Giovanna AlbiUno spettacolo interessante, quello a cui abbiamo potuto assistere nei giorni scorsi, presso il Teatro di Documenti in Roma, alla via Nicola Zabaglia, ovvero nel cuore del quartiere Testaccio. Nelle serate del 6, 7 e 8 maggio 2022, infatti, l’associazione culturale ‘Universarte’ ha messo in scena un noto testo del 2006 di Dennis Kelly, dal titolo ‘Love and Money’, per la regia di Saverio Paoletta. Si tratta di uno scritto considerato da sempre molto difficile, poiché per primo ha denunciato la deriva di valori del mondo occidentale già nei primi anni duemila, quasi anticipando le teorie di Zygmunt Bauman poi sfociate nella critica della cosiddetta ‘società liquida’. Un copione profondo, su cui Paoletta e il suo gruppo hanno ben lavorato, interpretandone la grave urgenza. Il dramma non sembra essere tale, a prima vista. Ma gli attori in scena hanno ben riprodotto una sterilità morale che rappresenta la vera causa di fondo del malessere di questi anni. Pur nel suo cupo pessimismo, l’autore di questo dramma è assolutamente lucido. E Paoletta ha saputo evidenziarlo con ulteriore e, se possibile, ancora maggiore razionalità. Anzi, quel che colpisce di questa versione è proprio la separazione netta dei 7 atti tra loro, che rendono possibile una ricostruzione semplificata del ‘puzzle’ finale. Il testo di partenza, infatti, è ancor più complesso e frastagliato. Pertanto, lo sforzo di Saverio Paoletta è stato proprio quello di andare incontro al pubblico, aiutandolo a comprendere molti 'passaggi' senza perdere di vista gli aspetti e i contenuti più duri di un materialismo ormai privo di retroterra culturale, valoriale e umano. Un buon lavoro, insomma, che ha saputo esaltare le qualità dei vari attori in scena. Come per esempio quelle di Silvia Grassi, conosciuta sulla ‘piazza’ romana come cantante e vocalist di notevole livello, la quale ha potuto dimostrare anche la propria versatilità, interpretando un ruolo di ‘donna manager’ assai lontana dai suoi consueti canoni di teatro popolare. Impossibile non segnalare, infine, il ruolo di Valentina Carrino, sia per la sentita e profonda recitazione, sia per una presenza scenica molto particolare: una ‘rossa’ milanese, diplomatasi a Bologna, ma ormai entrata definitivamente nel cuore più autentico della cultura teatrale romana. Un lavoro onesto e razionale, insomma, questo ‘Love and Money’. Apprezzabile proprio per il suo tentativo di avvicinarsi e farsi apprezzare dal pubblico, pur nella consapevolezza di rivelare il lato peggiore, in termini di antropologia sociale, della nostra sempre più decadente e squallida degenerazione.





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