Le
parole assumono un significato in base al loro
contesto: questo è il vero
concetto laico che si pone alla base dell'evoluzione storica e scientifica. Esse non dovrebbero essere utilizzate per
giudicare le persone, tantomeno per
offenderle, altrimenti si entra nel campo del
cinismo demagogico. Le parole, insomma, sono importanti. Ma non si tratta di una
‘virata’ verso il
buonismo o il
‘politicamente corretto’: più semplicemente, si cerca di chiarire che
l’ingiuria origina, il più delle volte, da
mere pulsioni irrazionali. Purtroppo,
l’Italia si sta ormai dimostrando un
Paese irriformabile, allergico a ogni cambiamento. E in molti casi, la ricaduta culturale di tutto ciò diviene la rappresentazione di una
superficialità volgare, che cerca di opporsi disperatamente agli anni che passano, nella convinzione che si possa
negare il tempo e opporsi al proprio destino. Una contraddizione evidente per chi professa un certo
fatalismo determinista, progenitore e non figlio della
società dell’intrattenimento. Ma è la
distorsione il vero
‘passaggio-chiave’ di tale
mentalità, da cui discende un
negazionismo ostinato, accompagnato da svariate e molteplici forme di
dissimulazione. E’ decisamente incredibile come si arrivi a
negare l’evidenza, rigettandola quando ci smentisce, rimuovendola quando essa si presenta come
impegnativa. Un’intera generazione di persone contentissime di risultare
vittime dalla demagogia, appiattite su un
materialismo rozzo, in cui la
coscienza storica è solamente un
rivolo di spurgo: un’identità derivante dal proprio
‘clan’ di appartenenza e non dalla
consapevolezza di sé. Siamo di fronte a un’arretratezza che rasenta la
stupidità, perché è veramente da stupidi passare la vita a cercare sempre qualcuno da
‘ghettizzare’, da
condannare o da
mettere in ‘croce’. Stupidità, demagogia, totale mancanza di senso della responsabilità: ci ritroviamo innanzi a una
‘piattezza logica’ da
alienati, che continua a inseguire il
piacere edonistico o
epicureo senza rendersi conto che, finita la
‘festa’, tanti
‘nodi’ vengono regolarmente al
‘pettine’. Si
nega perché
non si accetta. E si
insulta seguendo i canoni di una
cultura ‘giudicante’ che, in realtà, si sta dibattendo in una
crisi sempre più evidente. Usciremo da tutto questo? Come al solito, solo in parte, poiché viviamo nel Paese delle
dissimulazioni e delle
mezze verità. Le quali, omettendo completamente l’altra faccia di qualsiasi
'medaglia', ci conducono alla
menzogna, al
vuoto, all’inaffidabilità. Un
formalismo che diventa
presa in giro nei confronti del prossimo,
religione dei ‘buffoni’, nel contesto di un
gerontocomio popolato unicamente da
‘anticaglie’ impazzite.