Michela DiamantiIn questi giorni, la Corte Suprema americana sta discutendo sulla validità o meno del diritto all’aborto dopo aver ricevuto un ricorso costituzionale intentato dalla Jackson Women’s Health Organization contro una legge del Mississippi. Si tratta di uno Stato degli Usa che, attualmente, vede un ‘parlamentino’ interno controllato dai repubblicani, il quale nel 2018 ha varato una norma che restringe l’aborto fino alla quindicesima settimana di gravidanza, mentre un’altra sentenza della Corte Suprema del 1973 aveva stabilito che fosse praticabile fino a circa sette mesi di gestazione. Ecco perché i giudici americani si ritrovano a riflettere sul diritto all’interruzione di gravidanza sancito proprio dalla sentenza del 1973. La Corte suprema americana, composta da 9 giudici, dopo la nomina di tre membri da parte dell’ex presidente americano, Donald Trump, è attualmente anch’essa a maggioranza repubblicana e, secondo una bozza di revisione della sentenza lasciata circolare, essa intende lasciare ai singoli Stati la libertà di decidere come orientarsi su questo tema. Tutto questo sta già spaccando l’opinione pubblica statunitense, che sembrava lentamente avviarsi verso le elezioni legislative di ‘medio termine’ e che, al contrario, sta provocando proteste e mobilitazioni sul versante democratico e progressista. Più di 20 Stati Usa a maggioranza repubblicana hanno già messo in atto norme più restrittive, per quanto riguarda l’accesso all’interruzione alla gravidanza. E la ‘bozza’ di revisione che sta circolando, di fatto ha nuovamente diviso gli Stati Uniti: da un lato, ci sono Stati che potrebbero o vorrebbero approvare l’interruzione di gravidanza; dall’altro, c’è chi vorrebbe rendere tale diritto individuale delle donne un reato punibile con la reclusione in carcere. L’ipotesi sul pronunciamento dichiara, tra l'altro, che l’aborto è una scelta “palesemente sbagliata sin dal principio”, da cui l’esigenza di correggerne alcuni aspetti. In merito alla ‘querelle’ è intervenuta anche la senatrice democratica, Elizabeth Warren, che ha postato un video e commentato le proteste di piazza: “Sono arrabbiata, perché una Corte Suprema estremista pensa di poter imporre le proprie opinioni estremiste a tutte le donne di questo Paese, ma si sbaglia. Ho visto il mondo in cui l’aborto è illegale: non torneremo indietro. Non ora, né mai“, ha concluso la senatrice del Massachusetts. Nel frattempo, il presidente Joe Biden ha certificato la propria presa di posizione ufficiale sulla vicenda. La Casa Bianca, infatti, sarebbe pronta a prendere provvedimenti in casa di ribaltamento della sentenza: “Non sappiamo se questa ‘bozza’ sia autentica”, ha dichiarato il presidente americano, “o se rifletta la decisione finale della Corte. Con questo avvertimento necessario, voglio esser chiaro su tre punti sui casi sollevati innanzi alla Corte suprema e abbiamo già fatto sapere che la sentenza si basa su una lunga serie di precedenti, in cui si riconosce il concetto di libertà personale del quattordicesimo emendamento contro l’interferenza del governo in decisioni fortemente personali”. Ovviamente, la questione ha ridato 'fiato' ai sondaggi, che hanno cominciato a segnalare un 'risveglio' dei consensi in favore dei 'dem'. A dimostrazione del fatto che, certe volte, gli estremismi bisogna lasciarli liberi di esprimersi. Soprattutto, quando non comprendono di 'segnare' veri e propri autogoal nella propria 'porta'.





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