Ecco una nuova
‘chicca’ della
Galleria CiCo di
via Gallese 8 in
Roma. L'8 giugno prenderà il via un'altra collettiva, dal titolo:
‘Bianco e Nero’. Un titolo scelto appositamente da
Cinzia Cotellessa, che affianca le sue opere a quelle dei
15 artisti che partecipano alla mostra, per dare un'anticipazione sul tema portante: l'alveo in cui incanalare il personale
‘fiume creativo’. Perché un oggetto così specifico e che, a prima vista, può sembrare limitativo, vista una prevalente predisposizione degli artisti verso il
colore? Occorre, pertanto, fare una prima valutazione tecnica, che evidenzi come il
bianco e il
nero siano entrambi colori
acromatici: il primo è il risultato della sintesi additiva di tutti i colori; il secondo, all'opposto, nasce dalla loro sintesi sottrattiva. In poche parole, il
bianco è
tutti i colori; il
nero, al contrario,
nessuno. Ecco spiegato in sintesi estrema il loro mistero, decisivo nella meditata scelta operata dalla
Cotellessa, che così la spiega:
"La luce bianca, attraversando il prisma, scompone la sua acromaticità nelle sette tonalità fondamentali. Il bianco è vita eterna o lutto, morte o fantasmi in Africa e in Oriente, così come il nero lo è in Occidente. Il bianco è lo Yang che, con il nero Yin, forma le parti complementari e interconnesse dell'universo. Il nero in pittura, in letteratura e nel cinema, viene utilizzato per evocare la paura o la morte. Il bianco, per simboleggiare la purezza, per curare la solitudine, per meditare e sperimentare un senso di libertà". Sì coglie, in queste parole, il fascino dei
‘contrasti estremi’, positivo e negativo, ombra e luce, bugia e verità, notte e giorno,
Yin e
Yang, l'inizio e la fine, il bene e il male. Il tutto è associato a questi due colori, che ogni artista, in ogni tempo, ha utilizzato per donare valore aggiunto alle proprie opere. E in effetti, è ciò che è successo anche ‘stavolta:
Annaluna, Franco Bacci, Marco Castellari, Fausto D'Orazio, Maria Grazia Fanfani, Loredana Garzillo, Francesca Ghidini, Edoardo Iacolucci, Teresa Iannone, Marazma, Marina Novelli, Sara Perretta, Alessandro Rinaldoni, Maria Luisa Segura e
Sibiart sono artisti esemplari nell'interpretazione di un tema la cui complessità e le tante sfaccettature a cui può dare origine si ritrovano, puntualmente, nelle
50 opere presentate. E tutte, dalla prima all'ultima, colpiscono, ammaliano, catturano. Dopo averle visionate, olii, acquerelli, tecniche miste, grafite, china, fotografie, installazioni, sculture, si è tentati di
tornare indietro, una, due, tre o addirittura
quattro volte per rivederle, riscoprirle, soffermarsi su un singolo particolare che ci aveva colpito, magari a propria insaputa e si era impresso nel nostro subconscio, premendo per tornare in superficie. Il fascino eterno dell'arte trasuda da ogni dove, rafforzato dall'enigma del
dualismo degli opposti: un elemento che la nota critica d'arte,
Mara Ferloni, saprà ben mettere in luce. Nel
‘finissage’ del
22 giugno, inoltre, un ulteriore elemento d'interesse: ovvero, la presentazione del libro
‘La ricerca dell'infinito: silloge poetica’ (Youcanprint), della scrittrice
Francesca Bice Ghidini, con le illustrazioni di
Alessandro Rinaldoni e della stessa
autrice.