A conclusione di un’altra settimana di pieno conflitto in
Ucraina si è tenuta in questi giorni, presso la sala
‘Caduti di Nassirya’ del
Senato della Repubblica, un’importante
conferenza stampa, finalizzata a dar luce ad alcuni aspetti problematici e rilevanti della complessa questione esplosa in
Europa orientale. All'incontro con i giornalisti hanno partecipato:
Roberto Rampi, senatore
Pd, componente della delegazione italiana all’assemblea parlamentare del
Consiglio d’Europa e della
Commissione straordinaria per la
tutela e la
promozione dei
diritti umani del
Senato; Jacopo Iacoboni, giornalista de
'La Stampa' e coautore di
‘Oligarchi: come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia’ (Edizioni Laterza); Olga Tokariuk, giornalista indipendente e non-resident fellow presso il
Center for European Policy Analysis (Cepa), in collegamento
dall'Ucraina; Oles Horodetskyy, presidente
dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia; Antonio Stango, presidente della
Federazione italiana diritti umani (Fidu). Il dibattito è stato moderato da
Eleonora Mongelli, vicepresidente della
Federazione italiana diritti umani (Fidu). L’interesse per
l’Ucraina da tempo era attivo per la
Fidu e non solo ora, nel bel mezzo di un conflitto. Le dittature producono violenza sempre, fuori e dentro un Paese, in maniera drammatica. Ecco perché non possiamo limitarci a pensare che esista
un’unica libertà, ma
una libertà di tutti e
per tutti. Inoltre, la
Fidu già aveva analizzato il tema delle
sanzioni sulla base della
Legge Magnitisky, andando proprio contro i
'non princìpi' con cui si muovono i
dittatori. Ed ecco perché si è tornati a riflettere, in particolare, su questo meccanismo delle
sanzioni, che dovrebbe colpire tutto ciò che si muove attorno a una
dittatura. Perché un potere assoluto si costituisce nel tempo, anche tramite un
sistema economico. E sostenere che l’aumento dei nostri affari con il
Cremlino sia avvenuto diventando, in parte, simpatizzanti della
propaganda russa, sicuramente non è un’affermazione molto distante dalla
realtà. E infatti,
Eleonora Mongelli, introducendo i lavori, ha ricordato che
“non si tratta della prima conferenza sull’Ucraina” e che si dovesse
“combattere prima tutto ciò. Ma ora, la situazione è questa, con un conteggio quotidiano altissimo di profughi e vittime. Quale lezione e tesoro si potevano trarre dalle testimonianze della Fidu? Si contestualizza il 22esimo giorno di un’aggressione militare contro un Paese democratico, che non ha mai costituito una minaccia per nessuno e che, oggi, cerca di difendere la propria democrazia. La politica di Putin è quella del terrore, in cui non viene cessato il fuoco per la sicurezza dei civili e non si favorisce alcun corridoio umanitario. A Mariupol si vedono le conseguenze più cruente, con l’uso delle ‘bombe cluster’, vietate eppure utilizzate in questo conflitto. E anche nel 2014, con l’occupazione della Crimea, si era già assistito a operazioni di questo tipo e in tali modalità”. In merito a tale introduzione,
Olga Tokariuk, giornalista indipendente e non-resident fellow presso il
Center for European Policy Analysis (Cepa), è intervenuta rivolgendosi anche a noi italiani, descrivendo cosa stanno vivendo da
22 giorni i
cittadini ucraini, nel segno della resistenza,
“di chi non si sposta e vuole contribuire senza paura a combattere le atrocità, con coraggio e determinazione. Ci sono tantissimi esempi di come il popolo ucraino, al di là delle professioni personali, si sia iscritto in massa alle forze di difesa, senza alcuna esperienza militare, sia uomini, sia donne. I cittadini ucraini cercano, nel loro piccolo, di dare il proprio contributo alla resistenza contro l’invasione russa. E chi non combatte contribuisce in tanti altri modi, con il volontariato e la raccolta fondi per i soldati, i civili e i bambini rimasti nelle zone del conflitto armato. Molti civili sono bloccati senza cibo e medicine e hanno un gran bisogno di tali contributi. Ma gli ucraini non si abbatteranno, perché loro hanno costruito nei secoli il loro Paese, libero e indipendente. Gli ultimi 30 anni sono stati determinanti per l’Ucraina e per la stabilizzazione della sua indipendenza e democrazia, fuori da ogni retaggio imperialista. Nel 2014, quando per la prima volta la Russia ha invaso la Crimea, la campagna russa è stata molto efficace, descrivendo l’Ucraina come uno stato fallito, incapace di governarsi da solo. E ha cercato di descrivere gli ucraini come un popolo di ‘nazisti’ o di nazionalisti di estrema destra e anche corrotti. Molti, in Europa, ci hanno creduto e hanno continuato a fare affari con la Russia, per continuare ad acquistare il gas russo, diventandone sempre più dipendenti. Ma oggi le cose stanno cambiando”, ha aggiunto l’analista
“e la consapevolezza del cambiamento ha rafforzato il progresso, facendo luce sulla situazione reale. Ma c’è ancora molto da fare: ora non bastano le sanzioni, nonostante siano importantissime. Mancano i sistemi di difesa area e altri tipi di armi per proteggere il cielo e altre sanzioni sul settore energetico. Anche l’Europa deve fare sacrifici, adesso”, ha proseguito la
Tokariuk, “di fronte a quanto sta facendo l’Ucraina per difendere sé stessa, ma anche a nome di tutto il mondo libero”. In collegamento
dall'Ucraina è poi intervenuto, riportando le sue riflessioni,
Oles Horodetskyy, presidente
dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia, rappresentando oltremodo il carattere, l’impegno e il coraggio del popolo ucraino:
“La nostra basilica di Santa Sofia e il cuore ucraino di Roma, alla cui messa ha anche partecipato anche il presidente Mattarella, che ringrazio, sono stati, al contempo, il punto di partenza dell’aiuto e il punto di raccolta e di aggregazione dei primi volontari, sia italiani, sia ucraini. La resistenza delle città dell’est ucraino”, ha sottolineato
Horodetskyy, “stanno smentendo tutti i miti della propaganda russa: che gli ucraini sono un solo popolo, che sono nazisti, che il Donbass vorrebbe essere russo. Proprio in queste zone, la resistenza è fortissima. Tutti in Ucraina sono ucraini e ‘antiputiniani’, pronti alla battaglia. Bisogna schierarsi con la vittima dell’aggressione, l’Ucraina, che non ha mai aggredito nessuno, Russia compresa. Si chiede ora aiuto all’Italia per creare i corridoi umanitari. Non abbiamo ancora la Croce Rossa neanche per seppellire i morti, nessuna regola in questa guerra viene rispettata, neanche le più banali. Non si può considerare ancora Putin un grande statista e capo di Stato: tutto ciò è stato cancellato a partire da 22 giorni fa. Speriamo arrivi la pace”, ha concluso
Oles Horodetskyy, “ma non a tutti i costi, perché l’Ucraina non vuole abbattersi”. Di fronte a un simile contesto e alla luce di ciò che negli ultimi anni era stato già in parte annunciato, non si è potuto fare a meno di riflettere anche sul senso
dell’informazione e della
disinformazione e di come esse incidano e abbiano già inciso in tale conflitto. E soprattutto, come le
sanzioni verso gli
oligarchi russi siano, ora, un chiaro esempio e segnale di contrasto. Nel
quarto ‘pacchetto’ di
sanzioni, l’Unione europea ha infatti deciso di bandire gli
organi di disinformazione russa con misure restrittive coordinate assieme ad altri Paesi democratici:
“862 individui sanzionati e 53 entità”, ha dichiarato
Josep Borrell, Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, in riferimento alle sanzioni contro gli
oligarchi russi e le loro famiglie e di come queste
“colpiscano anche chi rende possibile l’invasione dell’Ucraina, pagando il prezzo delle loro azioni”. Per entrare amcor più nel merito di questo focus, neppure un anno fa era stato pubblicato un libro che aveva parlato di queste problematiche, redatto da
Jacopo Iacoboni in collaborazione con il collega
Gianluca Paulucci de
‘La Stampa’, intitolato:
‘Gli oligarchi: come gli amici di Putin stanno comprando l’Italia’ (Edizioni Laterza). Un lavoro in cui si legge come fosse già
chiara la situazione. Questo libro ha avuto il merito di riportare l’attivismo degli
avvocati, dei
giornalisti e di tutti coloro che, in
Russia, lottano contro
l’impunità dell’oligarchia ‘putiniana’ al potere. I responsabili delle vittime degli abusi dovrebbero essere consegnati alla giustizia, ma ciò in
Russia non sempre accade. Qual è, dunque, il vero ruolo di questi
oligarchi e come agiscono le
sanzioni? Secondo
Iacoboni, “c’era un regime, un tempo autoritario, trasformatosi poi in una dittatura fondata su una ‘cleptocrazia’: quella di chi ha rubato le ricchezze russe. L’importanza delle sanzioni arriva a colpire proprio questo punto qui”. Ma colpire le ricchezze degli
oligarchi ha senso?
“La disinformazione”, ha risposto il giornalista,
“si colloca esattamente in questa sede, quella delle delle sanzioni. Gli oligarchi devono la loro fortuna al Cremlino e a Putin. Essi sono la ‘cassaforte’ di un denaro che può essere richiesto on demand dal Cremlino, per ogni tipo di scelta, propagandistica e, appunto, anche bellica. Il congelamento degli assets e delle società degli oligarchi ha dunque questo senso: togliere la leva finanziaria nella disponibilità di Putin e punire i collaborazionisti di tale regime. Non sono, quindi, sanzioni semplicemente a titolo individuale”, ha proseguito
Iacoboni, “poiché Putin ha costruito una guerra ‘ibrida’, presentando l’occidente come una terra corrotta, fondando il suo regime sulla cleptocrazia. Non può essere più possibile permettere a tali persone di vivere negli altri Stati europei, le stesse che hanno permesso i bombardamenti in Ucraina. Non sarà possibile trattare con un sistema di governo di tal tipo. Riflettiamo sulle ultime parole di Putin e quelli come lui, contro coloro che hanno tradito la Russia ideologicamente, parlando di 'autopurificazione della nazione'. Un linguaggio tipico del nazismo e della situazione del conflitto stesso, che non sta andando bene per la Russia. E’ un regime che sta perdendo la sua partita e non bisogna dare una mano agli oligarchi sulla base di improbabili trattative anche con Putin. Inoltre, non è del tutto vero che l’Italia non ce la farà con il gas: ci sono delle alternative e Draghi ha già iniziato a parlarne. Non dimentichiamo che la libertà è anche nel sentimento degli italiani”. Dopo tali importanti dichiarazioni, le conclusioni della conferenza stampa si sono orientate sulle
proposte di legge in corso, sulle
sanzioni, il
diritto alla conoscenza e la proposta di
un’indagine conoscitiva sulle influenze russe sulla nostra
informazione e
politica, continuando a battersi per un
regime sanzionatorio più efficace.
“La cleptocrazia e l’autocrazia sono le ‘parole-chiave’ per capire il totalitarismo verso cui è sfociata la politica di Putin negli ultimi anni”, ha infatti concluso
Antonio Stango, presidente della
Fidu. “Il totalitarismo ha influenzato tutta l’informazione con i social media e gli hackeraggi condotti dalla Russia, direzionati alla disinformazione completa. Questa pesantissima ‘cappa’ di disinformazione sull’intero pianeta e la sudditanza dei cittadini russi con le rete oscurata. La rivoluzione della dignità ucraina non può essere il controaltare di ciò che sta accadendo ora, in cerca di plurime giustificazioni prive di ragioni, altresì informative”.