dal tempo.
L’atteggiamento anti-scientista nei confronti dei
vaccini è solamente un esempio dei nostri
pregiudizi. Ci vorranno anni, affinché gli italiani capiscano
cosa è avvenuto veramente, con l’avvento della
tecnologia mRna. Siamo di fronte a una
svolta clamorosa, che dovrebbe renderci tutti speranzosi nei confronti del futuro dell’intera umanità. E invece, una buona parte della nostra opinione pubblica non ha ancora capito
praticamente nulla. Nemmeno che siamo riusciti a
endemizzare un virus con un
tasso di contagiosità esponenziale. Non si accetta la verità e non si capiscono neanche le
distinte fasi affrontate durante la pandemia. Tutto ciò con
l’arroganza ignorante di un
mero atteggiamento. Anche le polemiche relative al
green pass, cioè a un semplice
certificato di avvenuta vaccinazione che, in ogni caso, si sarebbe dovuto stilare al termine del trattamento, per semplici questioni di coerenza con la normativa vigente, viene visto come una forma di
‘schedatura’ del singolo individuo. Il quale, ogni giorno dà il proprio consenso per l’utilizzo dei propri dati personali per fare cose totalmente
evasive, per non dire
inutili. Viceversa, di confermare i propri dati al nostro
Sistema sanitario nazionale, che già in larga parte li deteneva, viene criticato da più parti come
forma di controllo da parte dello Stato, a fronte di una epidemia causata da un
virus molto contagioso, che circola ancora oggi anche se in forma
endemizzata. Insomma, tutto è strumentale per
generare polemiche, qui da noi. Un dato che non alimenta affatto fiducia e che rischia di determinare il
declino del nostro Paese. Un
declino assolutamente
cercato e meritato. Per pura
immaturità collettiva.