Giuseppe Lorin“Dedicato a un bambino, un ragazzo, un uomo Down, che ha vissuto gli ultimi anni di vita insieme ai suoi cari. Luca è morto a trent’anni per cause naturali. Tutti lo ricordano per la bontà e l’umiltà”. Con questa dedica esordisce Antonio Agosta, l’autore di ‘Un cromosoma in più’, della BookSprint edizioni. Leggendo l’ultimo impegno letterario di questo autore, che è anche giornalista, grafico pubblicitario, attore e impiegato nel Genio civile di Catania, ciò che ci cattura e ci fa proseguire nella lettura è la scelta narrativa. Così come evidenzia il prefatore, Raffaele Rivieccio: “Agosta, in ogni suo racconto, sembra volerci mettere dentro tutta la vita del mondo, tutta la vita e le vite che vede intorno a sé, soprattutto la vita e le vite che lui ama”. Ed è proprio così, se pensiamo alla sua ‘messe’ letteraria, non ultimo quel diario commentato e narrato dal protagonista di ‘Una famiglia quasi perfetta’, che racchiude tutte le difficoltà di una famiglia 'normale', che di normale non ha proprio nulla. ‘Un cromosoma in più’, invece, è la sindrome di Down la questione di al centro della vicenda: una sindrome con cui nascono alcuni bambini. La storia racconta la vita degli ultimi trent’anni di un uomo Down, attraverso i ricordi di Federico, il fratello maggiore, tra successi e delusioni in prima persona: Luca, il fratellino, è un bambino che nasce con questa condizione. E l’incipit scelto da Antonio Agosta per il suo racconto definisce un viaggio emotivo attraverso le dure vicende di una famiglia, fino a porre il narratore nella posizione di sollecitare l’opinione pubblica a non dimenticare e a non sottovalutare l’esigenza sociale che impone una problematica di questo tipo. E sottolineaiamo ‘sociale’, poiché è nelle ere dell’umanità che vanno ricercate le tematiche affrontate qui, nel racconto di Antonio Agosta: dall’inaudito coraggio unito alla semplicità nell’affrontare questa tematica così complessa, che disarma chi è costretto a vivere e a convivere con la disabilità e la diversità di un ragazzo down alla cui esistenza è dedicato il racconto. Un’altra sensibile figura è quella di Federico, il fratello maggiore di Luca, che non mostra e non fa percepire la sua sofferenza. L’intuizione strategica dell’autore è lo stare al di sopra della situazione compassionevole, inducendo la comprensione nella mente del lettore candidamente e, forse, ingenuamente alla disponibilità dell’essere puro davanti a condizioni genetiche. Ma ciò che si avverte realmente nel racconto di Antonio Agosta è l’amore al di sopra degli eventi familiari, sia negli atroci dolori, sia nelle gioie e nelle speranze delle complesse relazioni umane e affettive.





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