Lorenza MorelloImmaginiamo la seguente scena: i ‘super manager’ di una azienda in procinto di un passaggio delicato ma previsto – com’era quello politico dello scadere del settennato presidenziale - che si riuniscono per una settimana di fila senza arrivare a nulla. Cosa sarebbe successo? Anzitutto, le riunioni non sarebbero iniziate alle 11 di mattina ogni giorno, salvo il sabato, perché “poi si deve andare a casa”. E, cosa molto più importante, qualsiasi azienda privata (perché sappiamo che nel pubblico la ‘storia’ cambia…) i cui manager non portano risultati rischia il fallimento e quegli stessi manager inconcludenti vengono comunque licenziati. Sappiamo bene - e oggi è quanto mai evidente - che ‘l’azienda-Italia’ è ormai fallita da un pezzo: altro che “il Governo dei migliori”! Se Mario Draghi avesse davvero assunto l’incarico al fine di risanare il Paese, avrebbe scelto dei tecnici capaci, non quel guazzabuglio di politicanti inseriti per far contenti un po’ tutti, nella vana speranza di garantirsi l’elezione al Quirinale. Il fallimento della politica nostrana ha toccato il proprio apice: se proprio si volesse fare uno sforzo di risanamento, o quantomeno di riduzione dello scollamento con il mondo reale, bisognerebbe innanzitutto ancorare la politica a parametri aziendalisti. Specie in un momento di crisi economica così grave per il nostro Paese che, a causa di politiche ‘pseudosanitarie’ scellerate, è quello in cui l’impresa sta soffrendo di più. Lo scorso anno, quando io stessa parlavo con i presidenti di varie associazioni di categoria, spronandoli a trovare un modo per continuare a lavorare in sicurezza, perché le ‘chiusure’ sarebbero state fatali, mi sentivo rispondere che “bisognava puntare sui ristori”. Se questi rappresentanti di categoria avessero memoria e un minimo di coscienza, oggi queste parole dovrebbero pesare come macigni, vedendo quante attività hanno chiuso o non hanno più riaperto. E quale miseria è giunta con i ‘ristori’... Per non parlare della cancellazione del periodo di imposta per i mesi di chiusura, anche questa da noi più volte caldeggiata. Invece, come tutti quanti purtroppo sappiamo, le cartelle sono state solamente postergate e, ora, la 'pioggia' di queste ha iniziato ad arrivare impietosa su tutte le imprese, insieme ai rincari energetici, che fanno optare per la chiusura molte altre aziende in tanti settori diversi. Ciò detto, posto che dopo una settimana di ‘finto conclave’ e ‘scenette’ di dubbio gusto da parte di troppi esponenti politici che non hanno portato nessun risultato, se non un rinnovo del precedente mandato - e ci hanno messo comunque una settimana per arrivare a un nulla di fatto - proponiamo (visto che, purtroppo, non li si può ‘mandare a casa’, come invece accadrebbe in un’azienda privata) che sia loro tolta la ‘diaria’ e l’appellativo di “onorevoli”, che in italiano significa degni di onore. Se poi questa provocazione  dovesse essere ritenuta populista non mi stupirei: è il modo in cui, da sempre, la politica boccia qualsiasi ‘moto di stizza’ arrivi da una società civile ormai esasperata.




Presidente nazionale Apm
Giurista d’impresa
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