Vittorio LussanaDa una parte, possiamo tirare un sospiro di sollievo, per la conferma di Emmanuel Macron alla carica di presidente della Repubblica francese. Ma dall’altra, siamo costretti a osservare meglio cosa significhi una destra sovranista che ottiene più del 40% dei voti espressi alle elezioni presidenziali di Oltralpe. Abbiamo un ospite indesiderato, il sovranismo nichilista e populista, che si aggira in maniera inquietante nella nostra casa: l’Unione europea. Un ospite che non va messo alla porta, bensì guardato bene negli occhi e affrontato con coraggio, affinché comprenda di trovarsi innanzi a un bivio, a prescindere se sia ideologicamente orientato a destra o a sinistra. O il sovranismo ideologico comincia a comprendere di doversi liberare dalle proprie pulsioni irrazionaliste e cominciare a raffinare le proprie posizioni, oppure egli potrà unicamente rappresentare il fallimento dell’intera nostra società presa nel suo complesso. Che è poi il fallimento di un liberalismo ridotto a mero utilitarismo, a un saper 'far di conto', ad addizionare le esperienze anziché porle in rapporto tra loro, secondo un’equazione di equilibrio culturale, filosofico e, financo, politico. In buona sostanza, il sovranismo populista è il chiaro sintomo della crisi del nostro sistema economico, produttivo e di valori il quale, con piena evidenza, è giunto al suo ‘punto-limite’ di tenuta. Se ci limiteremo a ignorare questa presenza inquietante, sarà solo una questione di tempo: tutto l’edificio pensato e costruito a Ventotene è destinato al declino. Pertanto, bisogna decidersi a comprendere cosa produca questa sostanziale ‘indifferenza’ verso la democrazia e le sue procedure. E ci sono due questioni molto chiare in tutto questo: da una parte, il nostro modello educativo e di istruzione, che non vale più niente, perché quando non si riesce a produrre alcuna ‘meritocrazia’ non può esserci alcun tipo di progresso; in secondo luogo, l’assetto interno alle nostre realtà familiari, in cui si preferisce regalare ai propri figli un videogioco anziché un sano libro da leggere, anche fosse il compassionevole ‘Cuore’ di Edmondo De Amicis dei nostri tempi andati. Ma è ovvio che, oltre alla famiglia, a non funzionare affatto, all’interno del nostro modello sociale, sia innanzitutto il sistema educativo e d’istruzione, con una docenza prescelta tramite dei concorsi che non contemplano minimamente una valutazone circa la personalità e l’empatia di un professore. Senza docenti realmente carismatici ed empatici, in grado di stimolare interessi e sane passioni nelle generazioni più giovani, siamo destinati ad avere a che fare solo e unicamente con ‘zucche vuote’. E per essere docenti empatici e moderni, bisogna saper distinguere le distinte intelligenze dei nostri ragazzi, per comprendere realmente chi siano e quale possa essere il loro destino. Tutto questo, se collegato a un sistema produttivo dominato da uno sviluppo tecnologico funzionale unicamente a se stesso, completa un ‘quadro horror’ connotato da una scarsa risposta occupazionale. Ma se lasciamo fare tutto alle ‘macchine’ non servono nuovi posti di lavoro. Ed ecco perché le nuove forme di contestazione del sistema, di destra o di sinistra che siano, riescono a cogliere almeno un punto della questione che, seppur schiacciato su un materialismo estremista, privo di retroterra storico e posto all’interno di un assurdo ‘presente assoluto’, solleva la questione di un “falso progresso”, per dirla con Pasolini, totalmente appiattito su forme di modernismo e di positivismo passivo. Servono culture di accompagnamento, che chiariscano come ci si possa far valere nel modo giusto all’interno della nostra società. Manca, dunque, un’analisi sociale: ovvero, un nuovo modello di socialismo. E se non prenderemo atto di tale lacuna, i primi a rivelarsi indifferenti, i primi ‘menefreghisti’ lo diventeremo proprio noi laici e riformisti, non le forze sovraniste. Noi li ricordiamo i primi dibattiti sul declino della natalità, in Italia: risalgono agli anni ’80 del secolo scorso, quando l’Istat ci disse che il nostro nucleo familiare ‘medio’ era, già allora, composto unicamente da un padre, una madre e un unico figlio. Una discussione in cui le destre erano totalmente assenti e in ben altre faccende ‘affaccendate’, dato che siamo sempre bravissimi a consentire loro di raccogliere i ‘frutti’ di una qualsiasi problematica, senza neanche aver fatto la fatica di ‘scuotere l’albero’. Perché pur avvertendo  i primi ‘scricchiolìi’ del nostro sistema sociale, ci siamo lasciati andare, con ‘leggerezza televisiva’, verso l'abolizione totale di ogni modello di famiglia, anziché rigenerarne uno nuovo. Ed ecco perché, quando arriva una destra che parla genericamente di “Dio, Patria e famiglia”, molti nostri giovani tendano a crederci. E invece di andare avanti, si rischia di tornare indietro, verso le visioni più apologetiche e i consueti ‘recinti’ patriarcali. Giovani che votano un anziano signore di sinistra e ‘vecchi’ che si difendono rieleggendo un giovane come Emmanuel Macron: questo è quanto emerge realmente dalle elezioni presidenziali francesi. Lo sviluppo tecnologico dev’essere accompagnato e governato, non lasciato a ‘briglie sciolte’. Altrimenti, i nostri ragazzi sono praticamente costretti a rispolverare dalla soffitta certi reperti archeologici polverosi di ideologia. E finiscono con l’avere, almeno in parte, ragione a ‘inscatolarci’ tutti nella categoria del “pensiero unico neo-liberista”. Il ‘liberismo’, infatti, è un cavallo che corre a ‘briglie sciolte’, fino a gettarsi nel primo burrone che incontra, dato che nel mondo non esistono solamente distese immense di praterie a perdita d’occhio. E anche l'ideologia della frontiera e la corsa verso ovest dei primi coloni americani si dovette fermare sulle coste della California, dato che oltre c’era solamente l’Oceano Pacifico. E non si può certo pretendere che i nostri giovani imparino a ‘camminare sulle acque’, se nessuno si decide a occuparsi veramente di loro. Perché essere laici, riformisti e democratici oggi, all’alba del XXI secolo e del terzo millennio, significa esattamente questo: riuscire a domare il ‘cavallo liberista’ per fare in modo che ci conduca dove vogliamo noi, evitando il ‘burrone’ degli statalismi e degli estremismi.




Direttore responsabile di www.laici.it

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Carlo Cadorna - Frascati - Italia - Mail - lunedi 25 aprile 2022 16.59
Condivido tutto l'articolo ma mi fermerei ai valori con particolare riferimento all'art. 54 della Costituzione: i cittadini NON rispettano le leggi e chi ha una pubblica responsabilità non sa che cos'è l'ONORE, parente stretto della dignità. Della disciplina poi.... L'insegnamento viene dall'alto e si trasmette soprattutto con l'ESEMPIO: ascolto spesso le trasmissioni dal Parlamento, intrise di ignoranza e mala fede!
stefano - antoniutti - Mail - lunedi 25 aprile 2022 15.56
Anche se provengo da altri filoni politico-culturali, non posso non condividere quanto Lussani afferma.
Il più grande dei nostri problemi, in prospettiva, è proprio il fallimento del sistema educativo, che non è più educativo e oramai solo poco formativo, per mancanza di meritocrazia.
Comunque neppure 50 anni fa, quando frequentavo le scuole da ragazzo, era un gran che, siamo sinceri. In 13 anni fino alla maturità, i veri Docenti si son contati sulle dita di una mano. E anche all'università, a parte un minimo di preparazione tecnica, non ci fu di che gioire...


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