Giuseppe LorinIn una fase della Storia in cui tante certezze sembrano essere perdute, Francesco Bigazzi, Dario Fertilio e Luigi Sergio Germani hanno cercato di spiegare la differenza tra propaganda e disinformazione grazie un bel saggio, scritto a 6 mani, edito da Paesi Edizioni dal titolo: 'Bugie di guerra: la disinformazione russa dall'Unione Sovietica all'Ucraina'. Fare disinformazione, infatti, non significa solamente generare ‘fake news’. Soprattutto nella Russia di Putin. Si tratta, invece, di un concetto assai più ampio, valido a 360 gradi e non limitato a specifici fatti contingenti. Significa creare le basi di un sistema coerente e complessivo di menzogne, mascheramenti e inganni. Un modello che ha avuto origine, in verità, nella vecchia Unione Sovietica, ma che è tornato prepotentemente ‘a galla’ quando qualcuno, a Mosca, ha cominciato a far serpeggiare un sentimento di ‘revanche’, di rivincita, dopo la perdita della sfera d’influenza russa in Europa orientale. Un metodo che già rispolverato, in realtà, nel secondo decennio di questi anni duemila e che ha trovato i suoi passaggi centrali prima nella Brexit, in seguito nell’elezione di Donald Trump, nella campagna contro i vaccini anti-Covid e, infine, nell’invasione dell’Ucraina. La ricostruzione di Bigazzi, Fertilio e Germani comincia sin dalla copertina, in cui appare raffigurata la ‘ragazzina-simbolo’ della guerra in Ucraina, immortalata dal padre il 22 febbraio 2022 - due giorni prima dell’inizio "dell’esercitazione militare speciale" dell’esercito russo – con un ‘lecca lecca’ e il fucile tra le braccia, in attesa dell’invasore come fosse una piccola ‘vedetta’. “L’autore del manifesto”, spiega in premessa Luciano Tirinnanzi, direttore della Paese Edizioni, “si chiama Oleksii Kyrychenko ed è il padre della bambina, il quale ha scattato e poi pubblicato sul suo profilo Facebook questa foto-simbolo della guerra e dei suoi orrori”. Perché si è scelta proprio quell’immagine? “Innanzitutto”, risponde Tirinnanzi, “per rendere più attuale il contenuto di questo libro. In secondo luogo”, aggiunge, “perché la storia di quella foto resterà a lungo un tipico ‘caso-scuola’ della comunicazione visiva e, al tempo stesso, della propaganda politica in tempo di guerra. Che poi è l’oggetto ultimo del saggio”, conclude. Il libro ‘Bugie di guerra’ è diviso in tre parti: ‘Dezinformacija’: la strategia del Cremlino dall’epoca sovietica alla Russia di Putin’, curata da Luigi Sergio Germani; ‘La guerra fredda e l’ingerenza russa in Italia’, bella e completa ricostruzione di Francesco Bigazzi sulle intense vicende di spionaggio sovietico nel nostro Paese; ‘Le tecniche moderne: cyber-disinformazione e giornalismo collettivo’, proposta da Dario Fertilio. Si tratta, insomma, di uno strumento molto utile per comprendere le svariate tecniche di propaganda e disinformazione del Cremlino, sia in Russia, ma soprattutto all’estero e in Italia, cercando di individuare il confine nascosto tra finzione e realtà nel campo dell’informazione. Un’ambiguità complessa, che passa per svariate e molteplici metodologie, fino a convergere all’impiego di mezzi, risorse e attività con le quali si struttura una campagna di propaganda, come la si comunica, con quali mezzi e come veicolarla. ‘Bugie di guerra. La disinformazione russa dall’Unione Sovietica all’Ucraina’ di Francesco Bigazzi, Dario Fertilio e Luigi Sergio Germani, è in libreria e negli store on line a partire dal 14 aprile scorso. Ed è disponibile anche in versione eBook.





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