Mattia Vlad Morleo è un giovane artista e compositore, classe
2000. Nonostante la giovane età, ha avuto l’opportunità di comporre la colonna sonora del documentario
‘Drawing the Holocaust’, per la regia di
Massimo Vincenzi, andato in onda in prima serata su
Rai Storia in occasione della
‘Giornata della memoria’. Si tratta di un astro nascente della musica per il cinema, già compositore della colonna sonora di
‘Santa subito’ di
Alessandro Piva, vincitore del
Festival del cinema di Roma. A soli
21 anni, il promettente
Mattia Vlad Morleo ha saputo magistralmente dare forma musicale al racconto della
Shoah con la sensibilità di chi, per ovvi motivi generazionali, non ha potuto avere un dialogo diretto con i superstiti di quell'immane
tragedia della Storia. Abbiamo voluto incontrarlo, per conoscerlo un po’ meglio.
Mattia Vlad Morleo, partiamo con una domanda che in questo periodo, soprattutto per chi vive di musica, è particolarmente sentita: ti manca la musica 'live'?“Nota dolente, ma fortunatamente non posso lamentarmi troppo: negli ultimi due anni, anche se poco, sono sempre riuscito a suonare, soprattutto nei mesi che vanno da agosto a novembre, sia nel 2020, sia nel 2021. Rispetto a molti amici e colleghi che hanno avuto pochissime, se non nulle, possibilità concertistiche, posso dire di esser stato più fortunato. La musica ‘live’ è quel che rende reale il mondo onirico di ogni artista: è essenziale”.
Che rapporto hai con i social?“Un rapporto ‘minimalista’: utilizzo i social come diffusione della mia arte, principalmente, ma anche come condivisione degli artisti che preferisco tra cinema, musica e letteratura. Pubblico relativamente poco, tra Instagram, Facebook e Youtube, ma non manco mai di rispondere a commenti e messaggi”.
Com'è nato l'incontro con Massimo Vincenzi, il regista di ‘Drawing the Holocaust’?“L’incontro con Massimo è avvenuto con un ottica parecchio ‘futuristica’, possiamo dire: nel 2017, i nostri primi contatti sono stati solo telematici. Lui vive a Roma e io a Bari, ma avevamo già previsto tutta la ‘situazione pandemica’. A parte gli scherzi, Massimo mi ha scoperto sul web, mi ha contattato via e-mail e poi, da lì, è nata una bellissima amicizia, oltre che una fruttuosa collaborazione”.
Hai accettato subito l'incarico di musicare ‘Drawing the Holocaust’, oppure hai avuto modo di pensarci? E perché?“Assolutamente si. Come dicevo, con Massimo, sin dal 2017, si è stretto un legame importante per me e la mia crescita. Non ho esitato minimamente: il progetto era stupendo, le persone coinvolte meravigliose e non si poteva rifiutare”.
Cosa si nasconde dietro la scelta degli strumenti? Qual è la funzione del pianoforte e quale quella degli archi, in una colonna sonora come quella di ‘Drawing the Holocaust’?
“Ho effettuato un lavoro di ricerca timbrica e sonora da assegnare alle diverse sensazioni ed emozioni che caratterizzavano i frammenti del film: il pianoforte ha la funzione di sottolineare le immagini che raccontavano la fragilità, la gracilità della vita e l’amarezza intima delle vittime; gli archi subentrano nei momenti di maggior impatto emotivo; il quartetto dava corpo a tutto il materiale percettivo, creando un’ampiezza sonora maggiore”.
Come sei riuscito ad approcciarti alla Shoah, sia in musica, sia come impegno per portare avanti la memoria di quegli eventi terribili?“Penso che il mio compito principale fosse proprio quello di dare ulteriore luce alla memoria delle vittime dell’Olocausto, quasi come se le mie note fossero le voci di ciascuno di loro: spero si possa riscontrare ciò nella mia colonna sonora, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal 28 gennaio scorso”.
La foto utilizzata in apertura del presente servizio è stata gentilmente fornita dal fotografo Roberto Ficarella, che ringraziamo