Giovanna AlbiSi è discusso di poesia ad altissimi livelli, lo scorso 4 giugno 2022, presso la Galleria Arte Sempione, nel cuore del quartiere Montesacro, in Roma. Ma non solo: anche di integrazione culturale, di fratellanza tra i popoli, di affinità e divergenze tra diversità poetica e letteraria. La nota giornalista e critica letteraria, Cinzia Baldazzi, ha infatti presentato al pubblico capitolino l’opera antologica ‘When poetry whispers to the soul/Il sospiro dell’anima’ (edito da Officine Culturali Romane). Un lavoro a 6 mani, che raccoglie le liriche di tre poetesse di massimo livello: Paola Ercole, Anna Fuselli e Laura Barbu, romena quest’ultima, ma residente in Italia ormai da molti anni. L’appuntamento ha rappresentato un momento importante di riflessione sulle diversità stilistiche e liriche delle autrici, fino a sfociare in un dibattito collettivo molto stimolante e partecipato. La ‘chiave’ interpretativa scelta da Cinzia Baldazzi, infatti, ha evitato la consueta presentazione basata sulle capacità creative delle 3 poetesse, immergendo questa volta la questione sulle modalità espressive e, persino, sulle distinte necessità di lettura, interpretazione e traduzione di un verso poetico. Ovviamente, la cosa è partita proprio dallo stile della rumena Laura Barbu, che ha letto alcuni suoi versi i quali hanno immediatamente evidenziato il comune ‘ceppo latino’, esistente da secoli e secoli, tra Romania e Italia. Un’affinità culturale ancor più evidente se affiancata allo stile ‘pascoliano’ di Paola Ercole, romana di nascita ma originaria del modenese, la quale ha mostrato come l’autenticità del mondo contadino possa fungere da ispirazione sia per noi italiani, sia per i romeni e, persino, per il peruviano Abner Tomas Viera Quezada, presente all’incontro e chiamato a intervenire per sottolineare la musicalità della poesia latino-americana, che conduce a una creatività in cui la metrica emerge già perfettamente sintetizzata e misurata nell’afflato lirico-evocativo. Una caratteristica, quest’ultima, molto simile allo stile della Ercole, per l’appunto, la quale ha chiarito come ella non senta mai il bisogno di "metafore ricercate", bensì di pensieri che identifichino immediatamente la propria vicinanza con il mondo della natura. Una poetica che parte dalle sensazioni, ma raggiunge un’elevatezza metaforica profondamente sincera, che non perde umanità nel suo diventare pensiero. Infine, molto interessante anche il percorso di approdo alla poesia di Anna Fuselli, che ha raccontato ai presenti il suo profondo rapporto con la propria solitudine di donna, in cui è riuscita a comprendere e a intraprendere quel ‘percorso lungo’ di autoriflessione in grado di trasformare la solitudine medesima quasi in una persona a sé stante: quasi un’amica con la quale discutere e confrontarsi. Questo riuscire a rendere il ‘vuoto’ un qualcosa di ‘esogeno’ rispetto a se stessa, ha condotto i presenti a comprendere e ad apprezzare il grande lavoro interiore che tutti dovremmo affrontare, per rilanciare una cultura ‘aperta’ e una società solidale, maggiormente disponibile all’incontro con l’Altro, in senso sociologico. La Fuselli ha difeso se stessa, liberandosi dai propri dèmoni senza utilizzare la 'scorciatoia' del cinismo e del giustificazionismo; la Ercole ha ben rappresentato il suo sentirsi profondamente legata alle colline modenesi; la Barbu, infine, ha mostrato quella latinità ‘transilvanica’ che esprime il coraggio di lottare contro le avversità della vita quotidiana pur mantenendosi interiormente puri, senza cioè giungere a teorizzare la sterilità morale o condurre all’alienazione. Il dibattito, a questo punto, è sfociato sul terreno della critica letteraria vera e propria, poiché anche l’intervento di una riconosciuta traduttrice, Alina Monica Turlea, ha mostrato come alcune terminologie non siano sempre traducibili con precisione, o trovino l’esatto corrispettivo in tutte le lingue, costringendo all’interpretazione più affine, meno distante. Un concetto che ha condotto molti dei presenti a sottolineare quell’appiattimento della koiné linguistica di cui soffre il mondo occidentale, disabituato all’originalità e alla dolcezza, poiché involgarito da una realtà maleducata e disumanizzata, dominata da ideologie dogmatiche e ‘culture chiuse’. Tutte incrostazioni e retaggi che rendono ormai palese la necessità di aprirsi al confronto e al dialogo con gli altri, la fondatezza circa il bisogno di nuove culture dell’incontro e dello scambio culturale. L’urgenza, in fondo, di una più moderna ‘società aperta’.





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