Eccoci, così,
all’estate dei Pride con il solito
‘codazzo’ di polemiche che, da qualsiasi parte si guardino, un po’ fanno rabbrividire per la
gratuità delle provocazioni, un po’ per l’utilizzo, strumentale e propagandistico, che ne fanno le
solite destre. Da
laico, mi autorizzo da solo a dire che trovo inutili e infantili, gratuite e antiche, le
provocazioni sul sacro - se davvero sacro è - così come il
raccogliere le provocazioni sul sacro - se davvero sacro è - a
scopo politico. E penso, sempre
laicamente, che certe
storielle da asilo abbiano fatto il loro tempo. Chi ha più intelligenza dell’altro, perché di certo l’intelligenza dev’esserci, dovrebbe fare in modo di
evitare di scatenare queste
inutili diatribe, sia che provengano da una parte o dall’altra. Che il corteo abbia portato
in trionfo (o in sfregio) la statua di una presunta
madonna trasportata da
‘incappucciati’, in una triste imitazione di una delle tante
manifestazioni pagane che dovrebbero dare l’idea del sacro venerandole come sacre,
fa tristezza esattamente come chi cade nell’adolescenziale
provocazione a uso politico, per farne
carne politica: sono entrambe espressioni di
inutilità e
incapacità di agire per il progresso di tutta la società che lasciano costernati. E tanto dal
movimento delle mille sigle, quanto dalla
politica, anche e soprattutto se viene da quelle
destre omofobe, che devono rifarsi il
look fingendosi tolleranti per poi ricadere nei soliti vecchi
vizietti, ci aspettiamo una maggior
maturità, che sarebbe utilissima alla società tutta volendo, certo associazionismo dalle
mille sigle, uscire dagli
‘steccati autoreferenziali’ e dalla
contemplazione del proprio
‘ombelico’. E di chi ha contestato chi e delle ragioni della
provocazione [sic], davvero
non ce ne frega niente. E ora
insultatemi.