La progressiva convergenza delle
politiche per il lavoro, un
accordo regionale sull’esenzione dal
visto per i soggiorni di breve durata, l’introduzione nei programmi scolastici di
‘moduli mediterranei’ per favorire la conoscenza delle lingue e della storia dei popoli del
‘mare interno’, culla di grandi civiltà. Sono queste alcune delle raccomandazioni contenute nel rapporto
‘Giovani, attori del cambiamento – Ripensare la mobilità’, elaborato dal
Centro per l’integrazione del Mediterraneo (Cmi) e presentato a
Roma il
17 febbraio scorso nello
‘Spazio Europa’ di
via IV novembre, a cura
dell’Istituto diplomatico internazionale e
dell’Eurispes. Un lavoro che guarda al futuro, si spera prossimo, in cui avrà davvero fine l’emergenza sanitaria per la pandemia da
Covid 19 e saranno quanto mai necessarie nuove prospettive su istruzione, occupazione e mobilità per i
giovani. Frutto dell’impegno di economisti, demografi, psicologi e analisti politici della
'sponda nord' e della
'sponda sud', il rapporto chiama in causa la capacità degli Stati di rispondere alle sfide generate dalle aspettative dei più
giovani, che vivono un mondo ormai
globalizzato, dove informazioni e idee circolano, letteralmente, alla velocità della luce. Il tutto in un
panorama mediterraneo caratterizzato dal grande squilibrio tra i
Paesi europei, la cui popolazione giovanile non supera in media il
25% e quelli del
Nord Africa, con metà degli abitanti sotto la
soglia dei
25 anni: da una parte il fenomeno dei
‘Neet’, i giovani non impegnati nell’istruzione, nella formazione o nel lavoro; dall’altra, un tasso strutturale di
disoccupazione giovanile al
26 per cento in media. Eppure, molto si può e si dovrebbe fare per armonizzare queste realtà diverse e, in ultima analisi, complementari. Nei prossimi trent’anni, anche il
Nord Africa si ritroverà con una popolazione invecchiata. E dovrà affrontare una carenza di
‘forza-lavoro’. Ragione di più, propone il rapporto, per introdurre l’idea di una progressiva, funzionale e controllata convergenza dei mercati, delle politiche, delle regole del lavoro in tutti
Paesi del
Mediterraneo. Un atteggiamento coerente con il principio della libertà di movimento di capitali, beni, servizi e persone. Sul tema delle
migrazioni, gli autori ricordano che le restrizioni alla mobilità imposte negli ultimi decenni sono
un’eccezione anche nella
storia recente del
Mediterraneo e non sempre hanno una
motivazione razionale: il numero di coloro che viaggiano da una sponda all’altra è cento volte superiore a quello dei migranti. Di qui, l’opportunità di studiare, tra gli altri interventi, un accordo sulla mobilità senza visto per soggiorni brevi: L’accordo potrebbe ispirarsi all’esperienza dell’Ue con la liberalizzazione dei visti per
Armenia, Georgia e
Ucraina, cominciata nel
2017. I cittadini di
Paesi del
Mediterraneo titolari di passaporto biometrico potrebbero entrare senza visto negli altri
Paesi del
Mediterraneo e in quelli
dell’area-Schengen per visite brevi. Quanto al
‘tema-chiave’ dell’istruzione, il rapporto propone di valorizzare il patrimonio culturale accumulato in secoli di frequentazioni e di scambi tra i
popoli rivieraschi, arricchendo i programmi delle scuole secondarie con
‘moduli mediterranei’ - apprendimento delle lingue parlate nel
Mediterraneo, geografia, Storia ed economia sociale dell’area – intensificando la mobilità di insegnanti e alunni. Il rapporto è stato presentato da
Giulia Marchesini, Human Capital Senior Programme Manager del
Cmi, con interventi introduttivi di
Paolo Giordani, presidente
dell'Istituto diplomatico internazionale e di
Marco Ricceri, segretario generale
dell’Eurispes e membro del direttivo
dell’Idi. Al dibattito hanno contribuito, tra gli altri:
Costanza Pera, membro del
Comitato scientifico Cmi; il direttore generale dell'International Centre for Black Sea Studies
(Icbss), Georgios Mitrakos; il direttore
dell’Ismed, Salvatore Capasso e
Francesca Maria Corrao, professore ordinario di Lingua e Cultura araba presso il Dipartimento di Scienze politiche
dell'Università ‘Luiss’ di
Roma; Enrica Miceli, segretario generale di
Prospettive Mediterranee; Furio Camillo Rosati, professore ordinario di Economia e Finanza presso
l’Università di Tor Vergata; l'ambasciatore
Roberto Ridolfi, presidente della
Rete Ong ‘Link 2007’ e l'onorevole
Gennaro Migliore, presidente
Pam (Assemblea parlamentare del Mediterraneo).