Immaginiamo la seguente scena: i
‘super manager’ di una azienda in procinto di un passaggio delicato ma previsto – com’era quello politico dello scadere del
settennato presidenziale - che si riuniscono per una settimana di fila senza arrivare a
nulla. Cosa sarebbe successo? Anzitutto, le riunioni non sarebbero iniziate alle
11 di mattina ogni giorno, salvo il sabato, perché
“poi si deve andare a casa”. E, cosa molto più importante, qualsiasi azienda privata (perché sappiamo che nel pubblico la ‘storia’ cambia…) i cui manager
non portano risultati rischia il
fallimento e quegli stessi manager inconcludenti vengono comunque
licenziati. Sappiamo bene - e oggi è quanto mai evidente - che
‘l’azienda-Italia’ è ormai
fallita da un pezzo: altro che
“il Governo dei migliori”! Se
Mario Draghi avesse davvero assunto l’incarico al fine di
risanare il Paese, avrebbe scelto dei
tecnici capaci, non quel guazzabuglio di
politicanti inseriti per far contenti un po’ tutti, nella vana speranza di garantirsi
l’elezione al Quirinale. Il fallimento della politica nostrana ha toccato il proprio
apice: se proprio si volesse fare uno sforzo di risanamento, o quantomeno di riduzione dello
scollamento con il mondo reale, bisognerebbe innanzitutto ancorare la politica a
parametri aziendalisti. Specie in un momento di crisi economica così grave per il nostro Paese che, a causa di
politiche ‘pseudosanitarie’ scellerate, è quello in cui l’impresa sta soffrendo di più. Lo scorso anno, quando io stessa parlavo con i presidenti di varie associazioni di categoria, spronandoli a trovare un modo per continuare a lavorare in sicurezza, perché le
‘chiusure’ sarebbero state
fatali, mi sentivo rispondere che
“bisognava puntare sui ristori”. Se questi rappresentanti di categoria avessero
memoria e un minimo di
coscienza, oggi queste parole dovrebbero pesare come
macigni, vedendo quante
attività hanno
chiuso o non hanno più
riaperto. E quale miseria è giunta con i
‘ristori’... Per non parlare della
cancellazione del
periodo di imposta per i
mesi di chiusura, anche questa da noi più volte caldeggiata. Invece, come tutti quanti purtroppo sappiamo, le
cartelle sono state solamente
postergate e, ora, la
'pioggia' di queste ha iniziato ad arrivare
impietosa su tutte le
imprese, insieme ai
rincari energetici, che fanno optare per la
chiusura molte altre
aziende in tanti settori diversi. Ciò detto, posto che dopo una settimana di
‘finto conclave’ e
‘scenette’ di
dubbio gusto da parte di troppi esponenti politici che non hanno portato
nessun risultato, se non un rinnovo del
precedente mandato - e ci hanno messo comunque
una settimana per arrivare a un
nulla di fatto - proponiamo (visto che, purtroppo, non li si può
‘mandare a casa’, come invece accadrebbe in un’azienda privata) che sia loro tolta la
‘diaria’ e l’appellativo di
“onorevoli”, che in italiano significa degni di onore. Se poi questa provocazione dovesse essere ritenuta
populista non mi stupirei: è il modo in cui, da sempre, la politica
boccia qualsiasi
‘moto di stizza’ arrivi da una
società civile ormai
esasperata.
Presidente nazionale Apm
Giurista d’impresa