Giuseppe LorinLa progressiva convergenza delle politiche per il lavoro, un accordo regionale sull’esenzione dal visto per i soggiorni di breve durata, l’introduzione nei programmi scolastici di ‘moduli mediterranei’ per favorire la conoscenza delle lingue e della storia dei popoli del ‘mare interno’, culla di grandi civiltà. Sono queste alcune delle raccomandazioni contenute nel rapporto ‘Giovani, attori del cambiamento – Ripensare la mobilità’, elaborato dal Centro per l’integrazione del Mediterraneo (Cmi) e presentato a Roma il 17 febbraio scorso nello ‘Spazio Europa’ di via IV novembre, a cura dell’Istituto diplomatico internazionale e dell’Eurispes. Un lavoro che guarda al futuro, si spera prossimo, in cui avrà davvero fine l’emergenza sanitaria per la pandemia da Covid 19 e saranno quanto mai necessarie nuove prospettive su istruzione, occupazione e mobilità per i giovani. Frutto dell’impegno di economisti, demografi, psicologi e analisti politici della 'sponda nord' e della 'sponda sud', il rapporto chiama in causa la capacità degli Stati di rispondere alle sfide generate dalle aspettative dei più giovani, che vivono un mondo ormai globalizzato, dove informazioni e idee circolano, letteralmente, alla velocità della luce. Il tutto in un panorama mediterraneo caratterizzato dal grande squilibrio tra i Paesi europei, la cui popolazione giovanile non supera in media il 25% e quelli del Nord Africa, con metà degli abitanti sotto la soglia dei 25 anni: da una parte il fenomeno dei ‘Neet’, i giovani non impegnati nell’istruzione, nella formazione o nel lavoro; dall’altra, un tasso strutturale di disoccupazione giovanile al 26 per cento in media. Eppure, molto si può e si dovrebbe fare per armonizzare queste realtà diverse e, in ultima analisi, complementari. Nei prossimi trent’anni, anche il Nord Africa si ritroverà con una popolazione invecchiata. E dovrà affrontare una carenza di ‘forza-lavoro’. Ragione di più, propone il rapporto, per introdurre l’idea di una progressiva, funzionale e controllata convergenza dei mercati, delle politiche, delle regole del lavoro in tutti Paesi del Mediterraneo. Un atteggiamento coerente con il principio della libertà di movimento di capitali, beni, servizi e persone. Sul tema delle migrazioni, gli autori ricordano che le restrizioni alla mobilità imposte negli ultimi decenni sono un’eccezione anche nella storia recente del Mediterraneo e non sempre hanno una motivazione razionale: il numero di coloro che viaggiano da una sponda all’altra è cento volte superiore a quello dei migranti. Di qui, l’opportunità di studiare, tra gli altri interventi, un accordo sulla mobilità senza visto per soggiorni brevi: L’accordo potrebbe ispirarsi all’esperienza dell’Ue con la liberalizzazione dei visti per Armenia, Georgia e Ucraina, cominciata nel 2017. I cittadini di Paesi del Mediterraneo titolari di passaporto biometrico potrebbero entrare senza visto negli altri Paesi del Mediterraneo e in quelli dell’area-Schengen per visite brevi. Quanto al ‘tema-chiave’ dell’istruzione, il rapporto propone di valorizzare il patrimonio culturale accumulato in secoli di frequentazioni e di scambi tra i popoli rivieraschi, arricchendo i programmi delle scuole secondarie con ‘moduli mediterranei’ - apprendimento delle lingue parlate nel Mediterraneo, geografia, Storia ed economia sociale dell’area – intensificando la mobilità di insegnanti e alunni. Il rapporto è stato presentato da Giulia Marchesini, Human Capital Senior Programme Manager del Cmi, con interventi introduttivi di Paolo Giordani, presidente dell'Istituto diplomatico internazionale e di Marco Ricceri, segretario generale dell’Eurispes e membro del direttivo dell’Idi. Al dibattito hanno contribuito, tra gli altri: Costanza Pera, membro del Comitato scientifico Cmi; il direttore generale dell'International Centre for Black Sea Studies (Icbss), Georgios Mitrakos; il direttore dell’Ismed, Salvatore Capasso e Francesca Maria Corrao, professore ordinario di Lingua e Cultura araba presso il Dipartimento di Scienze politiche dell'Università ‘Luiss’ di Roma; Enrica Miceli, segretario generale di Prospettive Mediterranee; Furio Camillo Rosati, professore ordinario di Economia e Finanza presso l’Università di Tor Vergata; l'ambasciatore Roberto Ridolfi, presidente della Rete Ong ‘Link 2007’ e l'onorevole Gennaro Migliore, presidente Pam (Assemblea parlamentare del Mediterraneo).





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